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La risposta delle imprese appare deludente: sono ancora poche le offerte di lavoro segnalate. Il governo ha finora insistito su azioni di sensibilizzazione e incentivazione economica per rendere la Garanzia giovani più appealing alle aziende. Ma questo non basta. Occorre invece cogliere l’occasione per un cambiamento profondo dei centri per l’impiego, spingendo verso un forte investimento su servizi mirati a specifici profili professionali e/o alle esigenze produttive delle imprese. 

 

Secondo l’undicesimo rapporto di monitoraggio del Ministero del Lavoro, le persone registrate alla Garanzia Giovani (GG) sono salite a 130.000. Di queste, 17.695 sono state convocate dai servizi per il lavoro e 6.907 hanno già sostenuto il primo colloquio di orientamento. I numeri sono decisamente inferiori sul versante delle richieste delle aziende, le quali sono arrivate a quasi 7.000 posti di lavoro. Durante il question time al Senato del 3 luglio, il Ministro Poletti ha comunque sottolineato come il trend della domanda di lavoro sia fortemente cresciuto, passando dalle circa 600 posizioni registrate al 19 giugno alle 6.948 dell’ultima rilevazione.

 

La Tabella 1 presenta la ripartizione dei differenti tipi di offerte: per la stragrande maggioranza (78%) si tratta di posti a tempo determinato. Al contrario, la percentuale di offerte di apprendistato rimane molto bassa (1,5%), confermando lo scarso appeal di tale strumento in Italia.

Tabella 1- Ripartizione delle offerte aderenti alla GG. Valori assoluti e dati percentuali.

Fonte: XI rapporto di monitoraggio settimanale del MLPS (17 luglio 2014).

Al di là del fatto che manchino ancora le proposte connesse al servizio civile (il bando unico nazionale per gli enti scade a fine mese), è interessante notare come, procedendo a una ricerca su Cliclavoro, compaiano per lo stesso tipo di offerte (e target), sia annunci aderenti esplicitamente alla Garanzia Giovani (con tanto di bollino segnaletico), sia richieste che non lo sono e che probabilmente non vengono registrate nei monitoraggi periodici.

Pur scontando una loro (parziale) sottostima, questi primi dati non permettono comunque di parlare di un avvio brillante del programma. Se immaginassimo oggi di dover collocare i circa 130.000 giovani registrati a GG, riusciremmo a coprire al massimo un 5% delle richieste.

Un risultato deludente, dunque, che risente anche della limitata cooperazione tra le aziende e gli operatori pubblici. Quest’ultimo è infatti un problema noto da tempo e che interessa non solo l’Italia. Sia i datori di lavoro, sia i disoccupati tendono di norma a preferire canali di ricerca "fai da te", ovvero autogestiti, prima ancora di rivolgersi a qualche operatore specializzato, specie se pubblico. Le cause di tale fenomeno sono numerose, prime fra tutti la scarsa fiducia nei confronti dei servizi pubblici per l’impiego (SPI) e il potenziale effetto di stigma del candidato segnalato dai centri per l’impiego. Il rischio di fallimento dei SPI dipende, al di là del loro operato, anche dall’esistenza di una condizione strutturale di doppia "asimmetria informativa": chi offre lavoro dovrà fare affidamento sulle limitate informazioni e gli scarsi "segnali" sulla presunta produttività del proponente, mentre chi cerca lavoro, pur conoscendo bene le sue motivazioni e capacità, difficilmente potrà sapere con certezza quali saranno le reali condizioni e prospettive dell’attività proposta, note invece al datore. Se non si interviene, i servizi pubblici per l’impiego rischiano di rimanere intrappolati in una spirale negativa (Figura 1), ovvero condannati a essere un canale di intermediazione residuale, utilizzato solo in mancanza di meglio (o se si è obbligati a farlo). E questo alla lunga contribuisce alla loro cattiva reputazione.


Figura 1- La spirale negativa dei servizi pubblici per l’impiego (SPI)

 Fonte: nostra elaborazione tratta da Larsen e Vesan 2012

Stante tale situazione, è difficile pensare che la Garanzia Giovani possa riuscire a spezzare da sola tale spirale negativa. Ovviamente questo non significa rimanere con le mani in mano. Lo stesso Ministero del Lavoro ha cercato ad esempio di intervenire sul “lato della domanda” agendo su due fronti: la sensibilizzazione delle imprese e l’incentivazione economica.

