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Con una disoccupazione giovanile che in Europa riguarda 5,7 milioni di persone, il Consiglio ha invitato la Commissione europea a proporre un pacchetto per l’occupazione giovanile che include la raccomandazione di istituire una “garanzia per i giovani” (youth guarantee), in modo da assicurare che nessun giovane sotto i 25 anni resti per oltre quattro mesi senza lavoro, studio o formazione. Proprio perché sono i giovani con meno di 25 anni ad essere i più colpiti dalla crisi: il 22% degli under 25 non ha infatti un lavoro oggi in Europa e in paesi come Spagna e Grecia – tra gli Stati più colpiti dalla recessione – il dato sfiora il 50%.

Il Comitato delle regioni, CoR, ha approvato, nel corso della sua ultima seduta plenaria che si è svolta il 31 gennaio e il 1 febbraio scorsi, una risoluzione relativa ai piani di azione volti ad offrire a tutti i giovani europei tale "garanzia", da cofinanziarsi con i fondi di coesione dell’UE.

Con la sua risoluzione, il CoR ha accolto favorevolmente i progetti ambiziosi che riconoscono l’importanza centrale della lotta alla disoccupazione giovanile per conseguire gli obiettivi della strategia “Europa 2020” per la crescita e provare così a superare la crisi. Il Presidente del CoR, Ramón Luis Valcárcel, ha invitato i ministri dell’UE a raggiungere rapidamente un accordo sulla raccomandazione relativa ai “sistemi di garanzia” per i giovani e a introdurre tale misura non oltre gennaio 2014. Ha inoltre invitato gli Stati membri a presentare nel 2013 piani nazionali per l’occupazione che includano anche iniziative che possano portare all’introduzione e all’attuazione di una Youth Guarantee per i giovani.

Il CoR ha ribadito inoltre l’esigenza di coinvolgere ampiamente le regioni e le città nella realizzazione di questo progetto, dato che entrambe si trovano nella posizione migliore per valutare la situazione del mercato del lavoro locale e mettere a punto programmi e iniziative specificamente rivolti ai giovani. Ha accolto quindi con favore l’accento posto dalla Commissione sulle strategie basate sulla partnership tra pubblico e privato nell’attuazione del programma, ma ha insistito sull’importanza di coinvolgere, sin dalla primissima fase, tutte le parti interessate, compresi gli enti locali e regionali. Ha invitato poi ad assicurare che i futuri accordi di partenariato sulla politica di coesione affrontino adeguatamente il tema della disoccupazione giovanile in generale e dei sistemi di garanzia per i giovani in particolare, utilizzando gli stanziamenti del Fondo sociale europeo per dare attuazione alle buone pratiche già esistenti in alcuni Stati UE.

In contrasto con le proposte iniziali della Commissione, il CoR ha suggerito di estendere i sistemi di garanzia per i giovani ai neolaureati fino a 30 anni di età, in modo da tener conto delle notevoli differenze tra i sistemi di istruzione degli Stati membri, spesso organizzati e finanziati a livello regionale. Ha sottolineato inoltre che la garanzia per i giovani vada integrata con misure di sostegno rivolte alle competenze linguistiche e alla pratica professionale, in modo da migliorare l’occupabilità e favorire la mobilità dei giovani. Al riguardo il CoR ha espresso il proprio sostegno all’idea di una tessera professionale europea e al riconoscimento, nei paesi membri, dei periodi di tirocinio che, retribuiti o meno, rientrano nel percorso necessario per esercitare una professione regolamentata. Dato che i progetti di mobilità per i giovani hanno carattere transfrontaliero, il CoR ha anche invitato l’UE a sostenere maggiormente la cooperazione interregionale, prestando particolare attenzione agli Stati membri soggetti a forti vincoli di bilancio e alle regioni con caratteristiche geografiche specifiche, come le aree rurali, le regioni ultraperiferiche, le aree scarsamente popolate e quelle insulari.

Il dibattito sulla Youth Guarantee portato avanti dal Comitato delle Regioni ha rilanciato la necessità di un approccio coordinato tra i soggetti che operano a livello locale per contrastare la disoccupazione giovanile e creare condizioni positive per il rilancio dell’economia e la crescita dei paesi. La scelta del CoR di mettere al centro del parere sulla Youth Guarantee l’azione di tutti i livelli di governo locale rappresenta un approccio partecipato e dal basso, poiché sono proprio i comuni che auspicano maggiormente interventi in questo senso, così da ridurre gli effetti della disoccupazione giovanile sui servizi locali attraverso un forte sostegno all’occupazione.

