Le fondazioni di comunità sono istituzioni filantropiche che si propongono di sostenere e migliorare la qualità della vita delle persone che vivono in un determinato territorio. Si tratta di enti che, attraverso strumenti e attività che incentivano la possibilità e l’opportunità di donare, mirano alla "democratizzazione della filantropia". Il loro obiettivo in questo senso è fungere da "catalizzatori" e "facilitatori" per cittadini, imprese e istituzioni che vogliono contribuire al benessere del proprio territorio e della sua società ma che, per ragioni differenti, hanno difficoltà a farlo autonomamente. A questo scopo le Fondazioni comunitarie costituiscono e gestiscono patrimoni formati da plurime donazioni provenienti “dal basso”, che sono usati per sostenere progetti di utilità sociale per il territorio e la sua comunità.
La natura particolare di queste realtà le configura come protagoniste dei cambiamenti in atto nel mondo del welfare e, per tale ragione, il nostro Laboratorio ne ha trattato sia nel Primo che nel Secondo Rapporto sul secondo welfare in Italia. Con l’intento di continuare questo percorso di conoscenza, in occasione del Terzo Rapporto (che sarà presentato il prossimo novembre) il nostro sguardo si è orientato verso le realtà della filantropia comunitaria che operano nel Mezzogiorno.
Attualmente nelle regioni del Sud operano 5 Fondazioni di questo genere costituite grazie all’impegno delle comunità locali e di Fondazione CON IL SUD, che ha svolto e svolge un fondamentale ruolo di sostegno nei confronti di tali istituzioni (leggi l’intervista al Presidente Carlo Borgomeo). L’obiettivo della nostra ricerca è capire come il modello delle fondazioni comunitarie si sia sviluppato nel Meridione e quale impatto stiano avendo nelle aree del Paese che più hanno sofferto gli effetti della crisi economica e sociale.
Dopo avervi raccontato di Fondazione della Comunità Salernitana e di Fondazione Val di Noto andiamo ad approfondire l’esperienza della Fondazione San Gennaro. Questo ente opera sul territorio della III Municipalità di Napoli (103.633 abitanti per 9,51 Kmq), ed in particolare su un’area che per le sue caratteristiche geografiche, storiche e socioeconomiche racchiude sfide di incredibile complessità: il Rione Sanità. Questo è uno uno dei più famosi quartieri di Napoli noto ai più soprattutto per le notizie riguardanti criminalità e degrado. Nonostante sorga nel cuore di Napoli è una sorta di periferia al centro della città. Dall’Ottocento, in seguito alla costruzione di un enorme ponte che sovrasta la vallata in cui sorge, il Rione è infatti stato tagliato fuori dagli altri quartieri della città, ai quali si può accedere sostanzialmente attraverso un’unica via. Col tempo la Sanità si è di fatto ridotta a un ghetto, un reticolo di vicoli caratterizzato da un forte degrado urbano, sociale ed economico.
È in questo contesto che “dal basso” è nata e si è sviluppata la Fondazione di Comunità San Gennaro, di cui abbiamo discusso con il Direttore Generale Mario Cappella e con il Presidente Pasquale Calemme.
Don Antonio Lofreddo con alcuni ragazzi del rione Sanità
Quali sono le ragioni che hanno spinto gli attori del vostro territorio a decidere di costituire una fondazione di comunità?
La Fondazione di Comunità San Gennaro Onlus è stata costituita a dicembre del 2014, ma in realtà è frutto di un processo partito da molto più lontano.
Già nel 2010 molte organizzazioni non profit (cooperative, associazioni, gruppi parrocchiali etc.) presenti nel Rione Sanità hanno cominciato a lavorare insieme per rilanciare il quartiere. Il motore di questo processo sin dall’inizio è stato don Antonio Lofreddo, prete che già da molti anni operava sul territorio attraverso diverse attività legate alla chiesa locale. Anche grazie a lui sono nate iniziative come la ristrutturazione delle catacombe di San Gennaro, la cooperativa la Paranza, l’orchestra giovanile Sanitansamble, una rete di commercianti interessati a lavorare insieme per lo sviluppo economico ma anche, e soprattutto, sociale del quartiere. Contemporaneamente molte realtà cooperative hanno avviato piccole attività – nel turismo, nell’edilizia, nel commercio, nel mondo della cultura – per cercare di rispondere ai bisogni del territorio. E poi ad interagire fra di loro.
E così tutti questi soggetti hanno iniziato a riflettere sulla necessità di un “luogo” che potesse raccogliere le tante esperienze e buone pratiche in atto, implementandole e sostenendole in maniera continuativa. L’obiettivo era di prendere le “stradine” tracciate fino a quel momento e farle confluire in una strada più grande, più bella, fatta meglio, che potesse aiutare a indirizzare quanto già si stava facendo.
Una volta conosciuto il bando di Fondazione CON IL SUD (a sostegno delle nascenti fondazioni di comunità, nda) abbiamo capito che la fondazione comunitaria poteva essere lo strumento più adeguato a questo scopo, in quanto in grado di favorire l’infrastrutturazione sociale ed economica del Rione Sanità attraverso la promozione della cultura del dono, della partecipazione, della responsabilità e l’incoraggiamento della cura del bello.