La sensibilizzazione…

A fine maggio, il governo ha lanciato una campagna pubblicitaria sulla Garanzia Giovani specificamente diretta al mondo delle imprese. Inoltre, le azioni di sensibilizzazione hanno proseguito attraverso la stipula da marzo ad oggi di 12 protocolli d’intesa con i rappresentanti del mondo delle imprese (cfr.Tabella 2 per una panoramica d’insieme).

Tabella 2- I Protocolli d’intesa siglati con il Ministero del Lavoro

Fonte: nostra elaborazione su dati tratti dal sito www.garanziagiovani.gov.it

Tali protocolli individuano una pluralità di azioni di sostegno alla GG quali l’impegno esplicito degli aderenti a fornire gli elenchi delle imprese disponibili a ospitare tirocini o promuovere la pubblicazione delle offerte formative o di lavoro sui portali della GG.
Accanto ai protocolli d’intesa nazionali, alcune regioni, come ad esempio l’Abruzzo, le Marche, il Lazio e la Lombardia, hanno promosso accordi territoriali con singole aziende o con organizzazioni di rappresentanza.

..e i suoi limiti

Anche se la campagna di comunicazione verso le imprese può essere potenziata, l’impressione è che sul fronte dell’informazione (perlomeno relativa all’esistenza della GG) l’attenzione dei media sia stata finora relativamente molto elevata, seppur quasi sempre declinata in chiave negativa. Se il programma arranca non è ovviamente colpa della stampa (e del twitteraggio compulsivo). Ad ogni modo, le considerazioni non lusinghiere, e talvolta frettolose, sulla Garanzia Giovani incidono sull’immaginario collettivo e sul livello di fiducia di attori, come gli imprenditori, già poco inclini a collaborare con il pubblico.

Per quanto riguarda i Protocolli, occorrerà invece verificare nei prossimi mesi se questi rimarranno semplici dichiarazioni d’intenti (paying lip service), ovvero se le imprese in primis rispetteranno i patti, al netto delle difficoltà in cui versa ancora l’economia italiana.

L’incentivazione economica…

La seconda strategia perseguita dal governo per rendere la GG più accattivante è quella dell’incentivazione economica. Lo strumento principale è il bonus per l’assunzione dei giovani iscritti al programma. Questi bonus sono modulati sulla base della "distanza dal mercato del lavoro" dei giovani (distinguendo quattro profili di rischio) e sul tipo di contratto di lavoro offerto (Tabella 3). Per quanto riguarda i tirocini, sono previste sia delle indennità per chi vi partecipa, sia incentivi per l’eventuale assunzione. Per i giovani che vogliono invece avviare un’impresa, avvisi regionali regoleranno l’accesso ai finanziamenti per le start-up.

Tabella 3 Misure e incentivi per le imprese

Fonte: ‘La garanzia giovani parte. Con le imprese’, MPLS, giugno 2014.

…e i suoi limiti

Nervo scoperto del sistema di incentivi alle imprese di Garanzia Giovani è il fatto che a inizio luglio non siano state ancora chiarite le modalità attraverso cui verranno erogati i bonus occupazionali gestiti dall’Inps.

Un secondo problema riguarda poi la reale efficacia di tale forme di incentivazione. Il recente flop degli incentivi all’occupazione giovanile voluti dal governo Letta non lascia ben sperare. Non solo la disciplina di tali incentivi, volta a favorire incrementi occupazionali netti, scoraggia le imprese, ma assumere ad esempio un giovane con contratto a tempo indeterminato per tre anni e un salario netto intorno ai 1.300 euro costa al datore di lavoro, già scontando gli incentivi, poco più di 91 mila euro, contro quasi 81 mila euro per un contratto a progetto e poco meno di 75 mila euro per un apprendista. Anche considerando gli aiuti previsti, la stabilizzazione del giovane lavoratore rimane dunque una scelta poco accattivante per le imprese, perlomeno sotto il profilo strettamente economico. Se poi si considera anche il rischio dei costi connessi all’eventuale licenziamento, è facile comprendere che tali incentivi possano al massimo rappresentare un aiutino, ma non uno strumento per favorire effettivamente la creazione di nuova occupazione.