Queste sono anche le finalità del progetto triennale Urbact Jobtown, lanciato nel maggio 2012 e oggi entrato nella fase esecutiva, che vede coinvolte 11 città (in nove paesi europei: Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Germania, UK, Polonia, Ungheria e Cipro), che insieme stanno esplorando nuovi modi per consentire ai comuni di creare opportunità per i più giovani.

Cinque sono gli obiettivi di Jobtown:
– sviluppare metodi efficaci di cooperazione, tra cui la collaborazione tra pubblico e privato;
– promuovere un tipo di istruzione e di formazione che rispondano maggiormente ai bisogni del mercato del lavoro;
– monitorare il mercato del lavoro per individuarne e anticiparne i trend;
– dare sostegno alla creazione e allo sviluppo di impresa, all’auto-impiego e alle capacità imprenditoriali;
– promuovere l’innovazione sociale e una gestione efficiente delle risorse.

Jobtown si concentra sugli aspetti imprenditoriali del problema della disoccupazione giovanile piuttosto che sui suoi effetti sociali. E fa tesoro delle lezioni apprese attraverso progetti URBACT passati e presenti, come ESIMEC e il suo lavoro per individuare i bisogni del mercato del lavoro, e come il progetto in corso “My Generation at Work”.

Come si diceva sono 11 le città che partecipano a questo progetto e Cesena ne è il capofila. Si tratta di una città di 98.000 abitanti in cui oggi la disoccupazione giovanile ha toccato il 35%. I giovani spesso non possiedono le qualifiche richieste dal mercato del lavoro locale e il Comune ha cominciato a lavorare in stretta collaborazione con la Regione su una riforma ad ampio raggio del sistema di istruzione.

E’ difficile dire come tutto questo possa venire recepito in Italia e con quali tempi. Da un lato, infatti, in Italia il ruolo dei comuni è stato tradizionalmente limitato per mancanza di competenze specifiche in ambito occupazionale, anche se è proprio nei contesti urbani che si manifestano con maggiore forza le conseguenze di tassi elevati di disoccupazione, soprattutto se riguardano i giovani. Dall’altro lato vi sono però dei comuni che stanno portando avanti iniziative autonome di promozione dell’employability, per migliorare il legame tra istruzione e mondo del lavoro e allo stesso tempo rilanciare la crescita a livello locale.

E’ il caso di Biella, che nel corso del 2012 ha promosso un accordo fra associazioni di categoria, Unindustria, Cna e Confcommercio per finanziare borse di studio e stage di sei mesi, coprendo per il 70% la retribuzione dei giovani lavoratori mentre le aziende che li hanno ospitati hanno finanziato il restante 30%. Grazie a questa iniziativa sono stati creati oltre cento stage di qualità, di cui il 70% si è trasformato in opportunità lavorative più durature, con un 40% di contratti a tempo indeterminato e il 30% a tempo determinato. Tale meccanismo ha contribuito da un lato a favorire l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e dall’altro ha consentito alle aziende di avvalersi della collaborazione di giovani che hanno scelto di non lasciare il territorio, grazie anche al sostegno delle istituzioni locali.

A Livorno l’amministrazione ha invece puntato sull’innovazione dei settori trainanti dell’economia locale (primo fra tutti la portualità), per avvicinare i giovani alla green economy, grazie all’apertura della Facoltà universitaria di logistica. L’idea è che la creazione di posti di lavoro a livello locale passi, oltre che attraverso la collaborazione col mondo imprenditoriale, anche attraverso quello della conoscenza. L’iniziativa ha coinvolto un numero limitato di giovani della città ma sta dando risultati di qualità, assieme ad altri progetti realizzati in collaborazione con la Provincia mentre sul fronte delle fasce più disagiate il Comune ha fornito alle famiglie in difficoltà misure di sostegno al reddito con il sistema delle borse lavoro, contribuendo così a creare nuove opportunità occupazionali per categorie sociali specifiche e maggiormente esposte al rischio vulnerabilità.
 

 

Riferimenti

Comunicato stampa del CoR sull’iniziativa Youth Guarantee

Risoluzione del Comitato delle Regioni, Una garanzia per i giovani, RESOL-V-004 (file allegato)

Jobtown, sito web Urbact

Jobtown, il caso di Cesena

 

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