La crisi economica e sociale ha profondamente cambiato il volto del sistema di welfare italiano. A causa dei tagli alla spesa sociale e a fronte dell’aumento di rischi e bisogni, il settore pubblico appare incapace di rispondere coerentemente alle crescenti richieste provenienti dai cittadini. E’ tuttavia in questa situazione di grande difficoltà che numerose aziende italiane stanno sviluppando e introducendo iniziative di welfare con l’obiettivo di affiancare le istituzioni pubbliche nella fornitura di servizi e prestazioni a carattere sociale.
Il welfare aziendale è sempre più spesso oggetto della contrattazione, soprattutto di quella di secondo livello: territoriale, distrettuale e aziendale. Nel welfare aziendale rientrano un’ampia gamma di beni e servizi: da quelli socio-assistenziali e di sostegno del reddito ai servizi per il benessere dei dipendenti e dei loro familiari, dai servizi di previdenza integrativa in campo pensionistico e sanitario ai servizi di conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa, solo per citare le principali aree di intervento.
Lo sviluppo e la crescita del welfare aziendale di origine negoziale costituisce un fenomeno rilevante, sia come strategia per incrementare la produttività aziendale che per assicurare maggiore tutela economica e sociale delle persone e favorire lo sviluppo locale dei servizi.
Secondo i dati dell’Osservatorio sulla contrattazione di secondo livello (CISL, 2012), fatto 100 il numero di contratti di secondo livello registrati nella banca dati nel periodo 2009-2012, il 10% riguarda contratti validi sull’intero territorio nazionale, il 54% sono stati stipulati nelle imprese del Nord, in quelle del Centro sono il 27% e appena il 9% dei contratti sono stipulati al Sud e nelle Isole.
Sono dati significativi, che mostrano un fenomeno in espansione ma che devono anche mettere in guardia sugli squilibri territoriali e fare riflettere sul margine di sviluppo in questo ambito. L’applicazione delle misure di welfare aziendale negoziate tra l’impresa e i rappresentanti dei lavoratori possono concorrere ad ampliare situazioni di diseguaglianza nell’accesso ai servizi di welfare tra le diverse componenti presenti nel mondo del lavoro, tra imprese grandi, piccole e micro, tra i lavoratori alle dipendenze e i lavoratori autonomi, tra aree territoriali. Per contrastare tale rischio è oggi fondamentale aumentare la diffusione tra le imprese della contrattazione decentrata in merito alle misure di welfare aziendale, soprattutto tra le piccole imprese e nelle Regioni in cui essa è ancora poco sviluppata.
In secondo luogo, date le difficoltà di implementazione di misure di welfare aziendale da parte delle piccole e micro imprese, è necessario promuovere presso queste ultime percorsi di contrattazione decentrata di natura territoriale e distrettuale – attualmente ancora poco utilizzati – anche ricorrendo a forme incentivanti da parte delle Regioni.
Sia che si guardi ai dati promettenti, sia che si evidenzino i ritardi e i rischi che emerga una configurazione incompleta e/o troppo disordinata delle pratiche di contrattazione, assume grande rilevanza il monitoraggio e valorizzazione dell’innovazione contenuta nei contratti e negli accordi di secondo livello. Si tratta di individuare, raccontare e far conoscere le tante soluzioni innovative che prendono forma proprio in fase di contrattazione all’interno delle singole aziende e che vedono coinvolte imprese che fanno rete tra loro o con i soggetti del territorio. Monitoraggio e valorizzazione possono concorrere a favorire l’innovazione a livello aziendale e locale, facilitando la replicabilità di buone pratiche già sperimentate, e possono inoltre contribuire a rilanciare un tema oggi particolarmente rilevante quale il ruolo della contrattazione e del sindacato.
Come abbiamo anche sottolineato nelle conclusioni del Primo rapporto sul secondo welfare in Italia, assume quindi un’importanza strategica: monitorare e sottoporre a valutazione le pratiche di contrattazione che nascono e si sviluppano nell’ambito del welfare; capire quali iniziative possono trasformarsi da sperimentazioni e progetti pilota in programmi tanto stabili da poter contare su un flusso di risorse continuativo; fare leva su monitoraggio e valutazione per «creare sistema», avviando e sostenendo un processo che sia incrementale e parta «dal basso», ma sia anche cumulativo, fondato cioè su benchmarking, diffusione di buone pratiche, e apprendimento.
Per questo proponiamo di realizzare sul nostro sito uno spazio (focus) dedicato alla contrattazione, che racconti in maniera continuativa e sistematica le esperienze di contrattazione aziendale e sociale. Per riuscirci, ci apriamo alla collaborazione di tutti i partner del progetto e in particolare del sindacato. A partire dal 2014 CISL Lombardia e CISL Piemonte sono partner del progetto "Percorsi di Secondo Welfare” e così – a partire dagli Osservatori delle organizzazioni sindacali – individueremo insieme gli accordi da assumere a caso e da analizzare e presentare come buone prassi della negoziazione sindacale, privilegiando i seguenti temi:
- il welfare aziendale
- le politiche di conciliazione (servizi e flessibilità oraria)
- le politiche attive del lavoro
- la promozione di benessere, salute e sicurezza
- le politiche di integrazione
- il sostegno al reddito e l’agevolazione all’accesso alle prestazioni sociali.
L’adesione della CISL Lombardia e della Cisl Piemonte a questo progetto, e in particolare a questa specifica area di osservazione, testimonia la volontà del sindacato di sostenere, estendere e qualificare l’esperienza della contrattazione decentrata, quale strumento privilegiato di tutela, attraverso la diffusione delle numerose buone prassi negoziali che le federazioni e le unioni realizzano e promuovono sul territorio per rispondere ai bisogni delle lavoratrici dei lavoratori, e delle famiglie.