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Il Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato (CSVnet) ha pubblicato il report relativo alle attività del 2013 dei Centro di Servizio per il Volontariato (CSV). Nel corso del 2013 le attività di promozione del volontariato realizzate dai CSV sono state 5.576, principalmente iniziative come conferenze e convegni (1.531), mostre, feste, spettacoli (1.279) oltre che progetti maggiormente innovativi come percorsi rivolti a persone condannate ad una pena sostitutiva, stage di volontariato, Servizio Civile Nazionale e progetti di scambio europei.

Uno spazio importante viene dedicato alla promozione del volontariato giovanile, riconosciuto come una possibilità per garantire il ricambio generazionale e la continuità delle organizzazioni, oltre che un modo per garantire ai giovani la possibilità di crescere sia personalmente che professionalmente. Nel 2013, 71 CSV hanno svolto attività di promozione nelle scuole, coinvolgendo 154.492 studenti (di cui 22.775 delle scuole primarie, 128.358 delle scuole secondarie e 3359 delle università), 3.949 docenti e 3.040 OdV in 1.752 scuole e 36 università.


Giovani e Volontariato in 3D

Un esempio di promozione del volontariato nelle scuole è il progetto “Giovani e Volontariato in 3D” realizzato da alcuni anni dal CSV SVEP (Servizio Volontariato Emilia Piacenza ONLUS) in collaborazione con alcune scuole della Provincia di Piacenza. “Giovani e Volontariato in 3D” prevede un percorso formativo in orario scolastico, testimonianze, discussioni con gli studenti, visione di materiali multimediali e alcuni incontri di approfondimento. Durante il percorso vengono presentate alcune organizzazioni di volontariato attive sul territorio dove gli studenti interessati possono svolgere stage di venti ore riconosciuti per i crediti formativi. Vi è poi un incontro conclusivo durante il quale gli studenti condividono le esperienze vissute coinvolgendo anche chi non ha effettuato lo stage. La formazione in aula e l’organizzazione degli stage sono curate dal CSV con fondi propri. Buona parte degli studenti coinvolti ha continuato poi l’attività di volontariato, anche in altre organizzazioni.

Nell’anno scolastico 2014/2015 il progetto si è arricchito di un’interessante peculiarità. Alcune classi IV dell’indirizzo “liceo delle scienze umane” del Liceo Statale Giulia Molino Colombini di Piacenza, che già avevano fatto il percorso l’anno prima, sono state coinvolte in un’esperienza di alternanza scuola-lavoro. Queste classi hanno svolto un percorso formativo realizzato in partership tra CSV SVEP, Associazione La Ricerca ONLUS e Liceo Colombini, durante il quale hanno approfondito le caratteristiche giuridiche e sociologiche del volontariato, la sua funzione educativa e formativa (a cura di Pierpaolo Triani, professore associato di didattica generale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – sede di Piacenza), le tecniche di comunicazione e gestione dei gruppi, la peer education e la valorizzazione delle competenze acquisite tramite il volontariato (a cura del CSV Volabo di Bologna). Questo percorso formativo s’inserisce nel programma delle attività didattiche dell’indirizzo scolastico coinvolto.

Successivamente i giovani stagisti, suddivisi in tre gruppi, hanno iniziato le attività. Il primo gruppo ha effettuato la mappatura di tutte le organizzazioni di volontariato disponibili ad accogliere studenti recandosi presso le sedi e raccogliendo le informazioni necessarie (come il tipo di attività svolte, il ruolo dei volontari, i compiti degli studenti e le competenze loro richieste) attraverso alcune interviste. Il secondo gruppo ha guidato il percorso formativo rivolto alle classi terze presentando le varie associazioni agli studenti, raccogliendo le adesioni e curando gli abbinamenti tra studente e associazione. Il terzo gruppo, invece, ha svolto il ruolo di tutor durante il periodo di stage nelle associazioni, mantenendo contatti con gli studenti delle classi terze e i responsabili delle varie associazioni.

In ultimo, gli studenti delle classi quarte hanno realizzato un progetto di sensibilizzazione al volontariato in alcune scuole primarie, ove sono entrati nelle classi e insieme ai responsabili di alcune associazioni, hanno coinvolto i bambini in varie attività basate sul gioco e altre metodologie attive per stimolarli a riflettere su vari temi come la pace, la solidarietà, l’ambiente.


L’importanza della promozione nelle scuole

Sia i dati presentati dal Report che l’esempio del CSV SVEP, mostrando quanto sia importante promuovere il volontariato nelle scuole, confermano la letteratura scientifica sull’argomento.

