Lo scorso 6 giugno, la Fondazione Cariplo ha presentato il nuovo bando “Welfare in Ageing. Potenziare le capacità delle comunità di rispondere ai bisogni degli anziani e delle loro famiglie”. Il bando, emesso dall’Area Servizi alla Persona nell’ambito dell’obiettivo strategico “Sfide demografiche. Sperimentare nuove risposte per una società che cambia”, mira a sostenere progetti capaci di connettere, rafforzare e/o innovare i servizi a supporto delle persone anziane e delle loro famiglie attraverso la ricomposizione delle risorse disponibili e il coinvolgimento della comunità. L’impostazione del bando ci pare particolarmente in linea con la logica del cosiddetto “platform welfare”, di cui abbiamo avuto modo di trattare spesso negli ultimi mesi, e crediamo sia quindi interessante approfondirla di seguito mettendone in evidenza il contesto di riferimento, gli obiettivi e i criteri
La sfida demografica: il contesto di riferimento
L’invecchiamento della popolazione è ormai una sfida ineludibile per il nostro sistema di welfare. Il bando propone un’analisi del contesto nazionale, evidenziando almeno tre andamenti di interesse (al centro delle riflessioni di due Quaderni dell’Osservatorio di Cariplo, “L’invecchiamento in Lombardia. Tendenze demografiche e politiche per anziani non autosufficienti” e “La denatalità a Milano, Italia, Europa. Fatti, politiche, opzioni sperimentali”) e da tenere in considerazione in fase di candidatura degli interventi:
- l’Italia è uno dei Paesi con l’aspettativa di vita più elevata al mondo: 83,6 anni, contro una speranza di vita media dei Paesi OCSE di 81 anni (Health at a Glance 2021 – OCSE);
- si assiste ad un ulteriore calo della fecondità: nel 2019 (dati Eurostat) i figli per donna in Italia erano 1,24 contro 1,86 della Francia (Paese con il più alto tasso di fecondità in Europa);
- l’Italia registra un livello più basso rispetto alla media dell’Unione Europea per quanto riguarda la qualità della vita residua. La speranza di vita senza limitazioni funzionali è pari a 7,8 anni per gli uomini e 7,5 per le donne, a fronte di una media europea di 9,4 anni per entrambi i sessi (dati Eurostat 2015).
La combinazione dei primi due trend ha prodotto un invecchiamento della popolazione negli ultimi trent’anni e uno squilibrio nel rapporto tra anziani e persone in età attiva. Inoltre, all’aumento del numero di anziani è seguito, negli ultimi anni, un progressivo isolamento della popolazione anziana (circa 13,8 milioni di over 65, 4,37 milioni vivono da soli e rappresentano il 7,1% circa della popolazione complessiva).
Nell’ambito lombardo, gli anziani sono circa il 22,7% della popolazione. I non autosufficienti erano nel 2019 oltre il 24% della popolazione over 65. Il modello attuale in Lombardia fa perno sulla componente socio-sanitaria e restano ancora residuali gli interventi sul fronte sociale. In Lombardia gli anziani in carico a un servizio ad afferenza sociosanitaria sono 216.194 utenti su 352.889 over 65 non autosufficienti (61,3%), la maggior parte dei quali (34,9%) tramite l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI). I servizi semiresidenziali (CDI) hanno una copertura esigua, il 2,9% degli anziani non autosufficienti. Tale modello si basa sui servizi residenziali, considerata una soluzione efficace per gli anziani altamente compromessi e nella fase terminale della loro vita
Gli obiettivi e le priorità di Welfare in Ageing
A partire da queste evidenze, il bando mette in luce i limiti di un sistema di welfare “familistico”, in cui gli oneri di cura – dei figli e, in questo caso, degli anziani – ricadono prevalentemente sulle famiglie. Il ruolo della famiglia, come istituzione curante, si sta progressivamente indebolendo: le trasformazioni culturali, socio-economiche e demografiche degli ultimi anni hanno affievolito la sua capacità di cura.
In continuità rispetto a quanto realizzato con il Programma Welfare in Azione, l’intervento propone di andare oltre le politiche nazionali, i servizi sociali e sanitari, per consolidare l’impegno di una responsabilizzazione collettiva, “che sappia integrare saperi e competenze, livelli professionali e di volontariato”, al fine di agire in ottica capacitante e preventiva.
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In questo senso, il bando intende raggiungere due macro-obiettivi. In primo luogo, connettere, rafforzare e/o innovare i servizi a supporto delle persone anziane e delle loro famiglie attraverso la ricomposizione delle risorse disponibili e il coinvolgimento della comunità. In secondo luogo, potenziare i servizi territoriali per renderli più flessibili, accessibili e attivabili in tempi adeguati e all’insorgere del bisogno, in una logica di sistema (una filiera integrata) in grado di connettersi con le risposte già attive e con le risorse informali della comunità.
Quanto alle priorità, il bando vuole favorire, da un lato, l’intercettazione precoce e la presa in carico di situazione di fragilità (sia degli anziani che delle loro famiglie) non ancora in carico ai servizi o che non trovano risposta all’interno dei servizi codificati, dall’altro, favorire la presa in carico di situazioni di non autosufficienza.
