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Lo scorso maggio è stato presentato uno studio promosso da Cisl Emilia Romagna e realizzato da ADAPT – associazione fondata da Marco Biagi nel 2000 per promuovere studi e ricerche nell’ambito delle relazioni industriali e del lavoro – sul tema della contrattazione aziendale e territoriale. In particolare l’indagine (disponibile qui) – attraverso una serie di interviste a 15 dirigenti sindacali Cisl e l’analisi di un campione di contratti aziendali – si è proposta di individuare le principali direttrici di sviluppo del fenomeno all’interno della regione Emilia Romagna. Si tratta di nuovi dati interessanti che vanno ad affiancarsi a quelli messi a disposizione dal Ministero del Lavoro e dello Sviluppo Economico e da alcune ricerche ad hoc realizzate sul territorio (come quella curata da Percorsi di secondo welfare per la Regione)

La contrattazione territoriale e di secondo livello

Secondo gli operatori sindacali coinvolti nella ricerca – appartenenti alle federazioni Fim, Fit, Fisascat, Femca – negli anni della crisi si è assistito ad una progressiva diminuzione della contrattazione aziendale e territoriale in Emilia Romagna. L’impressione di chi opera sul campo è che sia diminuita la contrattazione collettiva intesa in senso “classico”, ovvero finalizzata a migliorare le condizioni di lavoro e retributive, soprattutto perché aspetti inerenti la difesa dall’impatto della crisi sono stati discussi a livello europeo piuttosto che a livello locale.

Malgrado tale percezione, il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali rileva che l’Emilia Romagna è la seconda regione a livello nazionale dopo la Lombardia per numero di contratti collettivi depositati a seguito della nuova normativa relativa alla defiscalizzazione di salario di produttività e welfare aziendale. Conseguentemente alla pubblicazione del Decreto Interministeriale 25 marzo 2016 in materia è stata infatti resa disponibile una procedura per il deposito telematico dei contratti aziendali e territoriali.

Secondo i dati elaborati dal Ministero, tra maggio 2016 e maggio 2018 sono stati depositati attraverso questo canale 5.236 accordi relativi al territorio dell’Emilia Romagna; attualmente quelli attivi sono 1.445, di cui 1.249 di natura aziendale e 196 territoriali.

Le materie oggetto di contrattazione

Secondo i testimoni coinvolti, la contrattazione aziendale ha ricevuto nuova linfa dalle misure legate alla defiscalizzazione del salario di produttività e del welfare aziendale, introdotte con la Legge di Stabilità del 2016 e poi rafforzate negli anni successivi. Tali novità hanno comportato un cambiamento di approccio sia da parte del sindacato che da parte del management aziendale e dei rappresentanti delle associazioni datoriali. Grazie alla nuova normativa si è infatti affermata la filosofia in base alla quale la contrattazione collettiva sia una leva a servizio dell’incremento della produttività.

Un altro elemento che ha fortemente condizionato la contrattazione nell’ultimo triennio secondo gli intervistati è stata l’applicazione degli ammortizzatori sociali. L’attivazione di strumenti come la cassa integrazione, i contratti di solidarietà e la mobilità (soppressa dal 1° gennaio 2017) richiede infatti un confronto preliminare tra le parti sociali, a conclusione del quale spesso si giunge ad accordi finalizzati a limitare gli esuberi.

Per quanto riguarda le materie oggetto di contrattazione, in base a quanto affermato dagli intervistati i temi più presenti all’interno dei contratti sono:

  • il salario di risultato e la produttività, che risulta essere il contenuto maggiormente contrattato dalle parti sociali;
  • l’occupazione e i contratti di lavoro; attraverso la contrattazione collettiva aziendale e territoriale si cerca di dare applicazione a quanto previsto dalla legislazione sul lavoro in merito alla stabilizzazione dei lavoratori temporanei presenti nelle aziende, all’applicazione degli ammortizzatori sociali, alla riduzione socialmente sostenibile del personale in forza, ecc;
  • l’orario di lavoro, che è sempre più presente nei contratti aziendali in ragione della maggiore richiesta di flessibilità nei confronti dei lavoratori da parte delle imprese;
  • il welfare aziendale che – come detto – ha conquistato nuovi spazi grazie ai recenti incentivi fiscali.

