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La pubblicazione del Rapporto curato da Save the Children (“Illuminiamo il futuro 2030”), del quale ci siamo occupati alcuni giorni fa, ha fatto rientrare nell’agenda pubblica un tema – la povertà educativa – troppo spesso lasciato ai margini del dibattito pubblico e istituzionale, nonostante la gravità assunta da questo fenomeno nel nostro Paese.

Il Presidente del Consiglio, rispondendo al question time tenutosi alla Camera il 30 settembre scorso, ha manifestato l’intenzione del Governo di includere nella prossima Legge di Stabilità alcune misure volte a contrastare la povertà (come peraltro sollecitato da tempo da numerosi soggetti sociali e politici) e, in particolare, la povertà minorile. Un intervento che sembrerebbe, per quanto ci è dato conoscere, in linea con quanto auspicato da Save the Children nel suo Rapporto, che vede proprio nello sradicamento della povertà fra i minori – in ognuna delle regioni italiane – una delle leve fondamentali per favorire la crescita educativa. Come ricordato nel Rapporto curato dall’organizzazione umanitaria, povertà economica e povertà educativa sono infatti due fenomeni legati a filo doppio, per cui spezzare l’uno risulta determinante per spezzare l’altro.

La strategia proposta nel documento dell’organizzazione umanitaria, tuttavia, è più articolata e chiama in causa non solo il ruolo delle istituzioni nel sostenere il reddito delle famiglie più disagiate, ma anche la capacità del sistema scolastico, nel suo complesso, di rinnovare, adattare, diversificare l’offerta educativa, così da favorire e stimolare il pieno sviluppo di capacità e talenti dei ragazzi. Tra gli obiettivi da raggiungere, un incremento delle attività extra-curriculari e una riduzione drastica dei tassi di dispersione (al fine di allineare l’Italia agli obiettivi di "Europa 2020").

Per contribuire al raggiungimento di questi traguardi, nel corso dell’ultimo anno, Save the Children ha aperto 13 “Punti Luce” e avviato interventi individualizzati, attraverso la fornitura di una dote educativa (contributi per l’acquisto di libri e kit scolastici, strumenti musicali, l’iscrizione a corsi sportivi, campi estivi, gite scolastiche…) a bambini e adolescenti che vivono in condizione certificate di povertà. Nella realizzazione di queste azioni, Save the Children lavora in sinergia con associazioni e cooperative locali in una rete territoriale a cui partecipano servizi sociali, istituzioni scolastiche, parrocchie ed enti locali in un’ottica di welfare plurale.

Una logica di intervento molto simile a quella seguita, da diversi anni, da altri attori centrali nella costruzione del secondo welfare: le Fondazioni di Origine Bancaria (FOB). Nel 2014, il 13,3% del totale delle loro erogazioni monetarie – 120,9 milioni di euro – è stato destinato al settore “Educazione, istruzione e formazione”, campo in cui risultavano attive 82 Fondazioni (ACRI 2015). Gli interventi realizzati da queste istituzioni costituiscono ormai un patrimonio prezioso di esperienze nel campo del contrasto alla “povertà educativa”: si tratta di progetti, realizzati in collaborazione con molteplici soggetti del territorio, che provano a incidere su diversi aspetti del fenomeno in esame. Numerosi i settori di intervento trasversali alle iniziative messe in campo nei territori: dalla lotta alla dispersione scolastica al miglioramento delle competenze attraverso la diversificazione della proposta curriculare, dall’organizzazione di attività extracurriculari al finanziamento di borse di studio per studenti particolarmente meritevoli. Esaminiamo più da vicino alcune di queste esperienze, in particolare nel campo del contrasto della dispersione, indicato, come visto, anche da Save the Children come uno degli obiettivi prioritari da perseguire.


