Secondo Welfare cura inchieste per Buone Notizie del Corriere della Sera in cui si approfondiscono i cambiamenti sociali in atto in Italia e le loro conseguenze sul sistema di welfare. Sul numero del 7 giugno 2022 abbiamo affrontato il tema della digitalizzazione per gli enti del Terzo Settore. Nell’articolo principale, di seguito, Paolo Riva propone una riflessione sulla necessità per il Terzo Settore di darsi obiettivi strategici precisi in modo da sviluppare competenze digitali che vadano a migliorare la qualità e l’impatto dei servizi. Qui , invece, Lorenzo Bandera riflette sull’accelerazione della digitalizzazione degli enti non profit durante la pandemia e sulla necessità di non considerarla una parentesi.
Dall’urgenza alla consapevolezza. La pandemia ha posto gli enti del Terzo Settore di fronte all’urgenza di usare di più e meglio gli strumenti digitali. Molti erano in ritardo, ma hanno accelerato. Ora, però, per evitare di sbandare o uscire di strada, è il momento di aumentare la consapevolezza sulle opportunità e i rischi legati alla transizione digitale.
La transizione di cui abbiamo bisogno
“Nei due anni di pandemia il cambiamento coercitivo verso il digitale ha portato alla nascita di iniziative e soluzioni tecnologiche in fretta e furia”, ragiona Emma Togni, marketing manager di Techsoup Italia, che accompagna gli enti non profit nella trasformazione digitale. “Adesso” aggiunge “ci si chiede come e se questo cambiamento ha intaccato il modello operativo delle organizzazioni“.
La transizione digitale, ossia tutti quei cambiamenti generati dalle nuove soluzioni tecnologiche, non riguarda solo i 360mila enti non profit italiani, ma l’intero Paese. L’Italia, da diversi anni, occupa gli ultimi posti dell’indice europeo di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI). L’edizione 2021 ha sancito un certo recupero, ma rimaniamo carenti soprattutto in materia di competenze. E, infatti, il PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, destina il 21% dei suoi 191 miliardi proprio alla missione che include digitalizzazione, innovazione e competitività.
Le iniziative finanziate saranno numerose e riguarderanno i cittadini, le imprese, la pubblica amministrazione e, potenzialmente, anche gli enti del Terzo Settore. “Quello della digitalizzazione, per noi, è un cantiere di riflessione aperto da tempo” dice la portavoce del Forum Terzo Settore Vanessa Pallucchi. “Il digitale può essere una grande opportunità. Faccio solo un esempio: raccogliendo e leggendo i dati, si possono capire meglio i bisogni dei territori“. Non solo: le possibili applicazioni sono molteplici.
La digitalizzazione nel Terzo Settore: alcuni esempi
Con le nuove tecnologie, il non profit può cambiare i processi con cui opera, può calcolare meglio il suo impatto sociale, può fornire nuovi servizi oppure li può rendere più efficienti o capaci di raggiungere molte più persone. Certo, per fare tutto ciò, spesso serve un sostegno e, in tal senso, sono nate diverse iniziative. Durante la pandemia, i Centri di servizio per il volontariato hanno aiutato numerose associazioni ad attivare gli strumenti per spostare le attività da remoto e, con l’attuazione della Riforma del Terzo Settore, hanno replicato con i servizi digitali richiesti, come lo Spid o la Pec. Lo scorso marzo, Google ha finanziato con 3,5 milioni di euro un progetto dell’Alleanza delle Cooperative per “far cogliere le opportunità della trasformazione digitale” anche a 500 cooperative “che da sole non riuscirebbero a farlo“.
A luglio, invece, scadrà la prima fase di “Evoluzioni”, un bando da un 1.800.000 euro lanciato da Fondazione Cariplo e Compagnia di San Paolo per “la transizione digitale nell’economia sociale”. “Sempre più, le Fondazioni di origine bancaria offrono agli enti non profit non solo contributi economici, ma anche percorsi di accompagnamento. E questo è ancora più importante per il digitale, che presenta problemi di accesso, barriere di linguaggio, asimmetrie informative“, commenta Giorgio Righetti, direttore generale di Acri, l’Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa.
Secondo Togni di Techsoup, “servono mediatori, traduttori, attivatori, capaci di far incontrare mondi diversi“, quello dei tecnici digitali e quello del non profit. Senza queste figure, per gli enti del Terzo Settore, soprattutto quelli più piccoli, il rischio è restare immobili. O sprecare risorse. “Posso anche digitalizzare tutta la mia organizzazione, ma se lo faccio senza una strategia non è utile, solo dispendioso. Il digitale può essere applicato in moltissimi modi. Ci vuole consapevolezza delle opportunità. Bisogna conoscere gli strumenti per poi valutare quali sono adatti a ciascuna organizzazione», avverte ancora Righetti.
Finanziare la digitalizzazione
In un campo nuovo, ampio e complesso come il digitale, darsi obiettivi precisi diventa importante tanto quanto avere dei fondi per raggiungerli. E non che quello economico non sia un problema. La pandemia ha messo a dura prova le finanze del non profit: fare investimenti non è semplice. I sostegni provenienti dal privato giocano un ruolo e aiutano, ma su larga scala le risorse pubbliche sono cruciali.
In tal senso, il Pnrr è un’occasione irripetibile, ma non stanzia fondi specifici ed esclusivi per la digitalizzazione del Terzo Settore, come quelli di Google o Fondazione Cariplo e Compagnia di San Paolo.
Ci sono crediti di imposta o sgravi fiscali per le imprese, che valgono anche per quelle non profit e ci sono bandi tematici, come uno appena chiusosi per il turismo, che possono finanziare anche aspetti digitali. “La digitalizzazione è considerata un fattore abilitante per raggiungere determinati obiettivi”, spiega Eugenia Montagnini, fondatrice di Excursus+, società che ha creato una piattaforma per monitorare mensilmente tutti i bandi del Pnrr. “Gli enti non profit, per far si che la loro digitalizzazione venga finanziata, dovrebbero inserirla all’interno di una strategia di progettazione e trasformazione più ampia“, conclude Montagnini.
Questo articolo è stato pubblicato su Buone Notizie dek 7 giugno 2022 ed è qui riprodotto previo consenso dell’autore.