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Giovedì 16 gennaio è partita la prima edizione di WelCom, il corso per formare Manager del welfare di comunità ideato e gestito da un partenariato tra Pares, Percorsi di secondo welfare, Progetto Mirasole e CSV Milano. Nel corso della giornata introduttiva, il gruppo dei partecipanti si è interrogato sulle caratteristiche che qualificano questa nuova figura professionale ibrida, sperimentale e dinamica.

Crediamo che la condivisione di quanto emerso durante questo primo momento possa essere utile per capire il tema, ma anche la logica e il metodo, del percorso formativo di WelCom, che già a marzo vedrà l’avvio di una seconda edizione (informazioni sulla Spring Edition sono disponibili qui; le iscrizioni chiudono il 15 febbraio). Ma andiamo con ordine.

Attraverso un brainstorming strutturato che ha coinvolto i partecipanti al corso, condotto con la tecnica OPERA ci siamo confrontati intorno ad alcune questioni-guida:

  • perché serve un Manager del welfare di comunità?
  • cosa fa un Manager del welfare di comunità?
  • in che contesti agisce il Manager del welfare di comunità?
  • quali competenze e attitudini mette in gioco il Manager del welfare di comunità?

Dal brainstorming è sorto un primo profilo sfaccettato, frutto di esperienze dirette, aspettative e aspirazioni emerse durante il confronto1. Le riportiamo di seguito.

Manager del welfare di comunità: chi è e cosa fa

Non è uno specialista, ma è piuttosto uno sperimentatore.

La sua azione si radica in un contesto locale definito – un quartiere, una città, una valle, un distretto sociale o culturale, il suo intervento si basa sulla prossimità territoriale, attraverso la quale costruisce relazioni e crea tessiture comunitarie, progettuali, partecipative.

È un osservatore: conosce, legge, mappa, connette i bisogni e le risorse del suo territorio, ma osserva con “mente attiva e progettante” (De Carlo 2009): è un “professionista riflessivo” (Schön 1993), che coniuga e facilita connessioni tra pensiero e azione.

Attività di brainstorming strutturato svolta durante la prima lezione del corso WelCom, gennaio 2025.

Conosce le potenzialità delle tecnologie digitali e sa – come ha insegnato l’esperienza della pandemia – che prossimità e comunità sono concetti praticabili anche nello spazio digitale. Indaga le opportunità offerte dagli strumenti digitali per rafforzare legami comunitari, partecipazione e coinvolgimento.

Usa il progetto come dispositivo per prefigurare futuri desiderabili, per mettere persone e organizzazioni in condizione di agire e di produrre cambiamenti, per costruire coalizioni collaboranti.

È un sarto che opera in una bottega artigiana: unisce creatività e precisione, unicità, lavoro di squadra, professionalità e versatilità, pensiero laterale, visione d’insieme e cura del dettaglio. Misura, taglia e cuce, fare e disfa, prova corregge, adatta. Prova a introdurre ordine e metodo in un contesto caotico. È attento, cura e dedica tempo al processo, è orientato al risultato, al sogno che si realizza. Ama il suo lavoro. Gioisce nel fare le cose bene.

È un attivatore e un connettore, ricompone frammentazioni, incentiva collaborazioni, costruisce coalizioni, reti e partnership cross-settoriali. Conosce, analizza, mette in relazione, supporta e promuove, ingaggia.

Attraverso un approccio partecipativo, multidisciplinare, trasversale, olistico, opera per promuovere benessere locale collettivo, contribuendo a costruire un welfare plurale, muovendosi a cavallo tra welfare dei servizi, welfare di comunità, welfare di iniziativa (Longo e Maino 2021), connettendo servizi e progetti sociali, socio-sanitari, culturali, educativi, formativi, di sviluppo locale.

Attività di brainstorming strutturato svolta durante la prima lezione del corso WelCom, gennaio 2025.

Caratteristiche chiave, attitudini e competenze

Il Manager del welfare di comunità ha dunque un profilo duttile, poliedrico, versatile, multidisciplinare.

Unisce attitudini e competenze molteplici, che gli consentono di operare in contesti complessi, di mettere connessione mondi e linguaggi, di favorire interlocuzioni tra diversi livelli. È analitico, empatico, capace di attivare gli altri, ha una visione d’insieme, è aperto alla contaminazione reciproca.

Sa analizzare e sa costruire mappe di conoscenza territoriale. Conosce e utilizza strumenti di analisi qualitativa e quantitativa. Raccoglie bisogni, desideri e opinioni. Legge il contesto. Identifica risorse, potenzialità e criticità. È attento ai cambiamenti presenti sul territorio e a far emergere gli attori sociali sommersi, spesso portatori di innovazioni inaspettate.

Giocando un ruolo di connettere e facilitatore, agisce come cerniera tra diversi livelli e settori. Dialoga con (e mette in dialogo) il livello di indirizzo politico, quello tecnico della governance, gli operatori e le operatrici sul campo. Promuove e facilita relazioni tra contesti formali e informali e tra persone, enti e istituzioni. Compone puzzle di servizi, progetti e iniziative complementari, elabora cataloghi e mappe per promuovere e far conoscere spazi e attività. Crea connessioni tra bisogni e risorse.