Quantificare la dispersione

Il documento finale dell’"Indagine Conoscitiva sulle strategie per contrastare la dispersione scolastica" promossa dalla Commissione "Cultura, Scienza e Istruzione" della Camera mette in luce come mentre per anni in Italia il numero dei dispersi è stato calcolato semplicemente sottraendo dal totale della popolazione in età 14-17 anni i ragazzi iscritti a scuola, quelli assunti in apprendistato, quelli iscritti alla Istruzione e formazione professionale (IeFP), l’indicatore utilizzato nell’ambito della strategia "Europa 2020" (Early school leavers – ESL) sembra più adatto a cogliere il grado di efficienza o inefficienza del sistema formativo: misura infatti la quota di giovani dai 18 ai 24 anni che non hanno conseguito un titolo di studio superiore alla scuola secondaria di primo grado e che, inoltre, nelle quattro settimane precedenti l’intervista, non hanno svolto attività di istruzione e di formazione. "Europa 2020" indica la riduzione, in ogni Paese, della quota di ESL sotto il 10%: un traguardo a portata di mano, secondo il documento finale approvato dalla Commissione, nelle regioni del Nord Italia, molto più ambizioso per quelle del Mezzogiorno, dove il fenomeno raggiunge livelli particolarmente allarmanti (vedi la cartina). Il dato medio nazionale, stando alle statistiche Eurostat, è pari al 15% (database Eurostat), uno fra i più alti in Europa.

Un dato alto, ma, secondo molti, sottostimato. Considerando come indicatore di dispersione la differenza fra la quota di ragazzi iscritti al primo anno delle superiori (2009-10) e quella degli iscritti al quinto anno di 5 anni dopo (2013-14), come fa Tuttoscuola nel suo recente "Dossier sulla Dispersione nella scuola secondaria statale", si giunge a un dato pari al 27,9% di ragazzi che abbandonano la scuola pubblica superiore. Guardando invece al rapporto tra diplomati e popolazione nella fascia d’età rilevante (convenzionalmente presa a 19 anni) – uno degli indicatori proposti nel Rapporto Lost, indagine promossa da WeWorld Intervita insieme all’Associazione Bruno Trentin e alla Fondazione Giovanni Agnelli (Checchi 2014) – il dato si attesterebbe al 23,8% della popolazione che non raggiunge un titolo di scuola secondaria che dia accesso all’università (anno 2011/2012). Combinando infine i tassi di abbandono della scuola secondaria di I grado con quelli della scuola secondaria di II grado si otterrebbe un tasso di abbandono complessivo pari quasi al doppio di quanto classificato ufficialmente come early school leavers dall’Eurostat (Checchi 2014).


Tante iniziative, da Nord a Sud

Proprio partendo dall’analisi di questi dati, che, al di là delle differenze, restituiscono un’immagine allarmante del fenomeno, poche settimane fa l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze ha lanciato "OrientaDropOut", un progetto a carattere sperimentale per la prevenzione della dispersione scolastica (che in Toscana fa registrare un dato superiore alla media nazionale), realizzato in collaborazione con partner qualificati come ISFOL (l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori), l’Università di Perugia, le associazioni aretine di formazione e orientamento Pratika e Nausika. Il progetto, di durata pluriennale, coinvolgerà sei istituti scolastici di Firenze e di Arezzo (dalla primaria alla secondaria di secondo grado) e quattro agenzie formative che operano nei percorsi formativi per “drop-out” (ragazzi che all’età di 16 anni hanno abbandonato il percorso di istruzione): complessivamente, “OrientaDropOut” si rivolgerà a 24 classi, 500 alunni, 500 famiglie e 500 docenti. In prospettiva, l’obiettivo dell’intervento, che si avvarrà di formatori di diverse discipline e competenze che affiancheranno in aula gli insegnanti, è quello di modellizzare – alla luce dei risultati conseguiti – interventi, percorsi, materiali e didattiche, al fine di renderli disponibili per tutte le scuole e gli insegnanti italiani.

Un impegno consolidato nel tempo è quello profuso dalla Compagnia di San Paolo di Torino, che interviene – grazie ai suoi enti strumentali: Ufficio Pio e Fondazione per la Scuola – nel contrasto alla dispersione scolastica con due strumenti principali: da un lato, con il bando "Stiamo tutti bene: educare bene, crescere meglio"; dall’altro, con il progetto "Provaci ancora, Sam!". Attraverso il bando la Compagnia ha inteso promuovere interventi che favoriscano il benessere di bambini e adolescenti tra i 6 e i 14 anni (con particolare attenzione a quelli appartenenti a famiglie in situazioni di disagio e ai giovanissimi colpiti da disabilità) attraverso offerte educative in orario extrascolastico, finalizzate anche a ridurre la dispersione scolastica. Il processo di selezione ha portato il Comitato di Gestione della Compagnia a deliberare contributi per la realizzazione di 69 progetti nel territorio del Piemonte e dell’area metropolitana genovese per un totale di 814.700 Euro (per una media di 11.800 Euro a progetto), che, nel complesso, consentiranno di coinvolgere attivamente oltre 16.000 bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni e circa 5.500 famiglie, impegnandoli durante l’intero anno scolastico 2015-2016.

