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La Fondazione CON IL SUD nasce nel 2006 su iniziativa dell’Acri e del Forum Permanente del Terzo settore. Il suo obiettivo è quello di promuove lo sviluppo di reti sociali solide e radicate sui territori meridionali, capaci di creare nuove sinergie tra le varie componenti della società civile del Mezzogiorno. Come indica il suo stesso nome, l’obiettivo della Fondazione è quello di collaborare con le diverse realtà del territorio, per creare infrastrutture sociali che possano favorire uno sviluppo basato anzitutto sulle risorse delle comunità locali. La Fondazione sostiene interventi che promuovono l’educazione dei ragazzi alla legalità, il contrasto alla dispersione scolastica, la valorizzare dei giovani talenti, la tutela dei beni comuni – patrimonio storico-artistico e culturale, ambiente, riutilizzo sociale di beni confiscati alle mafie – la qualificazione dei servizi socio-sanitari, l’integrazione degli immigrati e lo sviluppo del welfare di comunità.

La Fondazione opera in Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia – le cosiddette regioni obiettivo 1, aree in cui il prodotto interno lordo pro-capite è inferiore al 75% della media dell’UE – dove ha finora sostenuto oltre 430 iniziative, tra cui la nascita delle prime 3 Fondazioni di Comunità del Mezzogiorno, coinvolgendo nelle partnership di progetto oltre 5.500 organizzazioni ed erogando complessivamente oltre 96 milioni di euro.
Abbiamo chiesto a Carlo Borgomeo, dal 2009 Presidente della Fondazione CON IL SUD, di raccontarci gli obiettivi finora raggiunti e le prospettive future per questa realtà che, sotto molteplici punti di vista, rappresenta un unicum nel panorama italiano ed europeo.


Genesi e sviluppo della Fondazione CON IL SUD

Dottor Borgomeo, può spiegarci come e quando è nata la Fondazione CON IL SUD?

La Fondazione CON IL SUD è nata nel novembre 2006 dall’alleanza tra le Fondazioni di origine bancaria, il terzo settore e il mondo del volontariato. L’esperienza di una moderna filantropia propria delle fondazioni e il radicamento territoriale delle organizzazioni del volontariato e della cooperazione sociale, sono gli elementi che ne caratterizzano l’identità e l’azione. La Fondazione ha a una genesi assolutamente originale e interessante che parte da una criticità: le Fondazioni di origine bancaria debbono versare un quindicesimo dei propri utili al volontariato. Nel primo periodo di introduzione di questa norma, agli inizi del 2000, si è sviluppato un potenziale contenzioso con il mondo del volontariato sull’entità del versamento. Da una situazione di possibile conflitto, con un decisivo contributo del presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, è emersa l’idea di utilizzare l’oggetto del contendere, circa duecentocinquanta milioni di euro, per creare una fondazione di erogazione che si occupasse di infrastrutturazione del sociale al Sud, il che significa favorire la coesione sociale, mettere in rete idee, esperienze, energie e rafforzare il capitale umano. La nostra esperienza è un unicum, sicuramente in Europa, in cui due mondi così diversi fanno nascere una realtà e la co-gestiscono.

Quali i vincoli e i vantaggi di questo modello che rappresenta un unicum nel nostro Paese?

La Fondazione intende sostenere lo sviluppo del Mezzogiorno con capitali “interamente privati”, ma soprattutto ha deciso di promuoverlo “con” il Sud, intravedendo nella società civile e nel capitale sociale le condizioni e le leve di uno sviluppo concreto e sostenibile. Questo è il principale aspetto che vorrei sottolineare oltre al suo essere un laboratorio di idee e di interventi che sappiano contaminare il territorio, diffondendo la cultura e le prassi di comunità. Parlando di vincoli, posso sottolineare come la Fondazione intervenga in uno scenario in cui è fortissimo lo squilibrio tra domanda e offerta. Inoltre la capacità erogativa – attorno ai 20milioni di euro l’anno – consistente in termini assoluti, diventa addirittura esigua in termini relativi, sia per la dimensione del territorio di riferimento (in cui risiedono oltre 19 milioni di abitanti), sia per il grande e diffuso disagio sociale, sia, infine, per la scarsissima presenza di altre fondazioni di erogazione.


Impatto e rapporti col territorio

In base a quali obiettivi la Fondazione sviluppa le proprie attività?

