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Le Fondazioni di origine bancaria (Fob) sono protagoniste sempre più centrali nel campo del secondo welfare. Tali attori, contraddistinti per diverse ragioni da un forte radicamento territoriale, sono stati tra i primi a promuovere azioni ed erogazioni volte a garantire la tenuta del nostro sistema sanitario e sociale allo scoppio della pandemia. Questa pronta attivazione è assolutamente coerente con l’operato tradizionale delle Fob ma, al tempo stesso, è anche un esempio dei cambiamenti più recenti della loro attività. L’investimento di risorse – economiche e progettuali – messo in campo dalle Fob nei territori di riferimento in questa fase potrà rappresentare un ulteriore passo verso la promozione di un cambiamento sociale duraturo?

Le Fob e l’innovazione sociale

Il rapporto tra Fob e innovazione sociale è ormai consolidato: dopo un percorso di nascita e primissimo sviluppo (cfr. Bandera 2013), ben presto si è affermata la vocazione filantropica delle Fob e sempre più le loro azioni sono state orientate all’innovazione sociale. Nell’ultimo Rapporto sul secondo welfare in Italia pubblicato dal nostro Laboratorio abbiamo fatto il punto in merito alla crescita delle Fob negli ultimi anni, anche alla luce dei dati diffusi annualmente dall’Acri (che abbiamo approfondito anche qui). Il capitolo 7 del Rapporto si concentra, in particolare, sul ruolo delle Fob nella promozione dell’innovazione e del cambiamento sociale. La letteratura riconosce infatti alle Fob un ruolo privilegiato nella promozione dell’innovazione sociale: il loro radicamento territoriale e la loro capacità di stringere relazioni e sinergie con tutti gli attori locali fanno sì che esse godano di un “vantaggio comparato” (cfr. Barbetta 2013), rispetto ad altri, nel sostenere progetti sperimentali e innovativi.

Il paradigma dell’innovazione sociale si è affermato – nel campo della filantropia – attraverso la promozione di azioni “dimostrative”, limitate nel tempo e nello spazio, volte a esplorare e sperimentare alternative possibili di intervento. I progetti sperimentali, se giudicati efficaci, sono poi ampliati e adottati dal sistema locale dei servizi, determinando un cambiamento stabile e un rinnovamento che coinvolge tutto il territorio. Questo processo virtuoso da qualche tempo mostra i suoi limiti, come sottolineato da studiosi (cfr. Cavaletto 2015) e amministratori del settore (cfr. Silvestri 2019): specialmente a partire dalla crisi del 2008 le amministrazioni pubbliche locali raramente sono state in grado di garantire la stabilizzazione delle azioni sperimentali promosse dalle Fob.

Dall’innovazione al cambiamento

Per affermare efficacemente l’innovazione sociale sui territori da qualche tempo le Fob – insieme a studiosi ed esperti – si stanno interrogando sulla rimodulazione delle proprie strategie e modalità di intervento (ecco alcuni esempi: sull’approccio strategico, sul superamento dei bandi “tradizionali”, sul sostegno diretto alle organizzazioni). Bisogna peraltro sottolineare che il dibattito in seno alle Fob è sempre stato vivace, fin dalla loro nascita alla fine degli anni Novanta, e si è arricchito sempre più anche beneficiando di un processo di professionalizzazione delle Fob iniziato nell’ultimo decennio.

Il confronto sull’innovazione sociale è orientato a individuare elementi progettuali e operativi in grado di promuovere sul territorio un cambiamento sociale stabile. Il capitolo 7 del nostro ultimo Rapporto sul secondo welfare si è concentrato proprio su questo argomento, con approfondimenti scientifici ed empirici (in particolare il programma Orizzonte VelA promosso dalla Fondazione CRC).

Grazie al contributo della letteratura e allo studio di casi è stato elaborato un quadro analitico volto a individuare alcune specifiche condizioni per il cambiamento sociale:

  • un’azione strategica: l’impostazione “strategica” e ispirata fin da subito al cambiamento non deve solo orientare le scelte delle Fob (obiettivi da perseguire, modalità di intervento, durata dei progetti), ma anche tradursi nella promozione di “spazi terzi” di confronto e co-progettazione per gli stakeholder locali. Il supporto a questi spazi e l’impegno verso la co-progettazione comportano per le Fob la necessità di rinunciare a parte del loro potere decisionale nello stabilire priorità e modalità di intervento, dialogando costantemente con gli altri attori locali;
  • un’azione fondata: il coinvolgimento di professionisti esperti – interni o esterni alle Fob – e l’individuazione di solidi riferimenti teorici ed empirici (legati a rilevazioni e monitoraggi attenti) rappresentano per le Fob la possibilità di realizzare azioni metodologicamente fondate e più efficaci, evitando il rischio di promuovere iniziative che non rispondono a effettivi bisogni o priorità del territorio;
  • un’azione condivisa: il protagonismo delle Fondazioni (e delle Fob) nel campo delle politiche sociali locali è visto con preoccupazione da alcuni osservatori. Il timore è che venga promossa una visione privata del bene pubblico e del benessere sociale e, più in generale, che le organizzazioni filantropiche godano di un’eccessiva influenza nel campo delle politiche pubbliche, libere dal “controllo” esercitato dagli elettori nei confronti degli amministratori pubblici. È dunque fondamentale che l’operato delle Fob non sia solo corretto dal punto di vista formale, ma che sia percepito come “giusto” e condiviso da parte degli attori locali. La risposta a questa sfida di legittimazione è l’allargamento della partecipazione a tutti i possibili interlocutori e l’impiego di approcci bottom-up che sappiano coinvolgere gli stakeholder nei processi decisionali e di implementazione delle iniziative promosse dalle Fob.

