Italiadecide è un’associazione di ricerca per la qualità delle politiche pubbliche presieduta da Anna Finocchiaro che elabora, fin dalla sua fondazione, un Rapporto annuale sulle politiche pubbliche rilevanti per lo sviluppo economico, sociale e civile dell’Italia.
Il Rapporto 2023, intitolato “La conoscenza nel tempo della complessità. Educazione e formazione nelle democrazie del XXI secolo”, propone modelli e relazioni per adeguare il nostro sistema educativo agli sviluppi delle conoscenze e delle innovazioni, per affrontare le sfide della complessità, dell’incertezza e della frammentazione poste dal nostro tempo.
L’obiettivo è riportare l’educazione al centro delle politiche e delle istituzioni democratiche per riconciliare qualità, innovazione ed efficacia dell’esperienza formativa; ridurre le diseguaglianze e la dispersione scolastica; assicurare a tutti la possibilità di acquisire le competenze e le capacità per partecipare a pieno titolo non solo al mondo del lavoro ma, prima di tutto e soprattutto, all’esercizio di una cittadinanza attiva e critica. Perché come scrive Mauro Ceruti “imparare a vivere con la complessità è la sfida chiave per l’educazione politica democratica”.
Perché abbiamo bisogno di far evolvere il nostro sistema educativo
Pochi campi come quello dell’educazione risultano così profondamente attraversati dai cambiamenti in atto, già produttivi di effetti che vanno strategicamente massimizzati nei loro positivi possibili sviluppi, e contrastati ove siano perturbativi delle finalità delle politiche. Per questo la domanda da cui partire riguarda due interrogativi essenziali: quali saperi e quali fini. A essi abbiamo fino ad ora risposto frazionando il campo dell’educazione, distinguendo tra istruzione classica e istruzione tecnica e, dentro ciascuno di esse, frammentando i saperi per materie.
I fini sono stati individuati con riguardo agli sbocchi lavorativi, dunque con riguardo al mercato del lavoro, anch’esso segmentato e parcellizzato. La scuola e l’università sono stati i luoghi unici della concentrazione dei saperi e della loro trasmissione. L’istruzione si è costruita in ciascun individuo per accumulazione e, finito il tempo dell’apprendere ciò che era necessario, cominciava il tempo del lavoro, sia pure con gli aggiornamenti professionali che dovessero ritenersi opportuni. Tempi e luoghi definiti hanno scandito e collocato l’educazione di ciascuno.
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Ma i cambiamenti in atto, che si susseguono e sovrappongono in condizioni di imprevedibilità, ci fanno pensare che non sia tutto in ordine nel nostro sistema educativo: l’inarrestabile rivoluzione tecnologica che fa effimero il sapere dell’oggi; la diffusione delle “agenzie educative” che contrabbanda l’idea che il sapere sia “a portata di mano” e non occorrano maestri né scuole; le impensabili modalità di comunicazione immediata di eventi o processi in contemporaneo accadere dall’altra parte del mondo e il confronto con saperi diversi sullo stesso oggetto. E, ancora, i processi migratori con il bagaglio di incontro/scontro di culture radicalmente diverse; la stessa inedita responsabilità di sapere e capire per agire di fronte ai cambiamenti climatici e la globalità della questione ambientale; la concorrenza tra professionalità di persone di lontani paesi. Di fronte ai cambiamenti indotti dalle innovazioni, sempre più difficili da comprendere e da affrontare, l’educazione tradizionale non riesce a stare al passo coi tempi.
Il Rapporto di ItaliaDecide ha per questo lo scopo di pensare a nuovi fini e nuovi modi di educare. Al centro sta l’idea che solo un sapere complesso, ben altro che sezionato e frammentato, aiuterà a capire il mondo in trasformazione e ci farà consapevoli. Questo scompagina il sistema di educazione scolastica e universitaria che abbiamo avuto e che certo ha registrato grandi meriti, anche se, come ci dicono i numeri, non è riuscito ad abbattere il muro di troppe disuguaglianze. E cambia anche la finalità di quel sistema: non serve più solo ad accumulare conoscenze – che certo vanno coltivate- ma essenzialmente ad “apprendere ad apprendere”.
Un modello educativo per connettere e integrare i saperi
Questo scenario pone l’esigenza di interconnettere e collegare conoscenze, discipline e percorsi educativi per dar vita a una scuola aperta e senza confini prestabiliti. L’educazione non può più essere un sistema misurato nello spazio nazionale, né tantomeno regionale. Non può più discriminare tra cultura classica e cultura tecnica.
Non può più separare i saperi ma bensì integrarli. Deve essere in grado, sin dai primi anni di vita delle persone, di dare strumenti per capire il mondo in cui si vive, di stare a proprio agio nel tempo che cambia, per esserne attori responsabili, promotori di cambiamento essi stessi, civicamente consapevoli e dotati di spirito critico, così da farne, come dice Morin, cittadini colti e solidali.