La missione della Fondazione, come dicevo, è promuovere l’infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno. Tra gli ambiti di intervento c’è il contrasto alla dispersione scolastica e l’educazione dei giovani alla legalità; la promozione di interventi capaci di “attrarre” i cervelli al Sud; la cura e valorizzazione dei beni comuni, ovvero ambiente, beni storico-artistici e culturali e beni confiscati alle mafie. Le altre linee di intervento comprendono la qualificazione e innovazione dei servizi socio-sanitari, l’integrazione degli immigrati e, in generale, la promozione del welfare di comunità.

Quali impulsi fornisce la Fondazione ai territori in cui opera?

La Fondazione, attraverso bandi e altre iniziative, stimola il territorio a costituire o rafforzare le reti di solidarietà – in primis tra organizzazioni non profit con l’eventuale coinvolgimento di altre realtà, pubbliche e private – attorno a progetti e interventi efficaci, che possano essere dei modelli di riferimento, dunque replicabili e diffondibili.

Quali modalità operative seguite per perseguire i vostri propositi?

Sono tre gli strumenti principali utilizzati dalla Fondazione CON IL SUD per il perseguimento della propria missione. Primo, i progetti “esemplari”, ossia iniziative che, per contenuto innovativo, organizzazioni coinvolte, impatto e rilevanza territoriale, possono diventare modelli di riferimento per l’infrastrutturazione sociale. Secondo, le fondazioni di comunità, enti non profit “espressione” delle realtà locali e dei loro bisogni. Infine, il sostegno a programmi e reti di volontariato, per rafforzare il ruolo e l’impatto delle reti e delle organizzazioni di volontariato al Sud.

Quali rapporti intrattiene la Fondazione con altri soggetti istituzionali presenti sul territorio (enti locali, altre fondazioni, terzo settore, imprese, etc.)?

Attraverso le oltre 430 iniziative finanziate, la Fondazione ha coinvolto più di 5.500 organizzazioni tra terzo settore, volontariato, enti locali, istituzioni e privati presenti nelle partnership progettuali. La Fondazione, inoltre, promuove da due anni una linea di intervento in cofinanziamento con altri soggetti erogatori, pubblici e privati, in una positiva ottica di scambio e confronto, producendo un importante effetto “leva” determinato da un maggior afflusso di risorse per progetti di infrastrutturazione sociale al Sud (ad oggi circa 4 milioni di euro).

Le attività della Fondazione stanno contribuendo a cambiare il volto del Mezzogiorno?

La Fondazione fa il suo lavoro e cerca di farlo bene. L’impresa sicuramente non è da poco, il nostro è un lavoro parziale rispetto ai problemi che ci sono. Tuttavia cerchiamo di proporre e promuovere modalità di intervento innovative che possano stimolare e suscitare risposte analoghe. Inoltre abbiamo capito ciò che è importante per il Sud. Probabilmente, fino ad oggi abbiamo commesso tutti un errore: pensare che lo sviluppo sociale fosse una conseguenza dello sviluppo economico e cioè che il minor grado di coesione sociale, la minore identità comunitaria, diciamo pure la rassegnazione e, per certi versi, il cinismo del Sud, fossero questioni da affrontare a valle delle questioni economiche. Sulla base della nostra esperienza, e non per una scelta di tipo ideologico, ora pensiamo che sia vero il contrario: il Sud finirà di essere un «problema» quando concentreremo gli sforzi e anche le risorse, su questi aspetti. Ci sono aree in cui le comunità sono talmente «spappolate» che, anche se riempissimo vagoni di milioni di euro non cambierebbe nulla, anzi peggiorerebbe la situazione.


Fondazioni di comunità

Perché la Fondazione CON IL SUD ha scelto di scommettere sulle fondazioni di comunità?

Sono la risposta più alta che si possa dare alla nostra missione: una fondazione autonoma che nasce raccogliendo consenso e risorse finanziarie, almeno 300mila euro per partire, sul territorio. Occorre sottolineare come non siano nostre succursali. La spinta alla loro costituzione nasce dalla comunità che si auto-organizza. Noi ci impegniamo a raddoppiare entro certi limiti – 2 milioni e mezzo di euro – il capitale iniziale. Per il Sud, abituato a chiedere soldi altrove, è una provocazione culturale straordinaria.
Le nostre tre fondazioni di comunità – nate tra il 2009 e il 2010 a Salerno, nel Centro Storico di Napoli e a Messina – hanno dimensioni e caratteristiche totalmente diverse. Tre modelli differenti, in relazione al contesto, che iniziano a produrre dei segni. Ma ne vorremmo di più.

