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L’Italia è la nazione del Mondo con la più alta densità di beni culturali ma la spesa per la tutela di questo patrimonio risulta di gran lunga inferiore a quella di altri Paesi: appena lo 0.37% del Pil contro, ad esempio, lo 0,75% della Francia o lo 0,67% della Spagna. Tale risorse sono sono distribuite in maniera fortmente squilibrata nelle diverse zone della Penisola. Nel Mezzogiorno i Comuni investono in cultura una media di 4,8 euro per abitante, contro i 14,3 nel Nord e i 12,3 del Centro. Eppure se da una parte questo rappresenta uno “spreco” inaccettabile, dall’altra i beni comuni possono essere una grande occasione per lo sviluppo delle comunità locali. La riappropriazione e la valorizzazione degli spazi pubblici, soprattutto dei beni culturali, può infatti rappresentare una preziosa opportunità di coesione sociale, sviluppo e occupazione. 

Proprio per queste ragioni da alcuni anni, anche grazie all’impegno di istituzioni come la Fondazione con il Sud – come ci ha raccontato anche il direttore generale Marco Imperiale -, qualcosa pare essersi sbloccato su questo fronte. Di seguito sono elencate alcune iniziative che, da un lato, si propongono di promuovere il rafforzamento di processi di welfare di comunità e di percorsi di secondo welfare e, dall’altro, processi di ibridazione dei modelli di governance delle iniziative e dei processi. La differenziazione dei bisogni, e quindi dell’utilizzo dei beni comuni e della costruzione di percorsi di senso su di essi, è particolarmente collegata all’evoluzione demografica, e, quindi, alla necessità di sviluppare percorsi che mettano al centro un nuovo modello di welfare creato “su misura” delle comunità dagli stessi destinatari dei servizi. Attività e processi che seppur inseriti in beni spesso di proprietà di amministrazioni pubbliche sono autonome nelle gestione e nella progettazione.

In particolare, come hanno recentemente argomentato anche Paolo Venturi e Flaviano Zandonai, si osserva una maggiore complessità derivante dalla crescente importanza degli aspetti immateriali dei servizi, con particolare riguardo alla dimensione identitaria e relazionale. In questo senso il processo di ibridazione è, quindi, una condizione sempre più necessaria legata alla domanda di processi democratici nella realizzazione di un nuovo welfare inclusivo, in grado di avviare un processo di cosiddetta co-production, ovvero che vede la partecipazione dei cittadini nella costruzione dell’offerta di servizi di pubblica utilità e della valorizzazione dei beni comuni.


Valorizzazione dei beni comuni: le buone prassi

Il progetto “Purgatorio ad arco: un arco sul territorio” nasce con l’intento di rafforzare il valore sociale del Complesso di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, gioiellino barocco nel centro antico di Napoli che custodisce la Chiesa, il Museo dell’Opera, tesori d’arte ed uno degli Ipogei più noti della città. Il progetto, proposto da Opera Pia Purgatorio ad Arco ONLUS e sostenuto dalla Fondazione con il Sud, mira a consolidare il legame tra questo luogo e il senso di appartenenza dei cittadini. Il complesso è stato ristrutturato ed oggi è meta di turisti, che possono visitarlo e godere delle bellezze e della particolarità del luogo, ma anche degli abitanti del quartiere: qui infatti è radicato il culto delle anime "pezzentelle", emblema del particolarissimo rapporto dei napoletani con la morte. Il progetto ha realizzato un percorso di valorizzazione partecipata e sinergica del Complesso di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, che testimonia la relazione di questo luogo con la comunità che vi vive intorno. La ri-affezione al luogo si manifesta nel numero di adolescenti coinvolti nei laboratori gratuiti (canto, teatro e musicoterapia), nei percorsi formativi. Per più di 200 giovani il Purgatorio ad Arco è diventata una seconda casa, un riferimento, un luogo da tutelare e dove tornare. Ma il Purgatorio ad Arco è anche luogo di cultura ed eventi, che ospita rassegne di spettacoli soprattutto teatrali.

Ad Altavilla Milicia (Palermo) con il progetto “Cambio Rotta” nato dall’impegno della cooperativa sociale Consorzio Ulisse c’è stata una duplice virata. Villino Geraci, bene confiscato a un imprenditore affiliato a Cosa Nostra, da fortezza inaccessibile e circondata da mura diventa spazio aperto ad eventi e iniziative per la collettività. Da roccaforte dove la criminalità organizzata esercitava il proprio malaffare si trasforma in centro culturale polivalente, dove l’intrattenimento giovanile, lo scambio di esperienze e di differenti tradizioni enogastronomiche si coniuga con la promozione della legalità e della sostenibilità ambientale. Rassegne musicali, serate interculturali, reading, spettacoli teatrali, mostre fotografiche e attività per bambini e famiglie hanno accompagnato la prima stagione delle iniziative del “Cambio rotta”, nell’estate 2013, con l’inaugurazione delle terrazza esterna della villa e più di 60 eventi, la partecipazione di oltre 15.000 persone e opportunità di lavoro per 15 ragazzi.

Scampia associazioni, cooperative sociali, istituzioni e cittadini diventano protagonisti di un’iniziativa di progettazione partecipata che, con il sostegno della Fondazione con il Sud, darà nuova vita ad alcune aree del quartiere. E’ il progetto “Valorizziamo Scampia”, nato con l’obiettivo di recuperare e restituire alla comunità spazi aggregativi e strutture in disuso nella Villa Comunale, rispondendo ai bisogni espressi dal territorio, migliorando la vivibilità della zona e favorendo la partecipazione dei cittadini alla vita politico-culturale della città. Gli interventi di riqualificazione sono orientati ad una maggiore accessibilità all’area parco, alla costruzione di aree gioco e di spazi dedicati ad attività sportive, alla creazione di orti didattici, di installazioni per lo studio delle scienze naturali per giovani e scuole, alla realizzazione di altre strutture con la collaborazione attiva dei cittadini. "Valorizziamo Scampia" rientra in un piano di intervento, denominato "Wel-fare Scampia", elaborato da un insieme di soggetti attivi nel territorio che, con la guida dell’amministrazione Comunale di Napoli, hanno individuato le linee di azione maggiormente capaci di contribuire alla valorizzazione del quartiere.

Il rispetto per la natura può entrare anche in carcere oppure incontrarsi con la tradizione. E’ quello che succede in Salento con il progetto “G.A.P. la città come galleria d’arte partecipata”, sostenuto dalla Fondazione con il Sud. Grazie all’iniziativa, infatti, nel carcere leccese di Borgo San Nicola, i detenuti hanno partecipato al laboratorio “Giardino Radicale”, per la trasformazione e riprogettazione degli spazi comuni, utilizzando materiali di riciclo e con l’aiuto di esperti di riuso, registi teatrali e designer. Nell’ambito dello stesso progetto, inoltre, attraverso colture rispettose dell’ambiente si produce olio da ulivi abbandonati, con degustazioni ed eventi “Lampa” di condivisione e incontro per la comunità. 


Riferimenti: i siti dei progetti

Cambio Rotta

Purgatorio ad arco: un arco sul territorio

Valorizziamo Scampia

G.A.P. la città come galleria d’arte partecipata