Il cambiamento e le sfide poste dalla pandemia

Le condizioni per l’innovazione sociale sintetizzate appaiono ancor più fondamentali nell’attuale contesto di crisi. Il nostro sistema pubblico – sanitario e sociale – ha mostrato diverse fragilità e, in risposta a queste carenze, c’è stata una pronta attivazione della filantropia (e del mondo delle imprese). In molti casi peraltro l’attivazione di soggetti del privato sociale è avvenuta a seguito di una domanda esplicita da parte dell’ente pubblico, specialmente nel settore del welfare. Molti attori pubblici hanno avuto bisogno di un supporto in termini di risorse umane, economiche, tecnologiche per poter continuare a garantire servizi essenziali e si sono rivolti agli enti con cui sono soliti collaborare (cooperative sociali, associazioni, Fondazioni, ecc.). Questo dialogo fruttuoso tra ente pubblico e filantropia potrà determinare una maggior legittimazione a operare nel campo del welfare per le Fob?

Le Fob si stanno mostrando attente non solo a rispondere a bisogni strettamente connessi alla dimensione sanitaria (come sintetizzato qui) ma sempre più, specialmente a partire dalla cosiddetta “fase 2”, stanno rivolgendo la loro attenzione ad alcune criticità “croniche” del nostro sistema socio-economico esacerbate dalla pandemia. Un esempio è la crisi del Terzo Settore: questo ambito di lavoro è spesso trascurato dal dibattito pubblico e dalla politica eppure è un settore in forte espansione sia in termini di occupazione che in termini di impatto economico ed è una colonna portante del nostro sistema di welfare. Il Terzo Settore, secondo un’indagine preliminare di Italia non profit realizzata durante la fase di lockdown, ha registrato una completa interruzione della propria attività a causa della pandemia in quasi il 45% dei casi; quasi il 33% aveva dimezzato la propria attività. Un altro ambito è quello dei cosiddetti “nuovi” bisogni sociali: bisogni emersi a partire dagli anni Settanta e che storicamente non trovano risposte adeguate nel nostro sistema di welfare pubblico sbilanciato sulla spesa pensionistica. Tra questi “nuovi” bisogni sociali ritroviamo temi come la conciliazione tra vita e lavoro, il sostegno alle famiglie e ai minori, specialmente se a rischio di povertà ed esclusione sociale. Questi bisogni, ancora quasi completamente assenti dall’agenda politica sul Coronavirus, hanno acquisito un peso e una connotazione inediti nella nostra vita quotidiana e sociale. Le Fob – da sempre più sensibili a questi bisogni – stanno proponendo azioni e riflessioni in questi campi (qui un esempio sul Terzo Settore della Fondazione Cariplo e uno della Compagnia di San Paolo, qui invece un esempio dell’impegno dedicato a famiglie e minori dalla Fondazione CRC).

Il tema della risposta alle esigenze – pubbliche o private, di organizzazioni o di persone – solleva infine una questione di grande rilevanza: quali strumenti di ascolto e confronto sono stati messi in campo dalla filantropia per individuare i bisogni più urgenti? Questi strumenti potranno contribuire a rafforzare le relazioni istituzionali e la legittimazione di cui godono le Fob? Le alleanze affinate in relazione all’emergenza Coronavirus potranno rappresentare per le Fob e per la filantropia nuove opportunità per realizzare azioni sempre più fondate, strategiche e condivise che alimentino nuovi modelli di governance e forme di "sussidiarietà reticolare" (cfr. Quadrio Curzio 2019) capaci di mettere in relazione comunità territoriali, sociali ed economiche.

Riferimenti

Bandera L. (2013), Le Fondazioni di origine bancaria: sperimentazione e sostegno alle reti, in F. Maino e M. Ferrera (a cura di), Primo Rapporto sul secondo welfare in Italia 2013, Torino, Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi

Barbetta G.P. (2013), Le fondazioni. Il motore finanziario del terzo settore, Bologna, Il Mulino

Cavaletto G.M. (2015), Il welfare in transizione. Esperienze di innovazione attraverso le Fondazioni, Torino, Giappichelli

Cibinel E. (2019), Dall’innovazione al cambiamento: una nuova sfida per le Fondazioni di origine bancaria, in F. Maino e M. Ferrera (a cura di), Quarto Rapporto sul secondo welfare in Italia 2019, Torino, Giappichelli

Quadrio Curzio A. (2019), in Acri – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa, Esperienze di comunità, esercizi di democrazia. Il ruolo delle Fondazioni a vent’anni dalla legge Ciampi, Atti del Convegno, 17 maggio 2019

Silvestri A. (2019), Fondazioni: l’innovazione può diventare cambiamento?, www.vita.it, 12 gennaio 2019