Verso il platform welfare: ricomposizione, sistematizzazione, attivazione
Welfare in Ageing intende dunque promuovere progetti che supportino risposte flessibili, tempestive e in un’ottica di sistema (di filiera), ricomponendo le risorse disponibili e, ove possibile, attivando le risorse informali della comunità. Le risposte dovranno lavorare sul consolidamento degli interventi territoriali, potendo scegliere se intervenire sul fronte dell’intercettazione precoce e presa in carico di situazioni di fragilità (degli anziani e delle loro famiglie) non ancora in carico ai servizi e/o sul fronte del bisogno conclamato e della non autosufficienza. Sarà inoltre possibile sperimentare l’utilizzo di nuove tecnologie e del digitale a supporto degli interventi.
Le possibili aree di intervento del progetto appaiono particolarmente in linea con le logiche di innovazione sociale del cosiddetto “platform welfare”, oggetto di analisi del recente volume curato da Francesco Longo e Franca Maino, nato nell’alveo del progetto WILL. Il bando parla infatti di ricomposizione dei servizi (orientamento, intercettazione e presa in carico) mediante l’utilizzo di piattaforme (fisiche o virtuali), l’attivazione e/o il potenziamento di misure a supporto della domiciliarità, la creazione di presidi territoriali e servizi di prossimità. Il framework progettuale dispone di ampia flessibilità rispetto alle risposte e ai target specifici. I partenariati potranno infatti optare per l’estensione progettuale, sia dal punto di vista dell’ampiezza del target/problema che di quella territoriale, sulla base di un’analisi congiunta (da parte dei proponenti) dei propri contesti territoriali.
Rafforzare le reti: favorire il coinvolgimento di attori convenzionali e non convenzionali
Gli enti proponenti potranno essere enti privati non profit o enti pubblici – in qualità di capofila o di partner – con un partenariato di almeno due soggetti. Come espresso dal Bando, il capofila dovrà avere requisiti e competenze di natura organizzativa, economica e relazionale che dimostrino la capacità di catalizzare e coordinare gli attori e le risorse della comunità.
Il progetto si dovrà avvalere di una rete territoriale che coinvolga gli enti locali, organizzazioni del privato sociale, imprese, associazioni di categoria, associazioni imprenditoriali, enti di formazione, scuole e tutti gli enti pubblici e privati funzionali allo scopo.
Si incentiva inoltre l’allargamento della rete ad attori e risorse non convenzionali (es. farmacie, attività private/commerciali, scuole, giovani, …) che possono, secondo le logiche di Community Building, rafforzare la capacità di intercettazione e presa in carico dei bisogni sociali.
I criteri per la selezione: conoscenza, innovazione, capitalizzazione
Il bando privilegerà le strategie mirate alla costruzione di un sistema della conoscenza territoriale, la realizzazione di iniziative innovative e finalizzate a ricomporre e/o capitalizzare gli interventi (pubblici e privati) già presenti sul territorio.
In particolare, saranno valorizzate le proposte che dimostrano di conoscere il territorio (bisogni, risorse esistenti e potenziali, capacità di risposta e copertura degli attuali servizi), attraverso evidenze quantitative e qualitative, a cui corrispondono strategie realistiche e motivate. Inoltre, si privilegeranno partenariati capaci di coinvolgere i soggetti più rilevanti rispetto all’intervento e al territorio individuato e favorire il radicamento e le competenze degli enti che compongono il partenariato e la rete progettuale.
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Sul fronte delle azioni territoriali di back office (la conoscenza del target) e il front office (assistenza al target), saranno riconosciute le capacità di intercettare tempestivamente i soggetti fragili e coloro che oggi rimangono fuori dal sistema dei servizi di welfare, rispondere a fragilità e bisogni di anziani e caregiver che non trovano risposta all’interno dei servizi codificati e supportare famiglie e caregiver che si rapportano quotidianamente con la non-autosufficienza dell’anziano o con il suo insorgere, creando occasioni concrete di confronto, mutuo-aiuto e sollievo.
L’innovazione potrà riguardare sia i processi – attraverso una riorganizzazione (più) sinergica e sostenibile dei soggetti-chiave nell’ambito dell’invecchiamento, la ricomposizione delle risorse esistenti (incluse quelle del PNRR) e il coinvolgimento dell’intera comunità territoriale – che i prodotti di welfare (l’introduzione di nuovi o rinnovati servizi, volti ad ampliare le opportunità di incontro e socializzazione e partecipazione delle persone anziane, anche in chiave intergenerazionale).
Dettagli operativi per la presentazione delle candidature
Il bando prevede un budget totale di 5.500.000 euro. Le proposte, che devono riguardare l’area che comprende la Lombardia e le province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola, possono avere una durata massima di 36 mesi e potrà richiedere una richiesta di contributo compresa tra 100.000 e 700.000 euro, comunque non superiore al 70% dei costi totali preventivati. Laddove presenti, esso potrà prevedere investimenti ammortizzabili (ivi compresi quelli per le nuove tecnologie) non superiori al 30% dei costi totali del progetto.
Il termine per la presentazione delle proposte, inizialmente previsto per il 15 settembre, è stato prorogato al 14 ottobre 2022.
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