Il welfare aziendale in Emilia Romagna

Lo studio ha svolto un’ulteriore analisi di alcuni contratti sottoscritti da aziende con sede nel territorio regionale per capire quale sia la diffusione del welfare aziendale. Tra le imprese contraenti spiccano nomi importanti del panorama regionale (e non solo): Orogel (sede di Cesena), Vicini Spa, Marazzi Group, Automobili Lamborghini, Ducati, Kerakoll, Gruppo Hera, Nord Motoriduttori Srl, Parmalat, Granarolo e Barilla.

Secondo quanto riportato dall’indagine, in Emilia Romagna si va affermando sempre di più la contrattazione di istituti di welfare aziendale. A questo riguardo è interessante osservare come nei contratti oggetto d’analisi siano presenti in modo preponderante misure relative alla conciliazione vita-lavoro e che le prestazioni di questa natura non riguardano esclusivamente il sostegno alla genitorialità. Alcune imprese – ad esempio Barilla e Parmalat – hanno infatti previsto forme di flessibilità lavorativa (soprattutto telelavoro, smart working e part time) e permessi destinati a quei lavoratori che hanno la necessità di assistere familiari non autosufficienti, come i genitori anziani.

Tra le esperienze osservate ce ne sono alcune – come Marazzi Group e Hera – che garantiscono ai lavoratori e alle lavoratrici un ampio paniere di servizi, pensato per tutti i possibili profili sociali presenti in azienda. Queste società, anche grazie alla collaborazione con provider di welfare aziendale, mettono a disposizione dei propri dipendenti tutte le prestazioni definite dall’articolo 51 e 100 del Tuir: dalla sanità integrativa alla previdenza complementare, dall’ambito assicurativo a quello del sostegno all’infanzia, dal sostegno alla non autosufficienza fino al ramo del benessere personale e del sostegno al reddito.

Di grande interesse, infine, il caso di Nord Motoriduttori Srl, impresa che conta circa 170 dipendenti, con sede a San Giovanni in Persiceto in provincia di Bologna, che si occupa di assemblaggio e verniciatura di motori elettrici e motoriduttori. Nonostante la dimensioni non particolarmente ampia, l’azienda ha deciso di rafforzare il proprio piano di welfare implementando un’indagine insieme alle rappresentanze sindacali interne. In questo modo, il management si è proposto di comprendere i reali bisogni dei suoi collaboratori e, di conseguenza, individuare misure aziendali sempre più efficaci per farvi fronte.

La ricerca di Percorsi di secondo welfare in Emilia Romagna

L’indagine di ADAPT conferma un’impressione ormai diffusa tra operatori e ricercatori: l’Emilia Romagna è una delle aree del nostro Paese più vivaci per quel che riguarda la diffusione del welfare aziendale attraverso gli strumenti contrattazione. Una impressione che sembra essere confermata anche da una recente ricerca condotta dal nostro Laboratorio per la Regione Emilia Romagna.

In base alla nostra indagine – che tra ottobre 2015 e dicembre 2016 ha coinvolto più di 700 imprese – oltre il 56% delle realtà imprenditoriali del territorio offre servizi di welfare ai propri dipendenti come forma di integrazione della normale retribuzione. Le prestazioni più comuni riguardano la formazione (70%) e la sanità integrativa (63%); a grande distanza si trovano i servizi volti alla conciliazione vita-lavoro (33%) e la previdenza complementare (29%). Piuttosto bassa appare la percentuale di imprese che offrono misure di sostegno al reddito (22%). Sono invece residuali tutte le altre (wellness e lifestyle, mobilità sostenibile e trasporto, housing e sostegno alle spese abitative).

Nonostante il fenomeno sembri interessare un numero sempre maggiore di aziende, è importante evidenziare che ci sono alcune dinamiche che incidono molto sulla presenza dei servizi di welfare destinati ai lavoratori. Tra questi ci sono le dimensioni e la struttura dell’azienda. In particolare il welfare aziendale sembra essere proporzionalmente più presente al crescere delle dimensioni dell’azienda (69% tra le 71 aziende con più di 49 addetti, +12,9 punti percentuali rispetto alla media) e del fatturato (82,4% tra le 34 aziende che superano i 10 milioni, pari a +25,4 punti percentuali dalla media), nelle aziende che appartengono a un gruppo (+6,4 punti percentuali) e nelle multilocalizzate (+12,4 punti percentuali).

Per maggiori informazioni in merito alla nostra ricerca sul welfare aziendale in Emilia Romagna