Perchè la fondazione ha scelto di non partecipare al CdA delle Fondazioni comunitarie che ha contribuito a creare?

E’ una scelta coerente con gli obiettivi della Fondazione e dello “strumento” fondazione di comunità stesso, ovvero che i territori siano autonomi soprattutto per quanto riguarda le scelte legate alle forme di auto-sviluppo. In tal senso il ruolo della Fondazione CON IL SUD è quello di facilitare questo processo senza entrare nel merito delle decisioni operative, limitandosi soltanto a valutare che le proposte di costituzione di fondazioni di comunità siano coerenti con quanto previsto e che, successivamente, le fondazioni stesse rispettino tali impegni.

Può spiegarmi meglio a quali parametri è legato il raddoppiamento delle risorse che la Fondazione CON IL SUD devolve alle Fondazioni di comunità dopo un certo periodo di tempo?

Obiettivo della Fondazione è quello di contribuire alla creazione nelle regioni meridionali di un numero significativo di Fondazioni di Comunità dotate di un patrimonio di almeno € 5 milioni, al fine di garantire la sostenibilità nel tempo delle attività e il raggiungimento di una massa critica in grado di attrarre altre donazioni.
Il sostegno alla nascita di Fondazioni di Comunità e alla costituzione del patrimonio si realizza mediante meccanismi di “raddoppio della raccolta” (grant matching) che stimolino l’autonoma raccolta fondi da parte delle Fondazioni di Comunità stesse. Il sostegno della Fondazione CON IL SUD infatti, una volta accertati i requisiti per il finanziamento, consiste innanzitutto nel raddoppio del patrimonio iniziale raccolto dalla Fondazione di Comunità, compreso tra un minimo di € 300.000 e un massimo di € 500.000. A questa misura se ne aggiungono altre destinate a consolidare la struttura patrimoniale della Fondazione di Comunità fino a un massimo di € 2,5 milioni complessivi e a contribuire all’attività erogativa iniziale e alla copertura di costi gestionali relativi a specifici progetti volti al sostegno delle attività di raccolta fondi.

Le fondazioni di comunità sono adeguate al contesto socio-economico del Mezzogiorno?

La Fondazione CON IL SUD non propone un “modello” di fondazione di comunità da seguire ma, ferme restando le caratteristiche peculiari su cui esse devono fondarsi, lascia che sia la comunità, il territorio, a proporre un modello capace di rispondere nel modo più puntuale possibile ai propri bisogni, alle proprie risorse e potenzialità, in un contesto di autonomia e di indipendenza. E’ quello che è accaduto, ad esempio, a Messina con un modo articolato e innovativo di intendere l’economia di una comunità, coniugando investimenti etici, percorsi di legalità, interventi nel sociale e benessere del territorio.

Quale rapporto intrattenete con le fondazioni di comunità che avete contribuito a creare?

Formalmente si tratta di un rapporto analogo a quello che abbiamo con tutte le altre iniziative finanziate, di monitoraggio costante delle attività e di collaborazione. La Fondazione ha stabilito, inoltre, di non essere presente, con propri rappresentanti, all’interno degli organi gestionali delle fondazioni di comunità sostenute.

Quali i risultati finora ottenuti attraverso queste realtà?

Come dicevo prima, le fondazioni di comunità che abbiamo sostenuto in questi anni cominciano a produrre dei segni importanti. La Fondazione della comunità Salernitana, ad esempio, ha già finanziato sul territorio 19 progetti e altri 9 sono in corso di realizzazione. Nel Centro Storico di Napoli, invece, lo scorso anno sono stati erogati oltre 354 mila euro a favore di 14 iniziative. La Fondazione di comunità di Messina – Distretto Sociale Evoluto, infine, ha recentemente ottenuto un riconoscimento da parte della GABV (Global Alliance for Banking on Values), organizzazione che riunisce in tutto il mondo banche che operano secondo i principi dello sviluppo etico e sostenibile. L’iniziativa “Luce e Libertà”, progetto pilota sostenuto dalla Fondazione per la fuoriuscita e il reinserimento degli internati degli Ospedali psichiatrici giudiziari, è l’unica esperienza italiana inserita nel volume Change Makers – The Stories Behind the Values Based Banks Transforming the World, che segnala, a livello mondiale, esperienze positive di investimenti finanziari che hanno determinato un sensibile miglioramento delle condizioni di vita dei singoli e delle loro comunità.