Quali attori hanno preso parte alla costituzione della fondazione? E in che modo?
Il Comitato promotore della nascita della Fondazione era costituito dalle due Parrocchie della Sanità, da diverse organizzazioni del Terzo Settore e dalla rete dei commercianti. Il Comitato ha lavorato per mettere insieme il nucleo di 13 soci fondatori i quali hanno garantito che in 10 anni avrebbero devoluto 100.000 euro cadauno alla Fondazione. Alcuni hanno già dato l’intera quota, altri stanno invece devolvendo queste risorse di anno in anno. Insomma, ognuno ha avuto la possibilità di individuare la modalità più adeguata alle proprie esigenze. Per scelta abbiamo voluto coinvolgere nella nascita della fondazione solo soggetti privati, sia profit che non profit, mentre abbiamo preferito evitare l’ingaggio con soggetti pubblici.
Quale è stato il supporto fornito da Fondazione CON IL SUD per la costituzione della fondazione?
La Fondazione di Comunità San Gennaro, come detto, partecipa al programma di Fondazione CON IL SUD che favorisce la nascita delle fondazioni di comunità locali nel Mezzogiorno. In questo quadro FCS ci ha accompagnato nel processo di costituzione – costruzione statuto, piani intervento, obiettivi, piano d’impresa dei primi cinque anni – e garantisce alcune risorse aggiuntive rispetto a quelle che raccogliamo sul territorio.
Il bando prevede infatti il raddoppio delle risorse economiche raccolte sul territorio da parte di FCS, sia relativamente al capitale (fino a un massimo di 2.000.000 di euro, da devolvere in unica quota, se questi sono raccolti nell’arco di 10 anni, nda), sia alle risorse raccolte e da distribuire sul territorio (fino a un massimo di 200.000 euro annui, nda), secondo la logica del Grant Matching. Inoltre due volte l’anno, secondo quanto previsto dall’accordo stipulato, rendicontiamo le nostre attività a FCS.
Qual è l’attuale patrimonio della fondazione?
Il Patrimonio della Fondazione è attualmente costituito da beni economici e artistici e al 31 dicembre 2016 ammontava a 1.162.152 euro. La dotazione patrimoniale iniziale della Fondazione era di 500.000 euro, raddoppiati grazie al contributo di Fondazione CON IL SUD, a cui si è poi aggiunto il contributo di privati, soci fondatori e soci sostenitori con strumenti di raccolta che coinvolgono anche la comunità locale. Nel Rione però ci sono poche imprese e in generale il tessuto economico è molto debole, quindi fatichiamo a reperire risorse da destinare all’aumento del patrimonio, che tra l’altro negli ultimi anni, vista la situazione economica globale, garantisce rendimenti sempre più risicati.
L’obiettivo attualmente è di aumentare il patrimonio facendo conoscere la Fondazione presso gli abitanti della III Municipalità, ma anche coinvolgere chi viene “da fuori”. In questo senso nel 2016 abbiamo lanciato la San Gennaro Card, che permette a chi la acquista di diventare sostenitore della Fondazione e ricevere sconti e agevolazioni presso i luoghi di interesse e le attività commerciali del Rione che aderiscono alla Fondazione stessa. È un modo per aumentare il senso di comunità, ma anche per rilanciare le attività culturali ed economiche del territorio agevolando il turismo.
Inoltre a breve sarà avviata una campagna di raccolta fondi denominata “Mille X Mille” il cui scopo è di trovare mille donatori che donino, ciascuno, 1.000 euro alla Fondazione.
La campagna della Fondazione per promuovere la San Gennaro Card
Quali modalità erogative privilegia la fondazione?
La Fondazione, visto lo stretto legame col territorio, individua una serie dei bisogni, pensa a possibili risposte e poi cerca di reperire, facendosi garante presso terzi, le risorse necessarie per realizzarle. Ma succede anche il contrario: alcuni donatori vogliono raggiungere un obiettivo e chiedono alla Fondazione come fare.
La Fondazione eroga principalmente attraverso elargizione diretta di somme di denaro previa conformità con le finalità statutarie, ma anche attraverso bandi diretti ad iniziative specifiche. In questo senso preferiamo privilegiare il rapporto piuttosto che la “trasparenza” dei bandi: il bando è uno strumento, non l’obiettivo del nostro agire. Mettersi insieme in una realtà come il Rione Sanità ha un valore culturale pazzesco, quindi per noi la priorità è valorizzare le relazioni e crearne sempre di nuove.
In pratica agiamo come facilitatori delle istanze che vengono dal territorio, usando un metodo deduttivo che ha però alle spalle una visione ben chiara.
Quali sono i rapporti con le organizzazioni della società civile che supportate?
Come detto il terzo settore, e in particolare il mondo della cooperazione, ha giocato un ruolo fondamentale per la nascita e lo sviluppo della Fondazione. La cooperazione, intesa nel senso più ampio del termine, fin dalle origini è stato lo strumento privilegiato del nostro agire; anche e soprattutto per una questione educativa. Non volevamo essere solo un’associazione di soggetti, ma un gruppo che lavorava insieme, che aveva un’idea di impresa comune, che puntava anzitutto alla comunità.
