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Come spesso vi abbiamo raccontato, il mondo della cooperazione e, più in generale, quello dell’imprenditoria sociale sembra aprirsi sempre di più al welfare aziendale. Sono infatti molte le cooperative che, allo scopo di investire in politiche innovative per i propri collaboratori, decidono di avviare progetti complessi, talvolta aperti anche al territorio.

Come alcuni hanno sottolineato – ad esempio Franca Maino, Valentino Santoni e Elena Barazzetta nel volume “Pubblico, territoriale, aziendale. Il welfare del gruppo cooperativo CGM” oppure Pavolini in “Welfare aziendale e conciliazione. Proposte e esperienze dal mondo cooperativo” – vi sarebbero alcune qualità di questi soggetti che facilitano la sperimentazione di misure di welfare rivolte a soci e lavoratori.

In primo luogo, vi è la presenza di una “logica della condivisione” e di un approccio mutualistico che facilitano l’implementazione di un progetto condiviso a sostegno dei dipendenti. In secondo luogo, grazie a quelle che sono le logiche di fondo di questo mondo (cura dell’altro, assistenza, mutualismo, ecc.), viene riservata una particolare attenzione alla cura della persona, attenzione che si può tradurre in una maggiore capacità di lettura e risposta alle esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici. Infine, le imprese sociali possiedono maggiori competenze – grazie all’esperienza nel settore in cui operano – rispetto a un’impresa for profit nella creazione e nella gestione di servizi di welfare.

Anche per quest’ultima ragione, in molti casi alcune realtà del Terzo Settore stanno scegliendo di investire nel mercato del welfare aziendale, divenendo dei fornitori di servizi o, addirittura, veri e propri provider. Nel primo caso cooperative e imprese sociali (singolarmente o riunite in consorzi) sono intercettate dai provider e incluse – in quanto erogatrici – nelle piattaforme di welfare aziendale. Nel secondo caso, centrali cooperative possono investire nell’intermediazione della domanda di prestazioni e benefit che proviene dalle aziende ma anche dallo stesso mondo cooperativo, che sempre più si pone il problema di accrescere il benessere dei propri soci e lavoratori.

Il welfare del Gruppo COLSER-Auroradomus

A sostegno di quanto detto, vi presentiamo ora l’esperienza del Gruppo COLSER-Auroradomus, realtà cooperativa attiva in diversi settori che conta oltre 6.000 tra soci e lavoratori e un fatturato di circa 150 milioni di euro. La storia del welfare di COLSER nasce nel 2014, nel momento in cui viene formato un gruppo di coordinamento del Progetto Welfare. Come primo passo i componenti di questo gruppo scelgono di avviare un’analisi capillare dei bisogni dei collaboratori. L’indagine, svolta mediante questionari e interviste, coinvolge un totale di 2.500 lavoratori. Nell’anno successivo, terminata la fase di rilevazione dei bisogni, sono state messe a punto delle risposte in grado di tenere in considerazione la complessa struttura organizzativa del Gruppo e la sua articolata dislocazione territoriale.

Nel 2016 il piano di welfare prende il via ufficialmente. In particolare, il progetto è suddiviso in tre ambiti principali: salute, famiglia e lavoro. Il primo riguarda essenzialmente interventi di sanità integrativa, come il pagamento degli oneri – aggiuntivi rispetto a quelli previsti dal CCNL – per l’iscrizione ai fondi sanitari di settore Cooperazione Salute e Mutua Campa (vuoi saperne di più?); negli anni i responsabili del Progetto Welfare hanno poi ideato anche molti interventi rivolti alla prevenzione e alla sensibilizzazione dei lavoratori su tematiche medico-sanitarie.

L’ambito denominato “Lavoro” ricomprende in primo luogo azioni di formazione per tutto il personale, attraverso la collaborazione con Irecoop. Tali attività non si limitano ai percorsi di crescita professionale: numerosi sono infatti i corsi destinati all’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale e quelli dedicati all’inserimento dei figli nel mondo del lavoro. L’area “Famiglia” mette a disposizione una serie di opportunità che i soci e i lavoratori possono utilizzare insieme ai loro cari: a tale scopo è stato creato un sistema di convenzioni per accedere ad una vasta quantità di servizi, dall’assistenza a familiari anziani al baby-sitteraggio, dai viaggi al trasporto pubblico, fino al disbrigo delle incombenze quotidiane.

Per far conoscere a tutti gli interessati questo insieme di prestazioni, il Gruppo ha infine strutturato degli efficaci sistemi comunicativi e informativi. In prima battuta è stato predisposto uno “sportello” itinerante – che si sposta quindi per le varie sedi della società – attraverso il quale è possibile ricevere informazioni sul piano di welfare aziendale (iscrizione ai fondi integrativi, compilazione dei moduli e delle domande, misure a disposizione, ecc); questo ufficio – chiamato Wel#Point – è raggiungibile anche telefonicamente. Inoltre sono stati creati dei materiali informativi di vario genere: booklet cartacei, newsletter, video e pagine internet. Di seguito trovate il video informativo creato da COLSER.

 

Alcune considerazioni

Quella del Gruppo COLSER-Auroradomus è un’esperienza che ha richiesto alcuni anni di impegno. Inoltre, le grandi dimensioni della società, la sua ramificazione e il possesso di ottimi mezzi organizzativi e di gestione hanno di certo facilitato la realizzazione di un piano di welfare complesso e articolato.

Anche per il mondo cooperativo e dell’imprenditoria sociale – come evidenziato dall’ultima indagine Welfare Index PMI – sembra esservi quindi un netto e profondo gap dettato da quelle che sono le dimensioni aziendali. Proprio per tale ragione, negli ultimi anni sono nate delle progettualità che cercano di supplire a questo limite promuovendo accodi, reti e network tra più soggetti del territorio.

Nel corso delle nostre attività di ricerca e divulgazione vi abbiamo presentati alcuni di questi casi che hanno interessato il mondo cooperativo, come: l’esperienza del Gruppo CGM, il caso delle cooperative del Consorzio Solidarietà Sociale di Parma, quello di Rete ComeTe e quello di WaVe, acronimo di Welfare Aziendale Veneto.

Nel momento in cui le cooperative e le imprese sociali – così come quelle for profit – riescono a collaborare, le singole realtà possono sfruttare i vantaggi apportati dall’implementazione del welfare in azienda, grazie alla condivisione di competenze, costi e rischi. La costituzione di una partnership può infatti consentire di trovare accordi migliori con i fornitori di servizi e, di conseguenza, ridurre le spese che, ad ogni modo, risultano comunque “spalmate” tra tutti gli attori coinvolti. Le forme di aggregazione tra imprese agevolano poi la circolazione delle informazioni e delle sopramenzionate conoscenze necessarie per implementare il piano di welfare; infine tali dinamiche possono abbattere anche tutti quelli che possono essere i rischi che un processo di innovazione aziendale può portare con sé.


Per approfondire il tema delle reti per il welfare aziendale

Maino, F. e Razetti, F (2018), Fare rete per fare welfare. Dalle aziende ai territori: strumenti, attori, processi, Giappichelli, Torino.
Santoni, V. (2019), Reti d’impresa e accordi territoriali per il welfare aziendale: i tratti distintivi delle esperienze italiane, Sociologia del Lavoro, FrancoAngeli.