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Camminando per alcune vie di Milano in una sera qualsiasi è possibile incontrare gruppi di ragazzi che distribuiscono la cena a persone senza fissa dimora. Non sono operatori specializzati ma giovani tra i 16 e i 20 anni che vengono degli oratori della città. Volontari che decidono di passare una serata ad aiutare chi è da solo, povero e ultimo.

Questa è solo una delle tante attività che la Caritas Ambrosiana svolge in sinergia con gli oratori della diocesi di Milano, di cui ci stiamo occupando attraverso alcuni approfondimenti per capirne il ruolo crescente che stanno assumendo nel perimetro del secondo welfare. . Dopo aver fissato i paletti della nostra riflessione e averne approfondito le funzioni svolte in estate in chiave educativa (e di conciliazione) siamo andati a capire come e quanto  l’esperienza e l’organizzazione della Caritas possa contare sulla disponibilità dei volontari delle parrocchie e raggiungere sempre più persone ai margini della società.

Ne abbiamo parlato con Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana, chiedendogli che rapporto esiste tra Caritas e oratori, come riescano a collaborare insieme, cosa generi questa collaborazione in termini di impatto sul target specifico? Insieme a lui, insomma, abbiamo scoperto cosa fa la Caritas tra i quartieri milanesi e come riesca a dialogare con le realtà oratoriane. Di seguito vi raccontiamo il dialogo avuto con lui.

Una povertà che cambia

Prima di addentrarci nel cuore delle attività di Caritas con Gualzetti siamo andati a comprendere a chi sono indirizzati i servizi promossi dall’organizzazione e a che bisogni cercano di dare risposta.

Secondo il Comitato delle Nazioni Unite la povertà può essere definita come “una condizione umana caratterizzata da privazione continua e cronica delle risorse, capacità, scelte, sicurezza e potere necessari per poter godere di uno standard di vita adeguato ed altri diritti civili, culturali, economici, politici e sociali”.

Ad oggi non è più sufficiente parlare solo di povertà come mancanza di risorse economiche. Ormai non si parla più della povertà ma delle povertà al pluraleracconta Gualzetti “questo perché non esiste più un unico indicatore, quello economico, per definire la povertà ma se ne utilizzano diversi come quello geografico, demografico e di socializzazione”.

Investire sugli oratori per affrontare le fatiche di giovani (e adulti)

Gualzetti racconta in questo senso come la Caritas sempre più si interfacci con famiglie che vivono diverse situazioni di difficoltà: non solo le persone che non hanno un’abitazione o disponibilità economiche ma anche famiglie che vivono situazioni di mancanza di opportunità: “ci sono famiglie che, nonostante il lavoro, non riescono ad arrivare a fine mese” racconta.

Sono situazioni che incidono non solo sugli adulti ma anche e soprattutto i ragazzi più giovani. Il report, promosso e curato dalla Delegazione Regionale Caritas, “Pavimenti appiccicosi: la povertà intergenerazionale in Lombardia” descrive bene come i figli di famiglie povere rimangano attaccati a situazioni di povertà da cui non riescono a liberarsi e come, di conseguenza, vedano disattesi diversi diritti fondamentali. Tra di essi c’è ad esempio il diritto allo studio inficiato dalla povertà educativa, il diritto di aspirare a costruire liberamente il proprio futuro messo a rischio dalla generale rassegnazione che vivono i più giovani, ma anche le conseguenze fisiche, cognitive, emotive e relazionali legate, ad esempio, al fenomeno (sottovalutato) della povertà alimentare (su cui si concentra il nostro progetto DisPARI1).

A complicare la situazione poi ci ha pensato anche la pandemia di Covid-19 “ci sono adolescenti che hanno vissuto la pandemia in maniera problematica” spiega Gualzetti “e per questo motivo non hanno più relazioni con i propri coetanei, hanno abbandonato lo sport e tutte le attività di svago”. In altre parole, oggi accanto alle povertà economiche e di opportunità si fanno strada problemi legati alla salute mentale e al benessere psicologico, ma soprattutto l’affermarsi della solitudine. Questa nuova povertà di tipo relazionale affligge in modo considerevole i giovani ma anche gli anziani: Gualzetti racconta come siano molte le persone anziane che, nonostante abbiano una casa e una pensione, chiedono supporto alla Caritas perché vivono situazioni di profonda solitudine.

