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Più asili nido e più posti nelle scuole materne favoriscono l’occupazione femminile. Il rapporto, per certi versi scontato, è stato recentemente evidenziato da un’indagine effettuata dalla Fondazione Openpolis, che mostra come nelle regioni in cui la presenza di asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia copre almeno il 30% dei bambini della fascia 0-3 anni – come ad esempio Valle d’Aosta, Umbria, Emilia Romagna e Toscana – il tasso di occupazione femminile supera il 60%. Ancora lontano dai livelli europei (66,5%), ma comunque più alto della media italiana (52,5%).

Come spesso vi abbiamo raccontato, in questi anni diverse aziende hanno scelto di investire nel welfare – in particolare attraverso rimborsi delle spese scolastiche, misure salvatempo o altri servizi specifici – allo scopo di fornire risposte ai bisogni di conciliazione vita-lavoro, in particolare a di quella “generazione sandwich” sempre più schiacciata tra complessità legate alla dimensione genitoriale e quelle legate alla cura di familiari anziani. Alcune imprese lo hanno fatto anche attraverso la costituzione di asilo nidi interni che, seppur citati come esempio virtuoso di welfare aziendale, restano ad appannaggio delle grandi realtà. Anche per questa ragione è nata una startup che mira a cambiare le cose

Asili nido aziendali: la situazione attuale

Secondo un recente rapporto dell’Istat, in Italia ci sono 4.245 asili nido pubblici e 212 asili aziendali, questi ultimi accolgono circa 7.000 bambini. Come evidenziato dal rapporto dell’istituto statistico, in media, ciascuna di queste strutture può ospitare circa 30 bambini per un costo mensile che oscilla tra i 200 euro e i 550 euro al mese. Seppur alcuni asili nido aziendali si siano progressivamente “aperti” al territorio, garantendo l’accesso anche attraverso graduatorie comunali, i costi di realizzazione e mantenimento risultano molto alti.

Non c’è quindi da stupirsi che, anche per questa ragione, tali strutture appartengano solitamente a grandi imprese, come Fiat, ENI, Luxottica, Angelini, Intesa Sanpaolo, UniCredit, Vodafone, che hanno le capacità economiche e organizzative per crearle e mantenerle. Da notare, in questo senso, è anche il forte squilibrio territoriale: i nidi aziendali sono concentrati soprattutto nelle grandi città, come Milano e Roma, e in alcune regioni, come Veneto e Liguria, dove sono appunto concentrate le grandi imprese.

Una delle sfide che riguarda gli asili nido aziendale sta dunque nel diffondere queste realtà a un numero sempre maggiore di imprese, ed in particolare quelle di minori dimensioni. Alcuni parlamentari della Lega pare siano al lavoro su un Disegno di legge che potrebbe favorire iniziative in tal senso, introducendo sgravi fiscali (fino a 3.000 euro) per gli imprenditori che decidono di allestire asili e servizi di dopo-scuola aziendali.

Needo, una nuova opportunità per le imprese

In attesa di questi eventuali provvedimenti, alcune realtà private stanno lavorando per favorire la diffusione dei nidi aziendali anche tra le imprese di minori dimensioni. Negli ultimi anni sono infatti nate alcune startup che si propongono di sostenere le imprese nella realizzazione di soluzioni innovative, più semplici e meno costose. È questo il caso di Needo, un progetto realizzato con il sostegno della UniCredit Foundation attraverso il Bando “UniCredit Carta E 2017”.

Needo è un nido d’infanzia che può sorgere in qualunque luogo e per qualunque periodo di tempo venendo incontro alle esigenze di famiglie, aziende e piccoli comuni. La struttura è infatti ricavata dalla rigenerazione di container marittimi, in un’ottica di economia circolare e sostenibilità. Grazie a questa sua particolarità, gli “edifici” scolastici sono modulabili: possono infatti facilmente ampliarsi e trasformarsi.

Oltre alle strutture Needo garantisce anche un’offerta educativa di livello, grazie alla presenza di personale qualificato e formato. Per meglio farvi capire come si è sviluppata questa particolare startup, vi lasciamo di seguito un video-presentazione del progetto.

Alcune considerazioni

Nonostante sempre più imprese investano nel welfare aziendale, come evidenzia anche il caso degli asili nido, permangono alcune criticità nella diffusione del fenomeno, soprattutto a livello territoriale (Nord vs Sud) e di dimensione aziendale (grande impresa vs PMI). Gli sgravi previsti dal nuovo Disegno di legge per la costruzione di nidi e servizi aziendali, con ogni probabilità, non saranno in grado di incidere in maniera significativa su questa situazione: le cifre previste per i nuovi sgravi, se confermate, appaiono infatti molto basse e comunque non sufficienti per spingere un’impresa di piccole dimensioni a un investimento comunque molto oneroso.

Avendo presente quanto emerso dalle più recenti ricerche sui temi della conciliazione di vita-lavoro è chiaro che i bisogni riguardanti l’armonizzazione dei tempi – soprattutto dal lato delle donne – necessitano di interventi più imponenti ed efficaci, che guardino al fenomeno nella sua globalità. È tuttavia interessante notare come, nonostante i ritardi della politica, alcune realtà private si stiano muovendo per favorire lo sviluppo di servizi di conciliazione che, come noto, possono avere effetti importanti sotto il profilo occupazionale, della parità di genere e produttivo.

 

Questo approfondimento è parte del Focus ZeroSei di Percorsi di secondo welfare: clicca qui per saperne di più