La scuola è uno dei principali ambienti di vita dei giovani, un luogo ove trascorrono buona parte del loro tempo e costruiscono relazioni significative, un luogo quindi ove possono apprendere comportamenti pro-sociali, caratterizzanti l’identità civica, come il volontariato (Yates 1999; Wray-Lake e Syvertsen 2011). I progetti realizzati nelle scuole non coinvolgono singoli studenti, ma gruppi o classi, aspetto che favorisce l’emergere di positive dinamiche di gruppo che comportano scambi emotivi e relazionali (Yates 1999). Come è noto, l’apprendimento dei comportamenti prosociali – quindi della responsabilità sociale – avviene attraverso la socializzazione, attraverso l’esempio dei pari o di figure significative come famigliari ed educatori (cfr. Youniss e Yates 1999; Ambrosini 2004; Del Fresno e Segado Sànchez-Cabezudo 2012), nella scuola vi sono quindi le condizioni ideali.

Il progetto “Giovani e Volontariato in 3D” presenta poi alcune interessanti particolarità quali il coinvolgimento di gruppi (classi) all’interno della scuola attraverso metodi attivanti come testimonianze, strumenti multimediali, discussioni; la possibilità di prestare concretamente attività di volontariato; la presenza di facilitatori interni ed esterni alla scuola.
Molti giovani, infatti, non fanno attività di volontariato perché non hanno mai avuto contatti diretti o perché non sono mai stati consapevoli delle proprie potenzialità. Il volontariato può intimorire in quanto porta il giovane ad assumersi responsabilità verso persone in difficoltà. Le attività in classe invece aiutano gli studenti a fare uscire sia i propri dubbi che le proprie qualità, che possono poi sperimentare direttamente sul campo. I momenti d’incontro, prima e dopo lo stage, portano poi a scambiare emozioni e vissuti tra pari con la mediazione di un facilitatore che aiuta loro a comprendere ciò che vivono (Yates 1999). È importante sottolineare come le figure educative (insegnanti, formatori esterni, responsabili di organizzazioni di volontariato) assumano il ruolo di “agente catalizzatore”, favorendo l’incontro del giovane con la società, aiutandolo a incontrare l’altro, a far emergere le proprie competenze sia pratiche che emotive o espressive, e a iniziare ad assumersi le proprie responsabilità (Del Fresno, Segado Sànchez-Cabezudo 2012). Prima che questo avvenga è però importante che lo studente sia affascinato dal mondo del volontariato tanto da voler provare, e per questo è necessario che durante le attività di promozione sia pienamente coinvolto attraverso modalità attivanti.

Il collegamento con l’alternanza scuola-lavoro evidenzia due ulteriori aspetti rilevanti: l’importanza dell’educazione tra pari e le competenze sviluppate attraverso il volontariato.

Il rapporto con i propri pari è importante nello sviluppo della responsabilità sociale, in quanto i pari condividono problemi, vissuti, linguaggio, patrimonio culturale (Youniss, Yates 1999). Se un giovane viene avvicinato al volontariato da un altro giovane, trova una persona che parla il suo linguaggio e vive i suoi problemi, che quindi può aiutarlo o consigliarlo. È importante rilevare come la peer education sia una metodologia adottata in ambiti molto diversi, come la prevenzione delle dipendenze, del bullismo, di comportamenti a rischio.

Inoltre, il progetto mette in luce come il volontariato possa favorire lo sviluppo di competenze spendibili sul mercato del lavoro, competenze che ora possono essere certificate e inserite nel curriculum vitae. Le connessioni tra volontariato e mondo del lavoro sono già state evidenziate da tempo: attraverso il volontariato un giovane può comprendere se è portato per una professione d’aiuto, può scoprire nuove professioni, magari inventarne una, e soprattutto può implementare il proprio saper essere e saper fare (Ambrosini 2004, Frisanco 2004).


Caratteristiche del volontariato giovanile in Italia

Secondo la ricerca promossa in partnership da CSVnet, Istat e Fondazione Volontariato e Partecipazione, intitolata “Attività̀ gratuite a beneficio di altri” (dati riferiti al 2013), i giovani di età compresa tra i 14 e i 25 anni che hanno svolto attività gratuite a beneficio degli altri sono 659.000. Entrando nello specifico, 473.000 sono stati coinvolti in attività gratuite organizzate e 233.000 in attività gratuite non organizzate. I numeri salgono considerando la fascia 25-24, dove i volontari sono 790.000, di cui 491.000 impegnati in attività gratuite organizzate e 366.000 in attività gratuite non organizzate. Il maggior numero di volontari si ha però tra gli adulti, 1.340.000 nella fascia 35-44, 1.442.000 nella fascia 45-54, 1.217.000 nella fascia 55-64.

