La pandemia ha messo tragicamente in evidenza tutta l’inadeguatezza del modello italiano di assistenza agli anziani, che sono (stati) i più colpiti dall’emergenza sanitaria. Il sistema negli ultimi vent’anni si è sviluppato per stratificazioni successive, senza una visione coerente, e oggi appare pertanto frammentato, disorganico, incapace di realizzare interventi adeguati ad affrontare i nodi di fondo della questione. Ma nonostante l’invecchiamento demografico e queste evidenti difficoltà, il tema è totalmente assente dall’agenda decisionale del Paese, tanto che nel Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) manca un progetto complessivo.
È in questo contesto che si inserisce l’azione del Network Non Autosufficienza (NNA – gruppo di lavoro di cui fanno parte studiosi, esperti, operatori pubblici e privati del tema) che ha redatto un documento per l’introduzione nel PNRR di una sezione dedicata e per lo stanziamento di risorse ad hoc. La proposta – cui hanno già aderito Percorsi di secondo welfare, Cittadinanza Attiva, Caritas Italiana, Forum Disuguaglianze Diversità, Aima, Federazione Alzheimer, Alzheimer Uniti, Confederazione Parkinson Italia e Bottega del Possibile – definisce dettagliatamente un quadro progettuale unitario e le azioni da perseguire per costruire anche in Italia un sistema di long term care articolato e coerente con i bisogni di una popolazione che invecchia sempre più rapidamente.
NNA indica tre problemi principali su cui è urgente agire: la frammentazione delle risposte; modelli di cura inadeguati e incapaci di adottare in modo sistematico un approccio multidimensionale; lo storico sottofinanziamento dei servizi. Per affrontarli vengono individuate cinque linee di intervento realistiche da seguire grazie alle risorse del Next Generation EU.
In primis la costruzione di un “sistema di governance della conoscenza” utile all’azione dei diversi soggetti coinvolti nell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Secondariamente, la riforma della governance istituzionale per dare vita a un sistema multilivello che ricomponga, riorganizzi e coordini l’insieme di servizi e interventi, afferenti a diverse filiere istituzionali, rivolti alle persone non autosufficienti.
Terza, l’accesso unico alla rete degli interventi pubblici con l’obiettivo di unificare i passaggi che anziani e famiglie devono compiere per la valutazione delle condizioni di non autosufficienza e le strade per rispondervi.
Quarta, la riforma dei servizi domiciliari seguendo il paradigma del care multidimensionale. Da ultima, la riqualificazione delle strutture residenziali per assicurarne l’ammodernamento, rafforzarne la dotazione infrastrutturale e migliorare così l’efficacia dell’assistenza e la qualità di vita degli ospiti. Per ciascuna linea di intervento sono identificati gli attori da coinvolgere (con una particolare attenzione alla valorizzazione degli enti locali), gli obiettivi da perseguire e le azioni da realizzare, con relativo cronoprogramma e stima dei costi. Complessivamente l’investimento sarebbe di 7,5 miliardi di euro.
Questa strategia riformatrice potrebbe portare a degli indubbi vantaggi, avviando un percorso di riforma atteso da decenni che concilii obiettivi di lungo periodo con la realizzazione, nel breve, di un primo pacchetto di misure in grado di rafforzare la capacità di risposta ai bisogni degli anziani, combinando diversi livelli di azione relativi alla diffusione del sapere, all’assetto istituzionale, all’accesso al sistema locale, all’offerta di interventi di natura sia domiciliare sia residenziale. Inoltre consentirebbe la creazione di nuova occupazione, contrastando anche la discriminazione di genere che caratterizza il nostro più di altri Paesi. Una maggiore offerta di servizi contribuirebbe infatti a ridurre i compiti di cura a carico delle donne nel loro ruolo di caregiver familiari e aprirebbe loro nuove opportunità occupazionali.
Infine, andrebbe a valorizzare la dimensione territoriale in una dialettica costruttiva tra Stato, Regioni e Comuni che rafforzi il ruolo di coordinamento e guida del primo e l’autonomia delle seconde, riducendo al contempo le differenziazioni di intervento.
Il futuro del nostro Paese non può prescindere da un progetto dedicato all’assistenza degli anziani non autosufficienti facendo leva – coerentemente con le richieste dell’Europa – sulle possibilità di riforma e sugli investimenti una tantum offerti dal PNRR, incanalando idee e proposte verso le istituzioni responsabili della sua stesura definitiva. Non possiamo perdere questa opportunità.
Questo articolo è stato pubblicato su Buone Notizie, inserto del Corriere della Sera, del 16 marzo 2021 con il titolo “Cari anziani, chi non pensa a voi?”. Il contributo è qui riprodotto previo consenso dell’autrice.