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Il progetto “Gli scenari del welfare”

Nel corso del convegno “Le prospettive del welfare. Verso uno stato sociale sostenibile” che si è tenuto a Roma lo scorso 20 ottobre, sono stati presentati i risultati dell’indagine “Bilancio di sostenibilità del welfare italiano” realizzata dal Censis per il Forum ANIA-Consumatori. Questo rapporto fa parte di un ampio progetto denominato “Gli scenari del welfare”, partito nel 2012 con l’obiettivo di analizzare la sostenibilità del welfare attraverso “il racconto della palpitante fenomenologia sociale indotta dal cambiamento profondo del rapporto dei cittadini e delle famiglie con il welfare” (Censis, 2015). La ricerca prende in esame l’evoluzione dei bisogni delle famiglie e dei bilanci familiari fortemente provati dalla perdurante crisi economica e dagli ingenti costi per il pagamento di prestazioni sociali perlopiù legate all’invecchiamento della popolazione, alla perdita di autosufficienza e al conseguente ricorso alle cure di lungo termine. L’obiettivo che Forum ANIA e Censis si pongono riguarda la formulazione di una proposta di welfare che possa garantire equità e coesione sociale, nonostante la scarsità di risorse pubbliche.
 

I principali risultati della ricerca

L’analisi attuata dal Censis ha fatto emergere come sia in aumento la quota di famiglie con una sostenibilità finanziaria precaria, i cui redditi sono quasi interamente assorbiti dalle spese per la routine mensile, in particolare quelle relative alla gestione della casa e al pagamento delle tasse locali. Nei budget familiari sono in crescita le spese per prestazioni socio-sanitarie, acquistate sia sui mercati privati, sia compartecipate attraverso i ticket sanitari. Dalla ricerca è emersa la presenza di un’alta quota di persone che dichiara di essere fortemente preoccupata per l’incremento della spesa per il welfare a proprio carico. Tra queste, in maggior misura le famiglie più fragili che, secondo l’analisi Censis, hanno pesantemente subito l’impatto dei tagli al welfare. Questi tagli hanno avuto effetti regressivi, causando costi sociali più alti per le famiglie con redditi bassi, monoparentali e/o con figli disabili. Tale fenomeno ha contribuito all’ampliamento delle diseguaglianze, a discapito dei gruppi sociali già vulnerabili.

La riduzione dei servizi sociali pubblici ha comportato un maggiore ricorso al privato, favorendo anche il mercato nero con l’obiettivo di ottenere prezzi più vantaggiosi per le prestazioni socio-sanitarie. Alla problematica del proliferare del mercato sommerso, si vanno a sommare i fenomeni di frode da parte di cittadini che godono di benefici sociali non avendone diritto e di cattiva gestione e di sprechi delle risorse pubbliche in campo socio-sanitario.

E’ urgente ridefinire un sistema di welfare che, attualmente, non risulta in grado di individuare e rispondere prontamente ai nuovi bisogni dei cittadini. In primis, il problema della non autosufficienza, fenomeno in continuo ampliamento: secondo le analisi Censis, sono circa 3 milioni i soggetti non autosufficienti in Italia, di cui 180.000 in strutture residenziali.
Da quanto emerge dal rapporto, per uscire da questa complessa situazione, è necessario puntare su dinamiche e comportamenti sociali funzionali a promuovere un welfare equo e sostenibile. Importante è svolgere un’attenta analisi delle innovazioni reali già in atto e saper promuovere una serie di proposte operative e fattibili in grado di raggiungere numerosi stakeholder.
 

I casi studio internazionali

Oltre al contesto italiano, il rapporto del Censis riporta due casi studio internazionali che all’interno dell’Unione Europea, stanno affrontando in modo diverso il tema della sostenibilità. Si è scelto di analizzare il caso della Svezia, paese tradizionalmente noto per il generoso welfare pubblico, e della Francia, in cui coesistono un antico welfare statale e una sempre più robusta presenza di soggetti mutualistici e assicurativi privati. L’obiettivo dell’analisi è fare emergere indicazioni utili per il nostro welfare, valutando anche le criticità e difficoltà che questi Paesi, noti per le loro best practices, hanno dovuto affrontare. Sia in Francia che in Svezia, si è ricorso a una ridefinizione di sistemi di welfare molto generosi rivolti ad un’ampia platea di beneficiari, più volte incorsi nel rischio di delegittimazione a causa dei numerosi tentativi di frode da parte dei cittadini.

