La riforma del Terzo settore varata dal governo nel 2016 si sta definitivamente concretizzando. La domanda, allora, s’impone: dove va il Terzo settore? Quali sono le sfide che questa corposa macchina ha di fronte nel percorso dei prossimi anni? Fra le principali, sembrano emergerne tre.
La prima e probabilmente più importante sfida è quella dell’ibridazione tra non profit e profit, di forme giuridiche, modelli e strumenti, anche finanziari. Per molto tempo il non profit ha prima fuggito e poi accettato quasi per necessità (stante la progressiva riduzione delle risorse pubbliche dedicate) l’apertura di un rapporto di confronto e reciproca contaminazione con le aziende. È una direzione in cui occorre invece investire massicciamente, lasciando da parte i timori di ‘perdere l’anima’ e maturando invece la consapevolezza che nei confronti di un profiti.
La seconda sfida è quella della digitalizzazione. Cresce giustamente il dibattito sull’industria 4.0, dovrà crescere quello sul non profit 4.0: più tecnologico, digitalizzato, propenso a ricercare, sperimentare e diffondere l’innovazione che poggia sulle nuove tecnologie. La terza sfida, infine, è quella della visione europea. Sviluppare un respiro europeo, a partire dallo sviluppo di relazioni, di progettualità e iniziative condivise, di modalità comuni per intercettare e rispondere ai bisogni, è una condizione indispensabile per immaginare un non profit capace di futuro.
Terzo settore: le tre vere sfide del Non profit
Andrea Di Turi, Avvenire.it, 22 marzo 2017