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Il Consiglio Generale della Fondazione CRC e il Comitato d’Indirizzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Bra il 16 novembre 2018 hanno approvato il progetto di fusione per incorporazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Bra in Fondazione CRC.

In un Paese in cui la frammentazione costituisce un retaggio storico che in molti casi è ostacolo alla crescita in diversi ambiti, questa operazione rappresenta un significativo passo avanti grazie ad un’azione condivisa e finalizzata allo sviluppo della comunità. L’obiettivo della fusione è infatti perseguire un’alleanza tra territori, raggiungendo la massa critica necessaria a migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’azione progettuale ed erogativa delle Fondazioni. In questa particolare fase storica, tali enti sono chiamati a costruire le proprie strategie di sviluppo e innovazione in ambiti complessi come la formazione, la ricerca scientifica, lo sviluppo economico, le infrastrutture e il welfare, e c’è pertanto bisogno di progettualità e istituzioni in grado di operare su una scala idonea ad affrontare tali sfide.

L’operazione intrapresa da Fondazione CRC e Fondazione Cassa di Risparmio di Bra, la prima di questo genere in Italia, rappresenta dunque un primo e innovativo esempio che va in tale direzione. Esso, sottolineano i due enti, è aperto alla partecipazione di altre fondazioni del territorio, ma può essere anche un punto di riferimento per altre realtà che a livello nazionale sono interessate a seguire la medesima strada.
 

Conferenza stampa, da sinistra Giovanni Quaglia, Giandomenico Genta, Donatella Vigna e Giuseppe Guzzetti


Il ruolo di apripista

La fusione nei fatti dà attuazione al Protocollo firmato nel 2015 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dall’Acri, l’Associazione che riunisce le Fondazioni di origine bancaria italiane. Il documento auspica "forme di cooperazione e di aggregazione per il perseguimento di obiettivi comuni" e invita "le Fondazioni che, per le loro ridotte dimensioni patrimoniali non riescono a raggiungere una capacità tecnica, erogativa ed operativa adeguata" ad attivare "forme di collaborazione per gestire, in comune, attività operative fino a fusioni tra Enti". 

Fondazione CRC e Fondazione Cassa di Risparmio di Bra in tal senso hanno svolto un non semplice ruolo di apripista, che ha anzitutto scontato la difficoltà dovuta all’assenza di una legislazione specifica che disciplini le fusioni tra Fondazioni. Tuttavia, grazie al lavoro svolto da un gruppo di lavoro congiunto costituito da componenti di entrambe le Fondazioni coinvolte, che hanno analizzato, discusso e trovato intese sui diversi aspetti toccati dall’operazione – da quelli patrimoniali a quelli erogativi, fino a quelli relativi alla governance – e al supporto del Ministero e di consulenti legali, è stato possibile tracciare un iter e stabilire regole che costituiranno la prassi adottabile da altri Enti in operazioni analoghe su scala nazionale.

Cosa prevede la fusione

L’operazione di fusione, dopo l’approvazione del MEF, sarà formalizzata con atto notarile all’inizio del 2019, con efficacia retroattiva dal 1° gennaio. La Fondazione Cassa di Risparmio di Bra sarà operativa fino all’atto di fusione, avendo così il tempo di approvare il proprio bilancio 2018 e confluire poi in Fondazione CRC. 

A quel punto il patrimonio di Fondazione Cassa di Risparmio di Bra, pari a circa 30 milioni di euro, verrà incorporato in quello di Fondazione CRC, che si aggira sui 1.400 milioni. Per quel che riguarda i contributi, i flussi delle sessioni erogative sul territorio braidese manterranno il livello pre-fusione, dato dalle somme delle erogazioni delle due Fondazioni. Il Braidese sarà definito come nuova area principale di operatività di Fondazione CRC, e si affiancherà alle tradizionali zone del Cuneese, dell’Albese e del Monregalese; avrà quindi accesso, su base meritocratica, anche ai bandi e ai progetti dell’ente. Per quanto riguarda infine la governance, il territorio braidese sarà rappresentato da un nuovo Consigliere Generale, selezionato tramite un bando specifico che verrà pubblicato subito dopo l’atto di fusione.

Oltre il campanilismo per dare gambe alla sussidiarietà

Secondo il Presidente di Fondazione CRC, Giandomenico Genta, "questo accordo consentirà di dare continuità e stabilità all’azione erogativa sui diversi territori e di promuovere progettualità e modalità operative innovative ed efficaci che solo una grande Fondazione può realizzare. La scelta di superare le logiche campanilistiche, preservando l’identità dei diversi territori all’interno di un soggetto più ampio, è risultata vincente". 

Sulla stessa linea Donatella Vigna, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Bra, convinta che "insieme potremo fare di più e meglio ed il tempo ed i risultati che verranno. Con questa operazione di fusione per incorporazione abbiamo, con coraggio, intrapreso una nuova strada per arricchire le risorse del nostro territorio, ottimizzando tutte le potenzialità esistenti".

Per il Presidente dell’Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte, Giovanni Quaglia, questo processo di integrazione rappresenta un "modello virtuoso anche a livello nazionale, essendo stato condiviso fin da subito e senza forzature con le istituzioni e il mondo dell’associazionismo, e funzionerà sicuramente da apripista per altri percorsi di aggregazione. È la dimostrazione che gli enti più grandi possono diventare poli aggreganti in grado di realizzare progetti realmente significativi per le comunità. Ritengo importante che tali processi avvengano con il coinvolgimento dei territori di riferimento, prima che eventuali situazioni di criticità li impongano". 

Molto positivo anche il giudizio di Giuseppe Guzzetti, Presidente di Acri: "siamo convinti che le scelte qui oggi operate vadano a tutto vantaggio delle comunità coinvolte, com’è negli auspici del Protocollo Acri-Mef, che suggerisce ipotesi di fusioni tra Fondazioni quando questo contribuisca alla migliore realizzazione di iniziative utili alla solidarietà locale e all’implementazione dei valori della sussidiarietà".