Secondo il Rapporto Giovani 2013 dell’Istituto Toniolo, realizzato su un campione di 9000 giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni, il 64% dei giovani non ha mai avuto esperienze di volontariato (Marta, Marzana e Alfieri 2013). I giovani volontari sono il 12,6% degli uomini e il 14,6% delle donne. Maggiore è però il numero di giovani che ha avuto esperienze di volontariato in passato, rispettivamente il 17,3% degli uomini e il 26,1% delle donne. Analizzando i dati in base all’età, nella fascia 18-20 il 14,9% ha avuto esperienze di volontariato, nella fascia 21-23 il 12,8%, nella fascia 24-26 il 13,9% e nella fascia 27-30 il 24,8%.

Il Rapporto Giovani 2013 approfondisce inoltre il nesso tra impegno sociale e relazioni familiari (Marta, Marzana e Alfieri 2013). Non emergono differenze significative tra le relazioni familiari dei giovani impegnati e dei giovani non impegnati ma vi sono alcuni elementi interessanti. I giovani impegnati hanno una visione maggiormente positiva della famiglia, vista come luogo aperto al mondo, non come rifugio. Vi sono differenze anche nel rapporto coi genitori, in quanto i giovani impegnati percepiscono una minore intrusività e un maggior supporto da parte di essi.

L’Istituto Toniolo ha inoltre realizzato un panel longitudinale di 5073 giovani su cui sono state effettuate ulteriori rilevazioni, talvolta solo su alcuni sottogruppi. Una ricerca sul tema del benessere presentata nel Rapporto Giovani 2014, svolta su un campione di 1460 giovani, mostra come fare volontariato aumenti la fiducia sociale, intesa come fiducia verso gli altri e fiducia nel futuro (Marta e Marzana 2014). È opportuno rilevare però come la differenza di punteggio tra i giovani impegnati e i giovani non impegnati sia minima (rispettivamente 2,10 e 2,00 su una scala da 1 a 4). Il secondo indicatore utilizzato, la qualità della vita, basato sulla scala di soddisfazione di vita e sulla felicità percepita, non mostra differenze significative tra i giovani impegnati e i giovani non impegnati.

Un’altra ricerca presenta nel Rapporto Giovani 2014 analizza la transizione all’età adulta focalizzandosi sulle qualità etiche e affettive della famiglia (Alfieri e Marta 2014). L’indagine quantitativa si basa su un panel di 9.087 giovani intervistati nel 2012. In relazione all’apertura al sociale (con apertura al sociale viene inteso in primo luogo la volontà e capacità di costruire una propria famiglia e diventare genitori, in secondo luogo il rapporto con il contesto sociale, con le istituzioni, la fiducia negli altri, la pratica del volontariato e i comportamenti di salvaguardia dell’ambiente), vengono individuati quattro cluster di giovani: gli sfiduciati, i generativi, i vincolati in transizione e i disimpegnati. Emerge come i giovani maggiormente impegnati nel volontariato siano i generativi, cioè giovani con alle spalle una famiglia con un basso livello di controllo e un discreto livello di supporto, quindi consapevoli di avere alle spalle una famiglia solida, con un ricco patrimonio simbolico, che può sostenerli garantendo però un’alta autonomia. Viene anche dimostrata una correlazione tra il ruolo paterno e l’impegno sociale, caratterizzando il primo come empatico e generativo, capace di trasmettere responsabilità sociale e valore.

Sul sito del Rapporto Giovani viene infine proposto un focus extra su “Partecipazione sociale e Servizio Civile Universale dei giovani italiani”, realizzato a fine 2014 su un campione di 1783 giovani. Il 50,2% degli intervistati non ha mai avuto esperienze di carattere sociale, mentre il 38% ha fatto o sta facendo volontariato, il 6,6% il servizio civile e il 5,1% entrambi, mentre secondo l’84,4% degli intervistati è positivo che i giovani facciano un’esperienza di impegno civico a favore della comunità. Il 54% degli intervistati non è informato rispetto al progetto di Servizio Civile Universale promosso dal governo Renzi, mentre il 36,2% ne ha sentito vagamente parlare e solo il 9,8% ne ha un’idea precisa. Il 75,2% degli intervistati lo consiglierebbe ad un amico e il 79,5% (79,3% tra i maschi e 79,6% tra le femmine) è interessato a farlo. Interessanti sono le differenze tra aree geografiche: tra gli intervistati il maggior interesse si ha tra i giovani del Sud (85,6%)e del Centro (81,6%), mentre al Nord è interessato solo il 72,6%.


