A Trento si sperimenta una nuova forma di collaborazione tra profit e non profit per dare risposta alla diffusione di nuove vulnerabilità, ovvero quelle situazioni particolari nella vita delle persone che, se non affrontate tempestivamente e con il dovuto supporto, possono avere delle conseguenze critiche nel tempo. Una separazione, la perdita del lavoro, la nascita di un figlio, una malattia: in questi casi le reti amicali e parentali possono fare la differenza e oggi sono sempre meno presenti. Nelle comunità ci sono però altre figure che ascoltano e danno conforto e consiglio alle persone: sono i VIP, i Very Informal People, baristi, parrucchieri, addetti allo sportello della banca, assicuratori, e tutte le figure professionali a contatto con le persone che per ragioni lavorative prestano attenzione ai clienti, hanno la loro fiducia e diventano punti di riferimento informali.
La necessità di valorizzare risorse già attive
Il progetto VIP, avviato a gennaio 2018 in forma sperimentale grazie ad un bando della Fondazione Caritro denominato “Welfare Km0”, ha coinvolto fino ad oggi circa 70 figure professionali per i quali ascoltare è il pane quotidiano e parte integrante del servizio che offrono: assieme al caffè o alla messa in piega dei capelli sono confidenti di litigi e difficoltà relazionali con i famigliari, di solitudine, di come si affronta una malattia o una separazione. I VIP (ovvero i Very Informal People come li chiameremo in questo articolo) esistono e, per loro, la capacità di ascoltare il cliente ha ripercussioni anche economiche: “se dico la cosa sbagliata, lo perdo”! Il VIP è allo stesso tempo ruolo, luogo e persona, è riconosciuto all’interno della comunità, è presente nel tempo ed è indipendente dal mondo dei servizi tradizionali.
La vision del progetto è quella di valorizzare ciò che già i VIP fanno nella loro quotidianità, senza creare o aggiungere nulla in più ma sostenendo una competenza già attiva. Ma come interfacciarsi con un mondo spiccatamente profit? Prima di tutto confrontandosi con i VIP per capire le situazioni che incontrano e quale visione hanno della loro professione. E poi rafforzando la consapevolezza del loro ruolo, la capacità di ascolto empatico, la loro sensibilità nella percezione di situazioni fragili e riportando alle figure professionali socio-educative e socio-sanitarie il quadro delle vulnerabilità che i VIP – che non sono coinvolti nei processi di co-progettazione dei servizi o nei piani di sviluppo locali – incontrano.
Dal punto di vista dei VIP
Nel corso di questi otto mesi il progetto ha stretto relazioni con una settantina di figure professionali la maggior parte dei quali baristi/e e parrucchieri/e, e poi edicolanti, tabaccai, farmacisti/e, assicuratori, estetiste, tassisti, commercianti, allenatori, amministratori condominiali. Sono persone con una professione ad alto contatto relazionale e, in generale, sono molto spesso ottimisti, positivi e molto consapevoli del valore dell’ascolto e della delicatezza che richiede dare un suggerimento. Queste persone e i luoghi dove esercitano la loro professione rappresentano dei presìdi dove poter mantenere allenata la capacità di intrattenere relazioni sociali in un contesto in cui in realtà, come ci confermano i VIP, le persone sono quotidianamente immerse nella solitudine personale e familiare: “alle volte ti rendi conto che non gli importa [del caffè] hanno proprio bisogno di non stare soli”; “[questa cosa] l’ha raccontata a me ma non so se la sua famiglia lo sa”.
I VIP sono confidenti, confessori o veri e propri luoghi di sfogo per i clienti che raccontano di situazioni di vita quotidiana, preoccupazioni legate ai figli, “il mal di testa”, “la lavatrice rotta”, “come compilare una carta del comune”, ma anche di life events più critici come le liti e le separazioni coniugali, la difficoltà nell’affrontare un lutto o una malattia, i problemi sul lavoro e quelli economici. In generale i VIP non giudicano e non offrono una soluzione, ci raccontano invece di come molto spesso reagiscono con una buona dose di ottimismo, sdrammatizzano, ascoltano, in alcuni casi abbracciano. Sporadicamente si trovano ad essere anche oggetto di situazioni di marginalità più evidente: un cliente che racconta di volerla fare finita, una cliente che esterna le violenze domestiche. In questi casi i VIP si sentono a loro volta soli e spesso carichi di una responsabilità che non sanno dove indirizzare. In questo, il progetto si è da subito attivato per fare informazione mirata sui servizi che possono essere di supporto, non tanto per una segnalazione, ma per poter offrire un eventuale supporto ulteriore nell’ascoltare le confidenze del cliente.
Le realtà proponenti
L’intuizione dalla quale nasce il progetto è merito di un gruppo di realtà pubbliche e private che si sono incontrate per quasi un anno a discutere di facilitazione diffusa su uno dei tavoli di lavoro promossi dal percorso di Welfare Km0 della Fondazione Caritro di Trento. Sono realtà molto diverse tra loro, che probabilmente non avrebbero mai pensato di attivare iniziative assieme: due enti locali – il Comune di Trento e la Comunità della Valle dei Laghi (ente istituzionale di secondo livello) -, tre realtà del privato sociale – la cooperativa FAI che si occupa di servizi agli anziani ed è capofila del progetto, la cooperativa Città Futura, che gestisce nidi d’infanzia, l’associazione ATAS onlus, che coordina servizi di accoglienza -, e una realtà privata, lo studio associato Tangram, che offre consulenza sui temi legati alla partecipazione e alla gestione delle reti sociali.
L’idea progettuale è nata durante i lavori, non è stata avanzata da un ente specifico, ma è stata identificata, delineata e definita dal gruppo stesso. È importante sottolineare quest’aspetto perché è stato un elemento determinante nella fase di avvio del progetto, dove la visione condivisa ha permesso di coordinare in maniera molto efficiente le attività e favorito il consolidamento della rete stessa dei partner. Ad oggi la rete sta costruendo le piste di lavoro dei prossimi due anni di progetto con l’obiettivo di valorizzare il ruolo dei VIP e creare maggiore consapevolezza sull’importanza del loro ruolo, sia a livello istituzionale (tra i servizi, gli enti pubblici, le istituzioni) sia nella comunità, tra gli esercenti e tra i cittadini.