L’obbligatorietà e i servizi alle imprese

Vi sono altre due strade per rafforzare il rapporto tra la Garanzia giovani e le imprese. La prima è quella dell’obbligatorietà, non solo vincolando l’accesso alle incentivazioni economiche alla registrazione delle offerte di lavoro o tirocinio sui portali ufficiali di Garanzia giovani, ma, come suggeriscono Giubileo e Parma, costringendo le imprese a segnalare le proprie vacancy sul portale del Ministro del Lavoro. Se è vero che ciò potrebbe automaticamente accrescere l’utilità di un sito come Cliclavoro, tale obbligo ha il sapore di un passato oramai alle spalle e sarebbe quasi sicuramente mal accolto dalle imprese, le quali tendono a utilizzare come canale di reclutamento sopratutto la conoscenza e la segnalazione diretta o le proprie banche dati interne. Il rischio è che – la storia insegna – un simile vincolo finisca con attivare le solite strategie di elusione, a fronte di un sistema pubblico di monitoraggio e sanzionatorio di norma poco efficace.

Una seconda strada è invece quella dello sviluppo di servizi alle aziende tale da rendere interessante per quest’ultime la collaborazione fattiva con i servizi per l’impiego. Purtroppo anche su questo fronte l’Italia appare in una situazione di grave ritardo. Secondo quanto riportato da un monitoraggio condotto dall’ISFOL nel 2008, i servizi rivolti alle imprese, ancor più di quelli alla persona, sono poco sviluppati e comunque orientati all’acquisizione autoreferenziale di informazioni, ovvero finalizzata alla gestione meccanica di procedure, più che al "consolidamento di reti di relazioni con altri soggetti nel territorio".

Per costituire tali servizi e accrescere così la reputazione dei servizi pubblici per l’impiego occorrono tempo e risorse (non quelle della GG che devono essere destinate direttamente ai giovani). Ad ogni modo non si parte da zero, viste anche le esperienze realizzate in molti Paesi europei. I migliori esempi segnalano l’importanza di dotarsi di personale appositamente dedicato e formato a gestire i rapporti con le imprese (ovvero che sappia parlare il loro linguaggio) e che possa specializzarsi su settori specifici. Ad esempio in Olanda alcuni centri per l’impiego offrono servizi diretti solo ad aziende intenzionate ad assumere lavoratori appartenenti alla cosiddette categorie a rischio, in Francia vi sono servizi rivolti esclusivamente alle grandi imprese (e/o alle multinazionali), mentre in Germania troviamo servizi mirati alle piccole imprese che dispongono di limitate risorse interne per la selezione del personale. Si tratta dunque di servizi puntuali, indirizzati a specifici profili professionali o situazioni, e volti a intercettare la domanda di lavoro inevasa, magari a fronte di perduranti fenomeni di skill shortage.

Conclusioni

Se con la fine dell’estate, quando le aziende programmeranno le nuove assunzioni anche al di fuori di quelle stagionali, è possibile attendere un miglioramento della situazione, per ora la forbice fra giovani registrati al programma e posti di lavoro segnalati dalle imprese rimane significativa. D’altra parte, con il perdurare delle cattive condizioni dell’economia italiana, nessuno si aspetta un’impennata nelle domande di lavoro "con il bollino Garanzia Giovani".

Al di là delle difficoltà congiunturali, alcuni fattori di natura istituzionale concorrono a spiegare il limitato livello di attenzione delle aziende verso la GG: le imprese italiane sono infatti ancora poco abituate a collaborare con l’attore pubblico (e viceversa!).

Una limitata attrattività della Garanzia Giovani per le imprese getta un’ombra sulle prospettive dell’intero programma. Il crescente numero dei giovani che si iscrivono sui portali nazionale e regionali alimenta aspettative, sopratutto quelle di coloro ai quali non basta offrire una proposta di stage o di ritorno a un percorso educativo. Se al puntuale sostegno dell’offerta di lavoro (ancora da dimostrare) non corrisponderà un’adeguata risposta sul versante della domanda, uno degli assi portanti della Garanzia Giovani finirà col cedere, trascinando con sé il destino del programma. Siccome in Italia buona parte delle strategie regionali di implementazione della Garanzia Giovani hanno riservato un ruolo predominante all’attore pubblico, occorre un deciso cambio di passo. Per evitare un fallimento preannunciato, è necessario un ripensamento profondo dei servizi in direzione di un aspetto finora rimasto negletto: il lato della "domanda di lavoro" e della promozione di una maggiore sintonia con il mondo delle imprese.
 

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