Attualmente abbiamo diversi tipi di rapporto con le organizzazioni del territorio: alcune sono socie della Fondazione, altre sono partner in alcune azione strategiche – abituali od occasionali – altre ancora sono “semplicemente” sostenute. Con l’Associazione Altra Napoli e l’Associazione PianoTerra, ad esempio, abbiamo una partnership strutturata attraverso cui finanziamo la seconda orchestra giovanile di Sanitansamble, che è uno dei primissimi progetti nati per il rilancio del quartiere.
Quante risorse sono state destinate al territorio grazie all’intermediazione della fondazione da quando questa è stata costituita?
Le risorse già liquidate sono 330.867 €.
State svolgendo qualche tipo di valutazione d’impatto oltre alla classica rendicontazione economica?
Abbiamo avviato le procedure per la redazione del bilancio sociale che ultimeremo nel corso del 2017.
Come giudicate questi primi anni di attività della sua fondazione?
La Fondazione in questi primi due anni si è fatta promotrice del cambiamento all’interno del Rione ed è sempre di più conosciuta tra gli abitanti e gli enti della Sanità. Sono tante le iniziative di coinvolgimento della comunità locale che hanno preso piede e, in un certo senso, sono appuntamenti sempre più attesi dal Rione. Basti pensare alle notti bianche o a “Benvenuti al Rione Sanità”, una rassegna artistica e musicale, giunta alla sua Terza Edizione, che coinvolgono migliaia di persone ogni anno.
Siamo giunti a ottenere buoni risultati, ma non sono mancate le difficoltà. Il reperimento di risorse adeguate per coprire i costi di gestione della Fondazione è stato uno dei problemi principali, anche se abbiamo sempre cercatore di mantenere una struttura “leggera” nonostante le attività alle quali ci dedichiamo siano spesso molto complesse.
Fin dall’inizio il nostro lavoro è stato fondato sul binomio spazi-giovani. Da un lato riqualificare il Rione, renderlo bello e vivibile, dall’altro “far uscire” i giovani dal ghetto, portarli fuori dalla Sanità ma con la prospettiva che ritornino e, forti dell’esperienza maturata, possano dare il proprio contributo per il quartiere. L’obiettivo è rompere l’isolamento che da sempre contraddistingue la Sanità. In questo senso la Fondazione sta avviando rapporti strutturati con le scuole che afferiscono alla Terza Municipalità e con le Agenzie Educative del Terzo Settore, al fine di creare maggiori sinergie e incisività nel territorio.
Quali sono le prospettive di sviluppo della fondazione?
La Fondazione ha la bella ambizione di rispondere alle esigenze concrete di crescita del Rione Sanità, sia da un punto di vista sociale che economico. Va da sé che in questa prospettiva la Fondazione intende sempre di più dotarsi di capacità e competenze che possano rispondere in maniera efficace ai bisogni del territorio.
Una delle opere di street art realizzate nell’ambito di L’Arte genera l’Arte
Potete indicarci un progetto sostenuto dalla Fondazione che secondo lei è esemplificativo dell’impegno profuso in questi primi anni di attività?
La Fondazione nel corso del 2016 ha lanciato la campagna L’Arte genera l’Arte: attraverso donazioni economiche e/o di beni artistici vengono finanziate opere d’arte partecipata di uso collettivo, che puntano ad abbellire e a riqualificare gli spazi comuni del Rione. In pratica si tratta di una gara di generosità tra chi dona un’opera d’arte alla Fondazione sposandone il fine, chi acquisisce quest’opera donando non meno del suo valore e chi dona la sua arte per realizzare un murale o una scultura per il nostro amato quartiere.
In occasione del Cinquantenario della morte di Totò la Fondazione ha inoltre donato al Rione la riqualificazione di due piazze, Largo Vita e piazzetta San Severo a Capodimonte, e due installazioni dedicate al principe de Curtis. L’inaugurazione delle due piazze da un lato ha donato vitalità allo stesso Rione, rinsaldano il senso di comunità tra gli abitanti, il rispetto per il bene comune, l’orgoglio verso il proprio quartiere e le sue bellezze; dall’altro lato rappresentano opportunità per attrarre un maggior flusso di visitatori all’interno della Sanità, restituendo un’immagine diversa da quella a cui si è abituati. Le opere di street art e rigenerazione urbana sono i segni visibili del cambiamento che la Fondazione vuole sostenere nel Rione valorizzandone la bellezza che ha permesso a molti turisti e curiosi di “entrare” al Rione Sanità con uno sguardo nuovo.
In generale gli interventi di arte partecipata che hanno coinvolto gli abitanti del quartiere sono già molto numerosi – Luce, ResisTiamo, il Fiore, In-ludere, Utravioletto, Speranza Nascosta – e altri attendono di essere realizzate grazie anche al coinvolgimento di numerosi artisti: Tono Cruz, Fancisco Bosoletti, Paolo La Motta, Mono Gonzalez, Matu.