Flaviano Zandonai ricostruisce i principali snodi critici del processo di trasformazione in atto nel welfare italiano. Il paper, in particolare, intende approfondire il ruolo che gli enti del terzo settore stanno svolgendo in questo momento di transizione – specialmente alla luce della recente riforma di cui sono oggetto – e il loro impatto sul sistema di offerta e di matching rispetto a una domanda sempre più mutevole ed articolata. L’analisi è condotta, in primo luogo, evidenziando i limiti registrati nel modello regolativo attuale dei servizi sociali e, in secondo luogo, delineando i margini di azione dei soggetti di terzo settore di natura imprenditoriale in due ambiti chiave: il welfare aziendale e la rigenerazione a scopo sociale di beni immobili e spazi da destinare a utilizzi di interesse collettivo.

L’autore

Flaviano Zandonai è ricercatore presso Euricse e segretario di Iris Network, la rete italiana degli istituti di ricerca sull’impresa sociale. I suoi interessi di ricerca riguardano principalmente i modelli di impresa sociale e, a livello di processi, la rigenerazione degli asset comunitari. Collabora con il magazine Vita e con altre testate editoriali.

Abstract

La stagione riformatrice del welfare sancita da provvedimenti normativi come la legge quadro sui servizi sociali (Legge 328/2000) ha consentito, da una parte, di regolare, seppur in modo non omogeneo sul territorio nazionale, il sistema di offerta e la programmazione delle politiche sociali, agendo in particolare lungo l’asse pubblico (enti locali in particolare) e privato sociale (Terzo Settore). D’altro canto questo stesso impianto si è rivelato progressivamente inadeguato nel cogliere trasformazioni profonde che corrispondono, in termini generali, ad una sempre più marcata dislocazione dei servizi di welfare a ridosso dei luoghi di vita di persone e comunità locali: il lavoro, l’abitazione, le attività culturali, ricreative, sportive. La progressiva strutturazione di un sistema di welfare distribuito e non solo concentrato in strutture e modelli di servizio oggetto di autorizzazione, accreditamento, certificazione e branding sollecita il ruolo degli “addetti ai lavori”, in particolare delle organizzazioni di terzo settore che, soprattutto attraverso veicoli imprenditoriali come le cooperative sociali, hanno esercitato ed esercitano un impatto considerevole sull’offerta di alcune tipologie di servizi sociali. Impatto che potrebbe allargarsi ed incrementarsi alla luce della recente riforma normativa (Legge 106/2016) che definisce, anche in senso giuridico, l’identità del terzo settore e, al tempo stesso, allarga i suoi settori di intervento, in particolare delle imprese sociali, anche in quegli ambiti dove prendono forma nuovi modelli di servizio e di business legati alla protezione sociale. Il contributo intende ricostruire i principali snodi critici del processo di trasformazione in atto, allo scopo di verificare la loro consistenza e i loro effetti sul sistema di offerta e di matching rispetto a una domanda sempre più mutevole ed articolata. L’analisi verrà condotta in primo luogo evidenziando i limiti registrati nel modello regolativo attuale dei servizi sociali e in secondo luogo delineando i margini di azione dei soggetti di terzo settore di natura imprenditoriale in due ambiti chiave: il welfare aziendale e la rigenerazione a scopo sociale di beni immobili e spazi da destinare a utilizzi di interesse collettivo.