A Brescia pubblico e privato giocano la stessa partita per fortificare i meccanismi di assistenza ai bisogni della comunità. Se infatti è vero che Brescia è una città ricca di servizi e di realtà (più di 300 soggetti) che gestiscono il welfare, è vero anche che una buona fetta di risorse economiche proviene da fonte privata. In merito, si stima che nel 2016 il sostegno dei privati sia arrivato ad un totale di 173 milioni di euro. Di questi, 71 milioni, cioè il 41 per cento, è completamente a carico di singoli famiglie.
Una dinamica, quella dell’ormai necessaria collaborazione tra pubblico e privato per il welfare della città, sulla quale l’amministrazione comunale sta costruendo il progetto "Brescia Città del Noi" sostenuto nel programma "Welfare in azione" di Fondazione Cariplo. Una iniziativa con la quale nella città lombarda si stanno ripensando in chiave comunitaria attività specifiche rivolte all’infanzia, agli anziani, ai disabili e ai giovani.
Brescia: Città del Noi
Il progetto "Brescia Città del Noi" è condiviso tra Comune di Brescia e un’ampia rete di attori pubblici e privati della città – tra i quali Auser, Cooperativa Co.Librì, Centro Studi Socialis, e le università cittadine – come detto è sostenuto dal programma "Welfare in azione" di Fondazione Cariplo, che si pone come obiettivo quello di riconfigurare il ruolo dell’ente pubblico e delle relazioni tra soggetti pubblici e privati del welfare creando un’infrastruttura generale per le attività e i servizi concreti svolti sul territorio.
Motore importante di questa rete sono i "punti di comunità", avviati in questo ultimo anno: spazi di socialità e prossimità progettati e gestiti in collaborazione con le realtà del quartiere e il coinvolgimento degli abitanti. Il loro scopo è quello di individuare, promuovere e coordinare le risorse aggregative e di aiuto informale del quartiere; al momento ne sono stati attivati quattordici e altri due sono in fase di apertura.
L’obiettivo che si prefiggono gli attori coinvolti in "Brescia Città del Noi" è arrivare ad aprire un punto in ognuno dei 33 quartieri del capoluogo. L’idea infatti è quella di utilizzare questi punti anche come motori di creazione di legami tra gli abitanti, combinando aiuto e sostegno verso i cittadini con forme di solidarietà, protagonismo e partecipazione. In ogni spazio è infatti attivato uno sportello gestito da volontari – e aperto un minimo di sei ore a settimana – a cui si possono rivolgere i cittadini che hanno bisogno di informazioni.
Riferimenti