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“La Commissione ha dato uno spazio mai visto prima all’economia sociale”. A nove mesi dalle prossime elezioni europee, Giuseppe Guerini è già soddisfatto di quanto successo durante la legislatura in corso.

Il presidente di CECOP-CICOPA Europe, la confederazione europea della cooperative, però, si aspetta ancora un provvedimento prima del voto continentale in programma dal 6 al 9 giugno 2024. E, anzi, con cauto ottimismo, spera ancora che possa arrivare già entro la fine dell’anno.

Guerini si riferisce alla proposta di raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea in materia di economia sociale, che è stata formulata dalla Commissione Europea lo scorso giugno e che i rappresentanti dei 27 governi Ue (riuniti appunto nel Consiglio dell’Unione Europea) dovranno discutere nei prossimi mesi, al più tardi prima della fine della legislatura.

Il provvedimento, spiega la Commissione, interessa vari settori: “si va dai servizi sociali e di assistenza fino all’edilizia abitativa, alle attività ricreative e all’energia a prezzi accessibili; sono coinvolte società cooperative o mutualistiche, associazioni senza scopo di lucro, fondazioni e imprese sociali”.

Per Guerini, “è molto probabile” che la raccomandazione venga approvata.

Ma, uscendo dal gergo delle istituzioni Ue, di cosa stiamo parlando esattamente? Perché potrebbe essere un provvedimento importante per l’economia sociale? E cosa contiene la proposta fatta dalla Commissione al Consiglio?

Un atto non vincolante, ma politico

Come spiega il sito della stessa Unione Europea “per realizzare gli obiettivi stabiliti nei trattati, l’UE adotta diversi tipi di atti giuridici. Alcuni sono vincolanti, altri no”. I regolamenti, per esempio, sono vincolanti. Le raccomandazioni, invece, non lo sono. “Una raccomandazione – si legge ancora sul sito Ue – consente alle istituzioni europee di rendere note le loro posizioni e di suggerire linee di azione, senza imporre obblighi giuridici a carico dei destinatari”. In pratica, è un atto politico, ma non uno dei più forti tra quelli a disposizione dell’Ue.

 

Il commissario UE Nicolas Schmit in visita al centro di sviluppo dell'imprenditoria sociale di Plovdiv, in Bulgaria. Foto: Unione Europea
Il commissario UE Nicolas Schmit in visita al centro di sviluppo dell’imprenditoria sociale di Plovdiv, in Bulgaria. Foto: Unione Europea

Ciò nonostante, secondo Guerini, la raccomandazione in materia di economia sociale “non va sottovalutata” perché, se venisse approvata, rappresenterebbe “il compimento del percorso fatto durante questa legislatura”.

Dopo che si è insediata a fine 2019, infatti, la Commissione guidata da Ursula Von der Leyen ha presentato nel dicembre 2021 il Piano d’azione per l’economia sociale. “Grazie al forte radicamento territoriale, l’economia sociale può offrire soluzioni innovative dal basso a molte delle sfide globali di oggi, come i cambiamenti climatici, la digitalizzazione e l’esclusione sociale”, disse in quell’occasione Nicolas Schmit, Commissario per il Lavoro e i diritti sociali. “Credo che questo piano d’azione permetterà alle organizzazioni dell’economia sociale di espandere le loro attività, essere riconosciute e avere un impatto ancora maggiore sulla società”, aggiunse.

Tra le azioni previste dal piano del 2021, c’era anche la raccomandazione ora in discussione, cui ha dedicato un’interessante riflessione anche Gianluca Salvatori sul sito di Terzjus.

Qualità dello sviluppo

Se, da par suo, Guerini inserisce il provvedimento nell’orizzonte temporale dell’ultima legislatura (2019-2024), Salvatori amplia ancora di più il discorso. “Trent’anni di politiche per il mercato unico – scrive – hanno messo in ombra l’importanza della dimensione sociale. Ma poi la serie di crisi esplose a partire dal 2008 – che i meccanismi di mercato si sono trovati impotenti ad affrontare – ha riportato l’attenzione sul tema della qualità dello sviluppo. Squilibri e disuguaglianze comportano dei costi che alla lunga incidono sulla tanto invocata competitività europea”.

Il commissario UE Nicolas Schmit in visita al centro di sviluppo dell'imprenditoria sociale di Plovdiv, in Bulgaria. Foto: Unione Europea
Il commissario UE Nicolas Schmit in visita al centro di sviluppo dell’imprenditoria sociale di Plovdiv, in Bulgaria. Foto: Unione Europea

“Il punto, dunque, – prosegue Salvatori – non è il futuro del single market1 ma quello della stessa società europea, e delle istituzioni democratiche che vivono sotto una crescente pressione. È qui che il contributo dell’economia sociale può essere determinante in quanto elemento di riconnessione tra società, economia e istituzioni democratiche. Facendo leva su un approccio collaborativo, ovvero il principio mutualistico, che non è destinato a rimpiazzare il principio di autorità dello Stato e il principio del profitto del mercato, ma è altrettanto essenziale”.

