Nelle scorse settimane si è svolta 24esima edizione delle Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile, tradizionale appuntamento organizzato da AICCON, Centro Studi dell’Università di Bologna, che quest’anno incentrato sul tema “Le regole del gioco. Proposte di trasformazione per uno sviluppo integrale”. La due giorni si è concentrata sulla necessità di una ripartenza delle istituzioni da una visione antropologica positiva e da un paradigma economico che valorizzi il civile (tema approfondito da Stefano Zamagni e Paolo Venturi nel concept note che vi abbiamo raccontato qui).
Durante l’evento, l’Istat ha presentato in anteprima dei nuovi dati sul settore non profit italiano, che offrono uno sguardo attento e aggiornato sulle dinamiche evolutive interne a questo mondo. Secondo le rilevazione svolte nell’ambito del Censimento Permanente delle istituzioni non profit, il numero di organizzazioni non profit attive in Italia è pari a 360.061, un dato che segnala una piccola frenata rispetto alle rilevazioni passate. Continua invece a crescere il numero degli occupati, che ha raggiunto quota 919.431, con un aumento del 2,9% rispetto al 2021. Notevole anche l’incremento delle organizzazioni non profit nel Mezzogiorno, con un +12% negli ultimi dieci anni, un segnale importante che riflette la vitalità di questo settore anche nelle regioni meridionali.
Durante l’evento sono stati poi presentati alcuni focus che aiutano a comprendere in maniera più specifica alcuni aspetti interessanti che riguardano l’evoluzione del Terzo Settore italiano. Ve li proponiamo di seguito.
Il ruolo dell’innovazione sociale tra le non profit
Massimo Lori e Sabrina Stoppiello di Istat hanno delineato, rispettivamente, le trasformazioni strutturali del settore e le prime stime sui progetti di innovazione sociale, osservati per la prima volta dal Censimento Permanente.
Da questi dati emerge una fotografia complessa: le istituzioni non profit (INP) consolidate mostrano una crescente capacità occupazionale, con un incremento del 4,3% tra quelle attive da oltre 17 anni. Si assiste inoltre a una polarizzazione: mentre le cooperative sociali registrano una flessione (-5,6%), fondazioni e associazioni di promozione sociale segnano una crescita rispettivamente del 13,2% e in modo ancora più accentuato.
L’analisi rivela anche come l’innovazione sociale stia assumendo un ruolo sempre più strategico: nel 2021, infatti, circa l’8,3% delle organizzazioni non profit ha dichiarato di aver avviato progetti di innovazione sociale, per un totale di quasi 30.000 organizzazioni. Tra queste, cooperative sociali e fondazioni si distinguono per un’alta incidenza di progetti innovativi, segno di un orientamento crescente verso l’utilità pubblica e il sostegno dei soggetti più vulnerabili.
Reti, digitale e processi: altri dati interessanti su cui riflettere
Il settore non profit appare sempre più orientato a coinvolgere la comunità locale e a costruire reti di collaborazione: il 55% delle INP innovative partecipa a una rete multi-stakeholder, il 74,6% collabora con la Pubblica Amministrazione e il 67% con i beneficiari delle proprie attività.
L’adozione di tecnologie digitali è un altro aspetto distintivo delle INP innovative: il 95,5% di queste utilizza almeno una tecnologia digitale, il 55,5% impiega piattaforme online e quattro su dieci fanno uso di applicazioni mobile. Questo aumento della digitalizzazione consente non solo una maggiore efficienza interna, ma anche nuove opportunità di interazione e partecipazione per gli utenti.
Sul fronte dell’innovazione strutturale, secondo Istat il 50,8% delle organizzazioni innovatrici ha promosso progetti in collaborazione con enti pubblici o privati. I risultati di questi progetti sono stati evidenti: il 56% delle organizzazioni ha modificato i propri processi interni, migliorando il modo di lavorare e coinvolgendo i destinatari finali. Paolo Venturi, direttore AICCON, ha sottolineato l’importanza di questo approccio, affermando che “non basta più proporre buone soluzioni, è necessario creare nuove istituzioni e, insieme a esse, contribuire a ridisegnare le regole del gioco”. Secondo Venturi, infatti, “l’innovazione non è semplicemente una finalità, ma è una grande palestra dove fare change management, cioè provare proprio a cambiare le istituzioni”.