In uno scenario così variegato e mutevole dove i bisogni si trasformano diventando sempre più complessi come si affrontano le nuove povertà?

Sicuramente una strada percorribile è quello dell’aiuto materiale, si pensi ad esempio alla distribuzione di aiuti alimentari, ma ciò che fa Caritas è diverso: “l’obiettivo” spiega Gualzetti “è quello di fornire alle persone in difficoltà una pluralità di strumenti che le permettano di uscire dalla necessità di chiedere un aiuto e di poter camminare con le proprie gambe”. Un approccio che appare particolarmente indicato per affrontare i mutevoli bisogni sopra descritti, ma che in realtà da sempre caratterizza l’azione di Caritas.

Un impegno (e un approccio) decennale

La Caritas Italiana nasce nel 1971 per volontà di papa Paolo VI con l’obiettivo principale di promuovere la dignità umana e in breve tempo si è diffusa in tutte le diocesi e parrocchie del Paese con un’attenzione verso tutti ma in particolare verso i poveri2.

La Caritas Ambrosiana è espressione della Caritas Italiana nella diocesi di Milano e quotidianamente si impegna a portare l’obiettivo fondativo attraverso la promozione di diversi servizi: “mense per i poveri, centri di accoglienza per minori stranieri, centri diurni per anziani” elenca Gualzetti “sono solo alcuni dei servizi che Caritas mette in atto per promuovere l’autonomia e la dignità delle persone”. A questi poi vanno aggiunti da un lato sportelli di accompagnamento per le donne sole, vittime di violenze e prostituzione. Dall’altro Caritas offre anche aiuti economici concreti grazie a diversi fondi come il “Fondo famiglia-lavoro” e il “Fondo diamo lavoro” che danno la possibilità alle persone di trovare nuovi impieghi partendo da tirocini lavorativi.

Doposcuola in Rete: a Milano un welfare di precisione contro la povertà educativa

Interessante, anche per il tema che vogliamo qui affrontare, è capire chi renda possibile la realizzazione di questi servizi. Gualzetti racconta come il volontariato sia il cuore dell’organizzazione: “a livello diocesano ci sono circa duemila operatori professionisti tra operatori sociali, assistenti sociali, educatori e via dicendo” dice, “i volontari però sono circa 12/15 mila. E il loro ruolo “pesa” in molti servizi. Ad esempio la mensa del refettorio ambrosiano è gestita da 5 dipendenti e circa 120 volontari. Con questi numeri secondo Gualzetti la vera sfida è far convivere le figure professionali con quelle volontarie per offrire a chi ne ha bisogno un servizio di qualità.

Le mense, i centri di accoglienza e tutte le altre iniziative, sebbene fondamentali, da sole non sono abbastanza. È essenziale a posteriori riuscire a intercettare e comprendere i bisogni delle persone più fragili. In questo contesto i Centri di Ascolto (di cui abbiamo parlato ampiamente qui) giocano un ruolo cruciale.  Queste realtà promossa all’interno delle Parrocchie, gestite tendenzialmente da volontari, attraverso un approccio diretto ed empatico forniscono supporto immediato, ma fungono da catalizzatori dei bisogni delle persone in difficoltà, contribuendo a costruire interventi più mirati ed efficaci.

“Grazie al Centro di Ascolto le persone vengono ascoltate nel loro vero bisogno” racconta Gualzetti “permettono di entrare in relazione con altre persone così da essere anche orientate nei servizi che già ci sono e anche di avviarne altri che non sono ancora presenti”. In altre parole, i volontari del Centro di Ascolto intercettano persone e famiglie con diversi bisogni e riescono a indirizzarli verso i servizi della Caritas.

Caritas e oratori: una sfida educativa

La presenza dei Centri di Ascolto negli oratori risulta strategica per intercettare sempre più bisogni delle famiglie poiché, come abbiamo visto, nella città di Milano è presente una fitta rete di Parrocchie ed oratori basti pensare che nel 2022 erano attivi 124 centri che hanno aiutato circa 3907 persone3. Questo, concretamente, significa che si possono trovare in qualsiasi quartiere di Milano volontari pronti ad ascoltare e orientare nei vari servizi le persone più fragili.