“La raccomandazione – conclude – naturalmente non è così esplicita. Ma il contesto in cui nasce è profondamente segnato da questi temi e l’impegno della Commissione europea a sostegno dell’economia sociale riflette la consapevolezza che è necessario lasciarsi alle spalle la rigidità con cui nel passato l’attenzione per lo sviluppo economico è prevalsa su quella per lo sviluppo sociale dei Paesi membri”.

Strategie, coordinatori nazionali e regionali

Nel concreto, spiega il comunicato che ha accompagnato il testo della proposta di raccomandazione, la Commissione “invita gli Stati membri a elaborare strategie globali per l’economia sociale al fine di promuovere un contesto favorevole all’economia sociale in tutti i settori coinvolti, adeguando i quadri politici e giuridici, con l’obiettivo di promuovere la creazione di posti di lavoro di qualità, stimolare l’economia locale e rafforzare la coesione sociale e territoriale”.

Ad esempio, la Commissione propone misure finalizzate a:

  • elaborare politiche del mercato del lavoro che sostengano gli addetti delle imprese sociali (ad esempio attraverso la formazione), promuovano l’imprenditoria sociale e garantiscano condizioni di lavoro eque grazie al dialogo sociale e alla contrattazione collettiva;
  • riconoscere il ruolo dell’economia sociale ai fini dell’inclusione sociale, ad esempio nell’erogare servizi sociali, di assistenza e di edilizia abitativa accessibili e di alta qualità, in particolare per i gruppi svantaggiati;
  • migliorare l’accesso ai finanziamenti pubblici e privati, compresi i fondi dell’UE;
  • consentire l’accesso alle opportunità di mercato e agli appalti pubblici;
  • avvalersi delle opportunità offerte dalle norme sugli aiuti di Stato per sostenere l’economia sociale, comprese le disposizioni relative agli aiuti all’avviamento, al reinserimento dei lavoratori svantaggiati e al sostegno delle infrastrutture locali;
  • fare in modo che i sistemi fiscali sostengano l’economia sociale semplificando le procedure amministrative e prendendo in considerazione adeguati incentivi fiscali;
  • sensibilizzare in merito all’economia sociale e ai suoi contributi, in particolare attraverso la ricerca e i dati.

Inoltre, viene proposta la nomina di coordinatori dell’economia sociale nelle istituzioni nazionali per garantire la coerenza tra le politiche”, la creazione di “uno sportello unico a sostegno dell’economia sociale” e l’istituzione di “punti di contatto locali e/o regionali”.

Secondo la Commissione Ue, in Europa sono attivi 2,8 milioni di soggetti dell’economia sociale, che impiegano complessivamente 13,6 milioni di persone. Le differenze tra Stati, però, sono molto marcate e, gioco forza, anche le indicazioni contenute nella raccomandazione potranno avere impatti a seconda dei contesti nei quali verranno seguite.

L’Italia, per esempio, secondo un rapporto di Istat ed Euricse, può contare su un’economia sociale composta da “cooperative, associazioni, fondazioni e altre istituzioni non profit”. Complessivamente, stiamo parlando di “379.176 organizzazioni con un valore aggiunto complessivo di oltre 49 miliardi di Euro, 1,52 milioni di addetti e più di 5,5 milioni di volontari (dati 2015).

I prossimi passi

“Il piano di lavoro della Spagna (che detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea fino a fine anno, ndr) prevedeva l’approvazione della raccomandazione sull’economia sociale entro la fine dell’anno. Il governo Sanchez aveva preso un impegno forte. Vedremo ora se andrà a buon fine”, riprende Guerini, riferendosi al cambio di scenario avvenuto negli ultimi mesi a Madrid.

Il commissario UE Nicolas Schmit in visita al centro di sviluppo dell'imprenditoria sociale di Plovdiv, in Bulgaria. Foto: Unione Europea
Il commissario UE Nicolas Schmit in visita al centro di sviluppo dell’imprenditoria sociale di Plovdiv, in Bulgaria. Foto: Unione Europea

Il governo di sinistra guidato dal socialista Pedro Sanchez cui si riferisce Guerini, infatti, non esiste più: le elezioni anticipate di fine luglio hanno generato un momento di incertezza e al momento in cui scriviamo, nonostante alcuni segnali positivi, non è chiaro se Sanchez riuscirà a formare un nuovo esecutivo. Non si sa quindi chi governerà il Paese nei prossimi mesi e se, in ambito europeo, avrà il tempo, la forza o la volontà di impegnarsi per approvare la raccomandazione sull’economia sociale.

Guerini però non perde l’ottimismo. “Di sicuro, la questione viene rallentata dalla situazione spagnola. Anche se non si dovesse arrivare a un’approvazione entro fine anno, però, la presidenza belga che si insedierà a gennaio 2024 si è dichiarata interessata a portare avanti questo provvedimento”, conclude.

Note

  1. Il single market è il mercato unico dell’UE. Istituito nel 1993, garantisce che merci, servizi, persone e capitali possano circolare liberamente in tutto il territorio dell’Unione Europea.
Foto di copertina: Il commissario UE Nicolas Schmit in visita al centro di sviluppo dell'imprenditoria sociale di Plovdiv, in Bulgaria. Foto: Unione Europea