Il 31 ottobre ricorre la Giornata Mondiale del Risparmio, un evento celebrato in molte parti del mondo e nato in Italia esattamente 100 anni fa. La prima Giornata fu proclamata il 31 ottobre 1924 a Milano, nell’ambito del Congresso Mondiale del Risparmio a cui parteciparono più di 350 delegati da 27 Paesi in rappresentanza di oltre 7.000 Casse di risparmio. In quel congresso nacque anche l’Istituto Internazionale del risparmio, oggi WSBI (World Savings and Retail Banking Institute).
La ricorrenza è sempre celebrata da un incontro promosso da Acri alla presenza di importanti cariche istituzionali. Quest’anno sono intervenuti Giovanni Azzone, Presidente di Acri; Antonio Patuelli, Presidente dell’Abi; Fabio Panetta, Governatore della Banca d’Italia; e Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia e delle Finanze. In questo anniversario così importante i lavori della Giornata si sono svolti alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella, che è anche intervenuto per condividere alcune riflessioni conclusive.
L’intervento del Presidente Mattarella
Il Presidente Mattarella ha ricordato l’importanza fondamentale del risparmio, nel 1924 così come nel 2024: “nell’altalena della risoluzione di bisogni individuali e collettivi, l’accantonamento di risorse” permette di “affrontare situazioni straordinarie, imprevedibili, impreviste e realizzare investimenti di lungo-medio periodo per l’abitazione, per l’istruzione, per l’avvio di attività“. Secondo i dati diffusi in questi giorni da un’indagine Acri-Ipsos e i dati della Banca d’Italia – ha ricordato il Presidente – “il risparmio viene utilizzato in primo luogo per proteggersi da eventi inattesi“. Dunque l’attuale condizione di incertezza “nel contesto sociale ed economico tende ad accrescerne la rilevanza“.
Molti degli interventi che hanno preceduto quello del Presidente hanno fatto riferimento alla Costituzione, citando in particolare il primo comma dell’articolo 47:
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.
Anche il Presidente ha riflettuto sul senso e sull’importanza di questo articolo: ha sottolineato come, secondo diversi osservatori, esso appaia “privo di una specifica finalità (…), a differenza di altri articoli della cosiddetta Costituzione economica“. La Costituzione, infatti, approfondisce elementi dei rapporti economici molto pragmatici come il lavoro, la retribuzione, i diritti delle donne lavoratrici e l’organizzazione sindacale. “In realtà – ha proseguito il Presidente – una lettura attenta e completa delle norme dedicate ai rapporti economici, rende evidente come il risparmio sia funzionale agli altri obiettivi definiti dalla Carta“. Il motivo per cui il risparmio è inserito nel più importante riferimento normativo del nostro ordinamento è proprio questo: “il risparmio è esso stesso un valore, per il futuro delle famiglie, per il futuro del Paese“.
Risparmio individuale e risparmio collettivo: il ruolo delle Fondazioni
I saluti introduttivi di Giovanni Azzone, Presidente di Acri, si sono concentrati proprio su questo aspetto. La convinzione che il risparmio sia un valore da proteggere e promuovere è ciò che 100 anni fa ha chiamato a raccolta centinaia di delegati “provenienti da paesi che, dopo appena quindici anni, sarebbero tornati in guerra tra loro“. Le Casse di risparmio sono state attori fondamentali nella diffusione della cultura del risparmio in Italia, anche perché storicamente hanno sempre avuto una duplice funzione, creditizia e sociale. “Da un lato intendevano favorire l’accesso al credito a tassi agevolati (…); dall’altro, destinavano gli utili ottenuti a opere di beneficenza, in favore di tutta la comunità“.
E proprio da questa riflessione emerge il ruolo delle Fondazioni di origine bancaria (Fob) nel campo del risparmio. Come raccontavamo nel Quarto Rapporto sul secondo welfare (2019) questi enti sono nati all’inizio degli anni Novanta da un processo normativo che ha inteso separare l’attività economico-finanziaria (rimasta in capo alle banche) da quella di impianto solidaristico (che invece è stata affidata alle neonate Fondazioni). A differenza delle altre fondazioni e soggetti filantropici, che solitamente nascono da un lascito o da donazioni destinati al perseguimento di uno specifico fine statutario, le Fob sono organismi privati nati su istanza del Legislatore e chiamati ad amministrare fondi privati “creatisi grazie agli sforzi di una intera collettività locale” (Barbetta 2008, 9).
Le Fob, fin dalla loro nascita, sono dunque state chiamate a trasformare “il risparmio privato delle originarie comunità di appartenenza in un valore condiviso per i territori e per tutto il Paese“. E, grazie al coinvolgimento del Terzo Settore, questo risparmio si è tradotto spesso “in iniziative diffuse di contrasto delle disuguaglianze, che stanno diventando dei modelli anche per le politiche pubbliche“.
Il risparmio “non è neutro“, ha concluso il presidente Azzone: “può rimanere circoscritto, allargando di fatto le disuguaglianze esistenti, o può essere investito, trasformarsi in bene collettivo e creare valore per la comunità“. Come stiamo raccontando ogni mese nel nostro podcast Intrecci, che va alla scoperta di diversi modi di “fare comunità” in Italia grazie alle Fondazioni di origine bancaria.