Bompiani ha recentemente pubblicato il libro “Fondazioni 3.0. Da banchieri a motori di un nuovo sviluppo”,che approfondisce il percorso e le esperienze condotte dalle Fondazioni di origine bancaria (Fob) nei lori trent’anni di attività, provando a interrogarsi sul ruolo che questi enti potranno (e dovranno) ricoprire nel futuro del nostro Paese. Il volume è scritto da Andrea Greco, giornalista, e Umberto Tombari, docente dell’Università di Firenze e già presidente della Fondazione CR Firenze e vice-presidente di Acri (l’associazione che riunisce le Fondazioni di origine bancaria), ed è introdotto dalla prefazione Giuseppe Guzzetti, che per vent’anni è stato presidente della Fondazione Cariplo e di Acri. Gli autori approfondiscono il

Lo stile del libro

Il libro affronta in modo trasversale alcuni temi centrali, sottolineati dal presidente Guzzetti nella prefazione:

  • la propensione alla sperimentazione e all’innovazione (un tema su cui ci siamo interrogati anche nel capitolo 7 del Quarto Rapporto sul secondo welfare in Italia 2019);
  • l’equilibrio tra autonomia e ricerca del confronto con l’opinione pubblica e con le istituzioni;
  • l’evoluzione del rapporto con il Terzo Settore, sempre più proattivo e improntato al dialogo e allo scambio;
  • il rapporto con le banche.

Gli autori non si concentrano particolarmente sugli sviluppi normativi e organizzativi di questi primi trent’anni di attività (su cui c’è un’ampia letteratura, per approfondire vedi qui), cercano piuttosto di ragionare, attraverso esempi concreti e spunti teorici, sul potenziale delle Fob e sul ruolo che possono ricoprire specialmente a fronte della crisi che sta attraverso il nostro sistema di welfare.

Secondo gli autori le Fob possono essere attori significativi non tanto e non solo per il loro patrimonio fiscale, ma per la ricchezza di cui dispongono in termini di capacità progettuali, capitale umano e professionalità. Per sfruttare al meglio le loro potenzialità le Fob devono però lavorare sempre più con altri attori rilevanti del territorio – pubblici e privati – allo scopo di individuare “obiettivi comuni e strategici per la comunità di riferimento” (p. 24).

I contenuti

Il libro è suddiviso in quattro parti: tre capitoli e un’appendice di approfondimento.

Il primo capitolo, intitolato “La vocazione territoriale al bivio della modernità”, si concentra innanzitutto sulle dinamiche che spingono (o dovrebbero spingere) le Fob verso modelli orientati alla “realizzazione di progetti propri stabili e duraturi e ad alto valore aggiunto” (p. 31). Nella seconda parte del capitolo sono approfonditi otto progetti pilota di impatto sul territorio di riferimento: dall’impegno di Fondazione Cariplo nell’edilizia sociale all’investimento nel turismo di Fondazione Cariverona, passando per lo sviluppo dell’infrastrutturazione sociale nel meridione promosso da Fondazione con il Sud. Il capitolo si chiude con un affondo su varie forme di coordinamento e collaborazione realizzate nel corso degli anni tra le Fondazioni a livello territoriale, regionale, nazionale ed europeo.

Il secondo capitolo è dedicato alla gestione finanziaria e alle erogazioni e si concentra sul delicato tema dell’amministrazione del patrimonio, esposto alla volatilità dei mercati.

L’ultimo capitolo si concentra sulle sfide del futuro, con uno sguardo alla sostenibilità e all’accompagnamento del nostro Paese nei grandi cambiamenti che si prepara ad affrontare. Le conclusioni sono ispirate a una fondamentale domanda: a chi devono rispondere le Fondazioni di origine bancaria?

Il volume si chiude con un’utile appendice-glossario che ripercorre la nascita e l’evoluzione delle Fob e i principali sviluppi normativi in questo ambito.

Per approfondire

Greco A. e Tombari U. (2020), Fondazioni 3.0. Da banchieri a motori di un nuovo sviluppo, Milano, Bompiani