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Dopo le dimissioni di Matteo Renzi la crisi di Governo rischia di congelare l’Iter del ddl povertà che, approvato alla Camera la scorsa estate, è ora in Senato. Il disegno di legge delega, collegato alla Legge di Stabilità 2016, mira a contrastare la povertà e l’esclusione sociale attraverso l’introduzione di una misura nazionale denominata Reddito di Inclusione (REI). Tale misura si articola in un beneficio economico e in una componente di servizi alla persona.

L’istituzione del REI dovrebbe accompagnarsi, in primo luogo, al riordino delle prestazioni di natura assistenziale finalizzate al contrasto alla povertà. In sostanza, il disegno di legge delega prevede l’assorbimento delle prestazioni di natura assistenziale finalizzate al contrasto alla povertà in una misura unica nazionale. Questo significa che, una volta a regime, il Rei assorbirebbe misure come la Carta Acquisti e l’assegno contro la disoccupazione (Asdi).

L’attuazione del REI dovrebbe poi accompagnarsi alla definizione di un “Piano nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale” volto a estendere gradualmente la misura e i benefici. Al momento la misura si rivolgerebbe infatti solo alle famiglie con minori, con disabilità grave, in cui sono presenti donne in stato di gravidanza accertata o persone disoccupate con più di 55 anni di età.

Ora però il ddl delega, e quindi il REI, rischia di rimanere su un binario morto, e questo in un momento in cui l’indagine sulle “condizioni di vita e reddito”, diffusa dall’Istat lo scorso 6 dicembre, ci ricorda quanto sia drammatica la situazione in Italia. Nel 2015, più di un quarto della popolazione (28,7%) è a rischio di povertà ed esclusione sociale. Le persone più esposte sono le coppie con tre o più figli per le quali il rischio di povertà sale al 51,2%.

Ora se il ddl rimarrà al palo, il REI non ci sarà e, ovviamente, non ci sarà la sua estensione che invece (secondo quanto disposto dall’ultima Legge di bilancio) potrebbe essere realizzata attraverso un decreto ministeriale. La stessa legge di bilancio ha poi aggiunto ulteriori 150 milioni allo stanziamento iniziale (di 500 milioni) già previsto per il 2018. Finanziamenti che si aggiungono al miliardo strutturale previsto dalla precedente Legge di Stabilità (2016). Infine, a rendere difficile l’effettiva entrata in vigore del Rei è lo stesso strumento legislativo. Trattandosi di una delega sono infatti necessari una serie di decreti legislativi volti ad attuarla.