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Il Ministro del Lavoro e del Welfare Giuliano Poletti ha chiuso le Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile riflettendo sul tema “Dal Dualismo alla Co-produzione”, filo conduttore della XIV edizione dell’evento promosso da AICCON. Poletti ha voluto sottolineare come “Bertinoro da sempre possiede una bella caratteristica: è un posto in cui si può imparare qualcosa di nuovo e in cui si possono fare passi avanti su tematiche di cui non è sempre facile parlare”. “Il tema proposto – Dal dualismo alla co-produzione – è un cambiamento di logica radicale: perché con questa impostazione non si cambiano solo le politiche, ma si cambia la società,si cambiano le relazioni tra le persone e le istituzioni, si cambia la democrazia”.

Ripensare le relazioni pubblico private

“Nel nostro Paese” ha affermato Poletti “bisogna ripensare le relazioni tra cittadini, società e istituzioni, perché abbiamo una serie di meccanismi “baricentrati” sulla dimensione pubblica delle istituzioni. Quando si scrive una norma la tendenza è quella di costruire mille barriere normative, di normativizzare tutto e poi al massimo, in un secondo momento, dare incentivi a chi rispetta tutte queste norme”. “Ma non si può più fare così: non bisogna dare gli incentivi, ma togliere gli ostacoli! Che senso ha dare la vitamina al cavallo se ho messo davanti 400 ostacoli da saltare?” Secondo il Ministro la prima cosa da fare è quindi eliminare questi ostacoli, che sono “sintomo di un grande problema del nostro settore pubblico, il quale pensa che ciò che è pubblico e buono e ciò che non è pubblico non è buono. Quindi quello che non è pubblico bisogna ostacolarlo perché cattivo”.

Il tema del lavoro

Parlando della recente riforma del mondo del lavoro Poletti ha affermato come ci sia un dato di realtà che contraddistingue il nostro Paese che occorre prendere in considerazione: su 100 contratti di lavoro solo 17 oggi sono indeterminati. “E per tutelare quei 17 sapete cosa si fa? Non si fa nulla” Non si cambia nulla! Degli 83 si parla, ma poi per loro non si fa nulla”.  “Per aumentare quei 17” ha detto Poletti “avremmo dovuto iniziare a discutere, no? Eppure in questo Paese non si può parlare, non si può discutere di cambiare le regole”. Poletti ha quindi spiegato come il governo abbia scelto di puntare sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti perché ritiene che “sia conveniente dal punto di vista normativa e dal punto di vista economico” per aumentare quel 17%, per offrire una possibilità al restante 83%.  “Se uno capisce che il nostro obiettivo è questo bene, se non lo capisce pazienza: creare le condizioni per permettere lo sviluppo di un sistema del genere è doveroso. Bisogna capire che stiamo cambiando alla radice tutto un impianto che non funziona. Possiamo sbagliarci, ma bisogna discutere di cose concrete, delle norme, di quello che c’è scritto nella legge, non di un’idea astratta”.

Ri-creare uno spazio di libertà

Il nostro primo obiettivo è riattivare i cittadini. Per tanti anni sono state le PA a decidere per il cittadino: cosa può fare e non fare, cosa è bene che mangi e non mangi, cosa è bene che studi o non studi… Ma io voglio che il cittadino sia davanti allo spazio di libertà più ampio possibile, abbia una pluralità di opzioni che non siano predeterminate dal pubblico”. “Nella storia del nostro Paese la presenza statale è andata oltre il giusto e doveroso compito istituzionale: bisogna ripensare queste dimensioni, perché quello che abbiamo costruito finora è tutto incardinato sullo Stato-Istituzione, che non è più in grado di comprendere quali siano gli spazi di cambiamento che si aprono davanti a noi”.
Non è con le norme che si innova! E’ irragionevole e irrazionale pensare che l’innovazione possa passare dalla normazione. Bisogna torcere la norma ed accettare l’idea che se questa diventa un vincolo statico è automaticamente fonte di conservazione, invecchiamento, obsolescenza. Non abbiamo più bisogno di vincoli, abbiamo bisogno di opportunità. L’Italia ce la farà se passeremo dalla tutela delle rendite allo sfruttamento delle opportunità.

Welfare: da dove ripartire?

Il Ministro Poletti si è soffermato anche sul tema del welfare. “Per tanti anni abbiamo pensato che la qualità del welfare dipendesse unicamente da una struttura capace di determinare, creare e fornire servizi. Ma la sfida che abbiamo davanti non si può limitare a una struttura, un settore, una nicchia. Bisogna ripensare all’idea di welfare nel suo insieme, perché solo questo può scardina l’impianto”. “Il problem quindi siamo noi, non gli strumenti” ha continuato Poletti “perché siamo noi che definiamo l’uso degli strumenti, e non sono gli strumenti che definsicono noi stessi. “Abbiamo un enorme potenziale, ma serve trovare nuove forme affinché il potenziale diventi co-produzione. Bisogna prendere coscienza che quello che viene proposto a Bertinoro non è l’alterità: non è un’altra economia, un’altra società. E’ la forza che può cambiare l’economia e la società. “Ora”, ha concluso Poletti, “il mio obiettivo sarà far lievitare tutte le esperienze positive che ci sono in questo Paese, per trovare una dimensione istituzionale che permetta di creare lo spazio in cui far accadere quello che si è detto qui in questi due giorni: permettere alla società di co-produrre il servizio, non dagli necessariamente il servizio già bello che impacchettato secondo il principio unicamente pubblico”.

 

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