Prevedete la creazione di altre fondazioni di comunità nel breve periodo?

Si. A questo proposito, nel corso del 2012, la Fondazione ha pubblicato un nuovo Regolamento per la costituzione di Fondazioni di Comunità. Successivamente sono stati organizzati diversi incontri nelle regioni meridionali, volti a promuovere le potenzialità delle fondazioni di comunità e a conoscere ed approfondire eventuali proposte di costituzione. Sono tante le comunità che si stanno organizzando in questo senso e, nei prossimi mesi, ci aspettiamo di ricevere delle proposte formali.


Esperienze significative

Può indicarmi alcune delle esperienze più significative sviluppate dalla Fondazione in questi anni di attività?

Sono moltissimi gli esempi che sarebbe interessante approfondire. Stilare una gerarchia di esperienze positive è davvero difficile. Sicuramente l’iniziativa più emblematica è quella del progetto che ha portato alla riapertura, dopo 41 anni, delle Catacombe di San Gennaro alla Sanità (Napoli) che, oltre a restituire delle bellezze architettoniche artistiche e culturali di immenso valore, è riuscito a contaminare positivamente il paesaggio e la comunità locale, creando dopo due anni un indotto che ha prodotto lavoro per i giovani del quartiere (sono nate tre imprese sociali gestite dai ragazzi del rione), con un forte incremento di visitatori, soprattutto stranieri. Sul tema dei beni confiscati, invece, ogni progetto ha inciso di fatto sul territorio promuovendo percorsi di legalità e avviando delle collaborazioni interessanti tra istituzioni, terzo settore e privati, sottraendo pezzi di paesaggio (terreni e beni immobili) e di economia al potere mafioso. Interessanti anche i risultati di alcune iniziative sostenute a sostegno dei disabili. Posso citare il progetto “Step by Step” che ha avviato nel territorio della Sibaritide un importante percorso di inclusione sociale di soggetti affetti da disturbi psichici realizzando e valorizzando una Fattoria Sociale a Cassano allo Jonio. Il progetto, oltre a realizzare azioni di inserimento lavorativo per 22 giovani con disabilità psichica, ha dato vita ad una Casa Famiglia per disabili psichici che ospita oggi 12 persone che si sono fortemente integrate nella vita della Fattoria sociale. Il rapporto di monitoraggio 2011, inoltre, ha evidenziato che per oltre i 2/3 dei casi, le attività delle iniziative sostenute proseguono dopo la naturale conclusione dei progetti.


Prospettive future

In base all’esperienza di questi anni avete intenzione di cambiare il vostro approccio dei confronti del territorio e delle comunità o siete soddisfatti dei passi fatti finora?

Nel corso di questi sei anni di attività la Fondazione ha portato avanti diverse innovazioni, ha sperimentato, non si è limitata a ricorrere al classico, seppur fondamentale, strumento dei Bandi. I risultati, come accennato prima, non si sono fatti attendere. Da parte nostra c’è grande interesse e massima attenzione verso l’innovazione nel sociale, per apportare miglioramenti e superare le criticità. Abbiamo una grande esigenza nel Paese: innovare, perché il welfare al quale eravamo abituati non ci sarà più, non si tornerà più indietro. Bisogna quindi inventare e si inventa sperimentando meccanismi nuovi di rapporto tra Pubblico e Privato per un nuovo welfare.

Quali gli obiettivi di breve, medio e lungo periodo per la Fondazione?

La Fondazione ha pubblicato sul proprio sito il Piano Programmatico Annuale e il Piano Programmatico Pluriennale 2013-2015, in cui specifica e rende pubbliche le azioni previste per il 2013 e per i prossimi 3 anni. Quest’anno gli interventi riguarderanno l’educazione dei giovani, con il contrasto alla dispersione scolastica; la tutela e la valorizzazione dei beni comuni, con il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie; l’innovazione sociale, affrontando il tema carceri e disagio familiare; il sostegno alle reti di volontariato; la costituzione di nuove fondazioni di comunità nel Mezzogiorno.

 

Riferimenti

Il sito della Fondazione CON IL SUD

Profilo Carlo Borgomeo

Fondazione della comunità Salernitana

Fondazione di comunità del Centro Storico di Napoli

Fondazione di comunità di Messina

Piano Programmatico Annuale e il Piano Programmatico Pluriennale 2013-2015

 

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