Conclusioni

Perché è importante promuovere il volontariato giovanile? In primo luogo per garantire vitalità alle organizzazione, consentendo loro di realizzare i progetti in corso e formare persone a cui passare il testimone: in breve, perché sono necessari alle organizzazioni di volontariato.

Ma in realtà, approfondendo l’analisi, si può comprendere come il volontariato porti numerosi benefici agli stessi giovani. Nei paragrafi precedenti, si è detto che fare volontariato favorisce lo sviluppo di numerose competenze spendibili nel mercato del lavoro, la maturazione psichica e cognitiva del giovane, porta maggiore fiducia negli altri e nel futuro.

Liu e Holosko (2009) riprendono il detto “per crescere un bambino ci vuole un villaggio” ribaltandolo in “per crescere un villaggio ci vuole un bambino” in quanto promuovere il volontariato giovanile favorisce sia la crescita del giovane che della comunità. I giovani sono una risorsa per le comunità in cui vivono perché attraverso il volontariato svolgono servizi e rinsaldano legami comunitari rinforzando l’identità civica e comunitaria (Yates e Youniss 1999; Liu e Holosko 2009; Flanagan e Christens 2011).

Il giovane volontario matura come persona, apprende come gestire le proprie emozioni, si affaccia per la prima volta sulla vita adulta ricevendo responsabilità su altre persone. Per tale ragione il volontariato può essere definito un dono arricchente, quindi un importante strumento per l’empowerment dei giovani.

 

Riferimenti

Il report delle attività dei CVS 2013, CSV, 2013

Attività gratuite a beneficio degli altri, 2013, Istat

Rapporto Giovani, Istituto Toniolo 

Alfieri S., Marta E. Transizione all’età adulta tra affetto ed etica: quali effetti per i giovani?, in, Istituto Giuseppe Toniolo a cura di, La condizione giovanile in Italia, Bologna, Il Mulino, 2014

Ambrosini M. a cura di, Per gli altri e per sé, Milano, Franco Angeli, 2004

Del Fresno G. M., Segado Sànchez-Cabezudo S., Trabajo Social y jòvenes: el descubrimiento de los otros a travès del voluntariado social, in «Comunitania», n.3, 2012

Flanagan C. A., Christens B. D., Youth civic development: historical context and emerging 
issues, in «New directions for child and adolescent development», n. 134, 2011

Frisanco R., Volontariato e giovani nel nuovo secolo, in «Sociologia e politiche sociali», vol. 8, n.2, 2004

Liu E. S. C., Holosko M. J., Onward and upward: Youth are the future!, in, Liu E. S. C., Holosko M. J., Lo T. W. (a cura di), Youth Empowerment and Volunteerism, Hong 
Kong, City University of Hong Kong Press, 2009

Marta E., Marzana D. Chiedimi se sono felice… Benessere, qualità della vita e relazioni famigliari nei giovani adulti italiani, in, Istituto Giuseppe Toniolo a cura di, La condizione giovanile in Italia, Bologna, Il Mulino, 2014

Marta E., Marzana D., Alfieri S., Clima famigliare e impegno dei giovani: quali connessioni?, in, Istituto Giuseppe Toniolo a cura di, La condizione giovanile in Italia, Bologna, Il Mulino, 2013

Wray-Lake L., Syvertsen A. K., The developmental roots of social responsability in childhood and adolescence, in «New directions for child and adolescent development», n. 134, 2011

Yates M., Community service and political-moral discussions among adolescents: a study of a mandatory school-based program in the United States, in, Yates M., Youniss J. a cura di, Roots of Civic Identity, Cambridge, Cambridge University Press, 1999

Yates M., Youniss J., Conclusion: Trascending themes in, Yates M., Youniss J. a cura di, Roots of Civic Identity, Cambridge, Cambridge University Press, 1999

Youniss J.,Yates M.,Introduction: International perspectives on the roots of civic identity, in, Yates M., Youniss J. a cura di, Roots of Civic Identity, Cambridge, Cambridge University Press, 1999

 

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