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Essere educato a riconoscere e discernere la complessità è in sé, peraltro, un ottimo antidoto contro il sapere “ideologico” o, peggio ancora, “fazioso” che è per sua natura semplicistico e che rappresenta un male antico, ma anche un male attuale. Valorizzare le diversità, integrare saperi umanistici, scientifici e tecnologici è la condizione per dotare le nuove generazioni, ma anche poi le persone nell’intero arco della loro vita, delle capacità critiche necessarie per partecipare attivamente e responsabilmente allo sviluppo impetuoso e imprevedibile della società, per sapere perché e come difendere e far crescere libertà, democrazia e giustizia sociale.
Un modello educativo per superare le diseguaglianze
In questa prospettiva diventa primaria l’esigenza di orientare il sistema educativo al superamento delle crescenti diseguaglianze che non sono solo economiche, ma soprattutto culturali. Scriveva Don Milani: “La povertà dei poveri non si misura a pane, a casa, a caldo. Si misura sul grado di cultura e sulla funzione sociale”. Un’affermazione ancora più vera oggi, che l’ineguaglianza nelle conoscenze procede insieme a quella delle ricchezze, con uno sviluppo foriero di minacce imprevedibili.
Garantire alle persone e ai territori più deboli e svantaggiati servizi formativi di qualità è la leva indispensabile, e la più efficace, per lo sviluppo del Paese e la realizzazione delle persone. La condizione per coltivare e valorizzare il merito di ciascuno, di cui la collettività ha sempre più bisogno. Il merito che non è una precondizione, ma il risultato di buone politiche sociali ed educative tra loro connesse.
Un sistema educativo per capire e vivere la contemporaneità
Fornire alle persone, e innanzitutto alle nuove generazioni, un’educazione che le sappia dotare delle capacità critiche e degli stili di pensiero necessari per affrontare le nuove sfide richiede di aprire i sistemi educativi alle innovazioni che stanno cambiando il mondo e di cui molto spesso abbiamo paura. Come si ebbe paura della scrittura, e poi della stampa, della radio e del cinema, dei computer e del digitale.
E oggi dei big data, dei robot e dell’intelligenza artificiale. Proprio la potenza, la velocità e pervasività delle innovazioni, i possibili rischi accanto alle grandi opportunità, richiedono una comunità educante che sappia accoglierle e utilizzarle al meglio, per fornire a ragazze e ragazzi le chiavi di accesso al sapere del loro e del nostro tempo.
La scuola deve saper appartenere al proprio tempo, essere capace di pensare, spiegare e vivere la contemporaneità. Questa è anche la condizione per la trasmissione culturale tra passato e futuro, per mantenere vivo il patrimonio della tradizione, i suoi saperi e valori, nel nostro mondo nuovo, spesso sconosciuto e imprevedibile.
Contenuti e autori del Rapporto 2023
Il Rapporto 2023, curato e coordinato dal prof. Mauro Ceruti insieme al prof. Francesco Bellusci, è aperto da un ampio saggio introduttivo di Ceruti sull’educazione nel tempo della complessità. Le successive analisi e proposte sono organizzate in tre sezioni.
Nella prima sono esaminati sviluppi, criticità e possibili risposte ai cambiamenti nei sistemi educativi, con i saggi di Silvano Tagliagambe, Giovanna Iannantuoni, Giuseppe Scaratti e Pier Cesare Rivoltella.
La seconda sezione propone modelli didattici nei diversi livelli di formazione, con i saggi di Emmanuele Pavolini, Orazio Giancola e Juan Carlos De Martin.
La terza sezione presenta alcune esperienze educative frutto della collaborazione e della fiducia tra pubblico e privato, esemplificative della straordinaria ricchezza di iniziative in tutta Italia. Sono moltissimi i temi affrontati: dall’insegnamento della lingua italiana ai migranti ai Patti di collaborazione per la cura del Bene comune scuola, passando per le scuole piccole, l’educazione in carcere, il contrasto alla dispersione scolastica e l’esperienza del l’impresa sociale Con i bambini.
Il Premio italiadecide “Amministrazione, cittadini e imprese”
Insieme alla presentazione del Rapporto 2023 (clicca qui per scoprire i contenuti della presentazione) si è svolta la consegna del Premio italiadecide “Amministrazione, cittadini, imprese” che, in coerenza con il tema del Rapporto, è stato assegnato a tre casi virtuosi di collaborazione e fiducia tra pubblico, privato e Terzo Settore nel sistema educativo. Il Premio è stato assegnato a:
- Riconnessioni, progetto promosso dalla Fondazione per la Scuola della Fondazione Compagnia di San Paolo di Torino, per il supporto all’innovazione digitale del sistema scolastico. Un progetto che ha precorso il PNRR dando vita a una delle più ampie e integrate azioni di scuola digitale in Europa.
- Fondazione di Comunità San Gennaro di Napoli per la riscoperta e valorizzazione dei beni culturali attraverso il recupero educativo dei giovani del rione Sanità. Un’esperienza educativa che ha permesso di riscattare una zona diseredata e sviluppare una comunità istruita e operosa, valorizzando la propria storia.
- Up School di Cagliari, network di scuole per gli approcci innovativi, interdisciplinari e integrati nell’educazione primaria e secondaria. Un modello di formazione completa degli studenti perché acquisiscano le capacità critiche, le competenze e gli strumenti per affrontare le sfide del futuro.