La ristrutturazione del welfare svedese e francese è stata altresì legata al cambiamento dei bisogni delle famiglie, alle variabili socio-demografiche (tra cui la crescente longevità della popolazione), all’aumento delle spese per la ricerca e l’innovazione dei prodotti farmaceutici, nonché di fenomeni legati alla riduzione del reddito delle famiglie dovuta agli effetti della crisi economica. Dall’analisi dei due casi, si evince che le strategie vincenti sono quelle generate da un’attenta analisi e ridefinizione dei criteri d’accesso e dei costi delle prestazioni sociali, piuttosto che di una riduzione orizzontale delle risorse che favorisce, invece, un aumento della diseguaglianza sociale. In entrambi i Paesi possiamo vedere come, accanto al pubblico, si sta ampliando il ruolo dei soggetti privati nel finanziamento della protezione sociale.

In particolare, in Francia, una componente fondamentale del meccanismo di tale finanziamento è rappresentata dai fondi privati di mutue e assicurazioni.
 

Le proposte del Forum ANIA Consumatori

A seguito dell’analisi Censis, il Forum Ania Consumatori ha elaborato una serie di proposte che mirano a promuovere “trasparenza, equità, efficienza e affidabilità del sistema italiano di welfare” nonché a “stimolare maggiore attenzione da parte dei decision-makers e di tutti i soggetti coinvolti alla prevenzione ed alle conseguenze dell’evoluzione demografica del nostro Paese” (Forum Ania Consumatori, 2015) con particolare riferimento all’invecchiamento della popolazione e alla perdita di autosufficienza.

In sintesi le otto proposte:
1. Informare i consumatori sulla propria situazione previdenziale (composta da prestazioni pensionistiche attese e dalle altre prestazioni previste dallo schema obbligatorio di appartenenza, come le prestazioni in caso di invalidità e le prestazioni al nucleo familiare superstite) per permettere ai consumatori di effettuare scelte consapevoli in relazione al proprio futuro previdenziale.
2. Comunicazione trasparente ai consumatori/utenti sui costi e qualità delle prestazioni sanitarie di cui beneficiano, in modo da dare la possibilità ai cittadini di confrontare i costi e le prestazioni di strutture diverse e a comparare la spesa con la qualità delle prestazioni erogate. Inoltre al fine di creare un efficace meccanismo di verifica sociale dell’utilizzo delle risorse pubbliche, si potrebbe pubblicare un inventario di riferimento nazionale dei costi e delle liste di attesa.
3. Combattere il fenomeno del razionamento dei servizi ridefinendo con chiarezza i LEA e l’universalità del sistema, garantendo “l’essenziale a tutti”, secondo una concezione redistributiva di welfare e individuando una nuova “universalità selettiva” della sanità pubblica, concentrando le risorse su obiettivi ritenuti effettivamente essenziali a completo carico pubblico, ridefinendo nuove forme di compartecipazione.
4. Incentivare lo sviluppo di sistemi mutualistici di copertura sanitaria integrativa, sia in ambito collettivo sia per le singole famiglie, e ampliare il loro ruolo e ambito di intervento anche alle principali voci di spesa out of pocket. Attualmente i cittadini pagano “di tasca propria” spese per la salute per una media pro capite di 500 euro l’anno, in misura doppia rispetto ai cittadini francesi o inglesi. Un più diffuso utilizzo di schemi mutualistici come i fondi sanitari, coniugata con la ridefinizione dei LEA, conferirebbe maggiore efficienza e trasparenza alla spesa dei cittadini.
5. Definire un quadro di regole chiaro e uniforme, con un Testo Unico delle forme sanitarie integrative (fondi e casse sanitarie, società di mutuo soccorso, polizze malattia di imprese di assicurazione), individuando regole comuni a garanzia degli assistiti.
6. Affrontare il problema della non autosufficienza in tarda età incentivando la diffusione di soluzioni collettive di carattere mutualistico. La contrattazione collettiva e le parti sociali possono rivestire un ruolo fondamentale per promuovere soluzioni di questo genere, come ad esempio il fondo unico nazionale LTC per i dipendenti del settore assicurativo.
7. Informare e sensibilizzare i cittadini sui rischi legati alla salute ed alla longevità, a partire da quelli della non autosufficienza, promuovendo l’adozione di comportamenti che mirano alla prevenzione dei rischi ad essa legati.
8. Un fisco prowelfare, orientato a rendere meno gravosa la spesa per il welfare, premiando fiscalmente comportamenti volti alla prevenzione, al risparmio, alla previdenza, all’assistenza ed alla cura.
 

Riferimenti:

Forum Ania Consumatori, Proposte per un welfare equo e sostenibile, Roma, 21 aprile 2015

Censis, Bilancio di sostenibilità del welfare italiano, 2014-15