Per usare un paragone calcistico, come un regista/mediano si muove tra le linee non rispondendo a una singola organizzazione ma a una rete di soggetti collaboranti. Lavora sottotraccia, si mette al servizio della squadra, crea le condizioni per far emergere e valorizzare contributi plurimi. Crea connessioni armoniche, facilita la comunicazione e la collaborazione.

Utilizza tecniche di facilitazione (come l’ascolto attivo), strumenti di ricerca-azione (come l’osservazione partecipante) e sa coordinare gruppi di lavoro e progetti articolati: gestisce le complessità, le instabilità, gli imprevisti e i conflitti, ha competenze organizzative, valorizza ed esalta le esperienze, le competenze e le attitudini di persone e organizzazioni in favore della comunità. Sa fare sintesi.

Attività di brainstorming strutturato svolta durante la prima lezione del corso WelCom, gennaio 2025.

Il Manager del welfare di comunità è un esploratore curioso in continua ricerca. Coglie spunti positivi, cambia i suoi percorsi, crea connessioni, va in visita, instaura dialoghi personali, scopre l’origine delle cose, documenta e si documenta. Sa che ci sono cose che non sa di non sapere ed è attento a cogliere l’ignoto ignoto: conosce l’importanza della serendipità nei processi di innovazione. Basa la sua azione sulla prossimità, sull’interazione con le dinamiche territoriali e sulla scoperta e la continua riscoperta del contesto.

È un progettista, ma non in senso tradizionale. Usa il progetto come dispositivo attivante, intorno al quale costruire visioni collettive e plurali, prospettive condivise di futuro, collaborazioni produttive, attività concrete, cambiamenti desiderati. Progetta, coordina, gestisce e valuta. Conosce e pratica la progettazione partecipata e i procedimenti di co-programmazione e co-progettazione, anima percorsi e processi per costruire progettazioni inedite e cross-settoriali, basate su coalizioni coerenti e aperte.

Nella sua azione cross-settoriale, a cavallo tra contesti multipli, crea un metacontesto che assume un significato particolare per gli attori che lo vivono e lo praticano e che in esso si riconoscono. Uno spazio di sinergia, un ecosistema, nell’ambito del quale sorgono collaborazioni produttive e connessioni strutturate. Con una visione drone, il manager del welfare di comunità coglie l’insieme dei nessi, delle dinamiche e delle risorse disponibili e attivabili, e le valorizza in una logica di rete. In questo modo, le già citate mappature di conoscenza territoriale prendono una forma non solo geografica (con i segnaposto di organizzazioni e spazi) ma anche sociale, relazionale e culturale (con linee di attraversamento e con tracciati di connessione).

Prospettive di arricchimento

Così abbiamo delineato un primo profilo del Manager di comunità. Nei prossimi incontri del corso WelCom, per alimentare e ampliare il confronto culturale e di prospettiva intorno a questa figura, sarà interessante arricchire questo profilo sulla base dei contributi dei docenti che interverranno nel corso, le letture e gli approfondimenti del gruppo dei corsisti-partecipanti, un confronto con analoghe esperienze svolte in altri contesti, gli interventi di esperti che vorranno contribuire al dibattito.

Questo approccio aperto, basato sulla riflessione e il confronto tra pratiche, rimanda anche a una caratteristica qualificante e cruciale della figura del Manager di comunità che non emersa in questo primo confronto, che vale la pena anticipare.

Pur agendo su un territorio e in uno spazio definito, il Manager si apre all’esterno, cogliendo le opportunità di confronto con altri territori e comunità, le occasioni di aggiornamento e le possibilità di apprendimento che offrono convegni, seminari, scuole, scambi, visite, viaggi, progetti nazionali e transnazionali.

L’azione locale di prossimità non esclude la necessità di ampliare gli orizzonti, di apprendere da esperienze esterne, di sentirsi parte di una comunità professionale di pratica, anche per costruire una identità professionale in cui riconoscersi.

 

Per approfondire

Note

  1. Hanno contribuito i partecipanti alla prima edizione di WelCom: Emanuele Finardi, Yamina Dhaouadi, Marco Lattuada, Stefano Lombardi, Sara Carrabba, Thomas Pettinato, Alberto Servetto, Monica Castagnetti, Maria Di Marla, Rosa Romano, Tiziana Scalco, Giacomo Costantino Leaci, Silvia Contessi, Renato Magni, Helena Lea Memeo, Marco Ciorli, Annarita Gentile, Simona Michelazzi, Enrica Capozza, Francesca Polo, Virginia Carlino, Cristina Mocchetto, Valeria Tanzarella, Bolivar Alvares Andres, Deborah Barbaglia, Caterina Giacometti.
Foto di copertina: Attività di brainstorming strutturato svolta durante la prima lezione del corso WelCom, gennaio 2025.