A Bruxelles, nel centro della capitale belga, nascerà un interessante progetto di cohousing per migranti e rifugiati, per cittadini belgi e non. A partire dalla casa come spazio interpersonale, la Josefa House sperimenterà un nuovo approccio all’immigrazione basato sulla conoscenza reciproca e sulla convivenza. Se di successo, questo modello potrà offrire nuove soluzioni anche per tutti quei paesi, come l’Italia, destinatari delle nuove ondate migratorie.
La casa come strumento di promozione sociale
La Josefa House, con i suoi 2500 metri quadrati, sorgerà nel quartiere di Ixelles, zona centrale e dal vivace tessuto sociale. Secondo i promotori questo aspetto potrebbe contribuire a promuovere l’inclusione sociale dei sempre più numerosi rifugiati – un recente reportage del quotidiano economico belga l’Echo, sono più di 100 al giorno le domande d’asilo in Belgio – senza compromettere la qualità della vita delle comunità ospitanti, superando in tal modo quella contrapposizione centro-periferia che spesso nelle città produce quartieri “ghetto” e alimenta i conflitti tra gruppi sociali, che si verificano soprattutto quando i migranti vengono collocati in aree urbane periferiche e a rischio sociale.
L’edificio ospiterà 42 appartamenti e alcune aree comuni – tra cui un ristorante, uno spazio dedicato a salute, cultura e meditazione – e potrà accogliere, per un massimo di sei mesi, 50 rifugiati, oltre ad altri ospiti (volontari, lavoratori, studenti, ecc.) che vogliano condividere storie e esperienze. Una soluzione abitativa temporanea dunque, poiché non avente l’obiettivo primario di fornire un alloggio, quanto piuttosto di utilizzare l’alloggio come uno strumento di promozione sociale, a partire dalla casa come spazio interpersonale.
Cambiare visione sull’immigrazione
Il progetto vorrebbe contrastare quell’approccio che associa l’immigrazione alla paura dello straniero e delle diversità, per fare dell’immigrazione una risorsa, mettendo il migrante sotto una nuova luce. E ci prova con l’esperienza diretta, attraverso un progetto che insegni a tutti – migranti e non – a vivere insieme, a conoscersi e superare le diffidenze. La Fondazione Josefa, che promuove il progetto, lo ha definito dunque “un’avventura umana e di civiltà: il coraggio di “vivere insieme” ad altri per scelta, arricchito dall’incontro con gli altri, nel rispetto delle proprie unicità”.
Piuttosto che di integrazione, la Fondazione preferisce infatti parlare di inclusione, “una definizione che è più dinamica e più rispettosa delle libertà, responsabilità e dignità dell’individuo. L’inclusione è il sentiero di una persona che decide di partecipare pienamente e in modo sostenibile alla vita comune, al vivere insieme, nel rispetto dei diritti e dei doveri che sono offerti dalla società ospitante. Questo è lo scopo, contribuire all’inclusione attraverso la casa, la via chiave verso l’inclusione”.
Un polo culturale
La Fondazione sta invitadno tutti – soggetti politici, sociali ed economici e semplici cittadini – ad investire nel progetto. Lo staff comprende un team di esperti nell’immigrazione che hanno lavorato in organizzazioni internazionali – come ad esempio l’OIM, Organizzazione internazionale per le migrazioni – mentre il progetto coinvolge importanti organizzazioni come UNHCR, Croce Rossa, Caritas, Medici senza Frontiere, organizzazioni religiose, università (Université Libre de Bruxelles, Université Catholique de Louvain, Universities of Antwerp, Gent and Liege), fondazioni, imprese sociali, ecc. Chiunque potrà contribuire offrendo risorse economiche, materiali o il proprio tempo.
“Entro il 2016 sarà un polo economico, culturale, spirituale”, auspicano gli ideatori. Di certo, se funzionerà, potrebbe diventare un modello replicabile attraverso cui gestire l’immigrazione. “A Bruxelles c’è il mondo, ci sono diverse comunità Ue e di altri continenti, l’immigrazione forzata è un ponte tra le diversità e le comunità, c’è bisogno di un approccio intellettuale e anche culturale, i cittadini devono vivere insieme, ciò ha un impatto anche sull’economia”.
Riferimenti
Il sito della Fondazione Josefa
Nel cuore di Bruxelles nasce un polo di cohousing per migranti