Come abbiamo già visto quindi la sinergia tra Caritas e oratori non si ferma unicamente alla condivisione degli spazi. Dal punto di vista organizzativo c’è una forte collaborazione tra queste due entità: “gli oratori sono abitati anche da famiglie che sono prese in carico dal Centro di Ascolto” racconta Gualzetti “infatti c’è una forte collaborazione tra Caritas e oratorio per far si che le persone fragilità vengano accolte in tutti gli aspetti della vita sia economici che relazionali”. Non è inusuale infatti che una famiglia venga segnalata al Centro di Ascolto dall’oratorio oppure che un’altra già seguita dal Centro di Ascolto venga invitata a partecipare alle attività ricreative dell’oratorio.

Per quanto riguarda quest’ultimo punto Gualzetti è sicuro l’oratorio ha un enorme potenziale di socializzazione tanto che ha la forza di cambiare anche dei modelli familiari” spiega “ad esempio l’inserimento di un ragazzo proveniente da una famiglia problematica in oratorio rappresenta uno strumento straordinariamente efficace per aiutarlo a uscire da dinamiche difficili che lo stanno intrappolando, come la chiusura sociale e le dipendenze”.

I diritti mancati di una generazione sospesa tra sogni e incertezze

Questa sinergia non si esplica soltanto nel sostegno alle famiglie e ai ragazzi in difficoltà: Caritas e oratorio insieme sono protagonisti anche del processo educativo dei giovani ragazzi e adolescenti che abitano gli spazi oratoriani. “Il dialogo” spiega Gualzetti “è certamente focalizzato sulle situazioni di difficoltà sociale ma indirettamente arricchisce anche il percorso educativo dei ragazzi”. Entrambi vogliono veicolare lo stesso messaggio: prendersi cura dell’altro soprattutto di chi è più fragile. In questo modo la presenza della Caritas negli oratori permette ai ragazzi di fare esperienza concreta di cosa significa mettersi al servizio dei più poveri: attraverso il doposcuola ai bambini stranieri, il volontariato con i senza dimora, il servizio presso il Centro di Ascolto e molto altro, i ragazzi si mettono in gioco acquisendo consapevolezza di ciò che succede nel proprio quartiere e alimentando interesse per temi come l’ingiustizia sociale, la cooperazione internazionale e l’azione politica; pilastri dell’attività della Caritas.

In sintesi, la presenza della Caritas all’interno degli oratori costituisce quel valore aggiunto al percorso educativo dei ragazzi che gli permette di vedere il mondo con una lente nuova mettendo in pratica concretamente i valori che l’oratorio insegna.

Alla luce di queste riflessioni, favorite anche dal dialogo con Luciano Gualzetti, siamo ancora più convinti che la nostra idea dell’oratorio come un super-luogo sembra essere sempre più credibile.  L’oratorio nel dialogo con la Caritas diventa da un lato un contesto in grado di accompagnare in maniera efficace le famiglie più fragili e dall’altro uno spazio in cui i giovani possono sperimentare nel concreto esperienze di servizio, di volontariato, di partecipazione attiva con chi è più in difficoltà.

Nelle prossime settimane osserveremo se e in che modo questa nostra ipotesi potrà essere supportata ancora anche da un’altra prospettiva: quello dello sport inclusivo.

Note

  1. DisPARI – Disentangling inequality and food Poverty amongst Adolescents: concepts, measures and local action strategies è l  progetto di ricerca realizzato dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università degli Studi di Milano e ActionAid Italia insieme a Secondo Welfare grazie al sostegno di Fondazione Cariplo attraverso il Bando Inequalities Research 2023. Il suo obiettivo è analizzare i nessi tra povertà alimentare e disuguaglianze concentrandosi sulla categoria degli adolescenti, fornendo indicazioni e strumenti utili per affrontare questo fenomeno.
  2. Per approfondire: www.caritas.it.
  3. Caritas Ambrosiana (2023). La povertà nella diocesi ambrosiana. Dati 2022.
Foto di copertina: SHVETS production, Pexels.com