"Provaci ancora, Sam!" è un progetto dell’Ufficio Pio, ente strumentale della Compagnia di San Paolo, che si inserisce nel quadro più generale delle iniziative promosse dall’ente per contrastare e prevenire la povertà. Il progetto, nato nel 1989, può contare su un’articolata struttura di governance, che comprende i “Promotori Istituzionali”, che sono firmatari di un Protocollo d’Intesa e si impegnano a garantire l’attuazione del Progetto: oltre all’Ufficio Pio, la Città di Torino con gli Assessorati ai Servizi Sociali e ai Servizi Educativi, l’Ufficio Scolastico Regionale e la Fondazione per la Scuola. Ad essi si affiancano i “Gestori Istituzionali”, dirigenti e collaboratori che operano direttamente nel sistema organizzativo del progetto; i “Partner Istituzionali”, cioè gli enti che aderiscono al progetto e lo attuano integralmente (le scuole secondarie di primo grado, i centri territoriali permanenti, le agenzie di formazione professionale); infine, gli “Enti collaboratori”.

I servizi proposti sono divisi in due ambiti d’intervento: la “prevenzione primaria” e la “prevenzione secondaria”. La prevenzione primaria riguarda il primo anno della scuola secondaria di primo grado. In questo contesto scuola e organizzazioni esterne si integrano per offrire un supporto educativo e facilitare l’apprendimento. La prevenzione secondaria si articola in due servizi: 1. “Tutela Integrata”, articolata, a propria volta, in due anni di intervento. Il primo, finalizzato all’ottenimento della licenza media – che segue la scansione temporale di un normale anno scolastico -si svolge in quattro sedi, dette “moduli”, diffuse sul territorio cittadino. Il secondo anno invece, in cui gli studenti hanno già ottenuto la licenza media, è caratterizzato dall’accompagnamento educativo dei ragazzi finalizzato al sostegno nella scelta di un percorso formativo adatto, nell’orientamento professionale, nella supervisione educativa utile a sostenere la frequenza dei corsi scelti. 2. Gli interventi di accompagnamento e recupero della dispersione scolastica di minorenni presso cinque Centri Territoriali Permanenti della Città, per il conseguimento della licenza media e la possibile prosecuzione in percorsi di istruzione o formazione professionale. Accanto a questi due tipi di servizi, sono inoltre attivati interventi specifici che prevedono il sostegno intenso e mirato per singoli ragazzi che richiedano un’attenzione particolare per il rinforzo del metodo di studio, della capacità di apprendimento, dell’autostima. Gli interventi – la cui durata è variabile, legata ad ogni singolo progetto individualizzato – possono essere attivati da novembre a marzo, dietro richiesta della scuola per un numero di ore settimanali di lavoro con il ragazzo che può andare dalle 2 alle 4.

Come messo in luce nel Bilancio di Missione 2014, per l’anno scolastico 2013-2014 "Provaci Ancora, Sam!" ha assorbito 406.172,73 Euro, con interventi a favore di 817 minori, pari al 4% del totale della popolazione scolastica della scuola secondaria di primo grado della Città di Torino. Analizzando il dato in base alla nazionalità degli studenti è interessante notare come ad essere coinvolto sia stato l’8% del totale degli studenti stranieri e solo il 2,8% di quelli italiani. Tutto ciò indica la forte incidenza che il progetto ha sulla popolazione scolastica, in particolare su quella straniera, statisticamente più a rischio per via dei noti problemi sociali, linguistici e culturali che deve affrontare.

Dal 2009 la Compagnia di San Paolo – attraverso la sua Fondazione per la Scuola, l’Ufficio Pio e in collaborazione con la Fondazione Piazza dei Mestieri – partecipa inoltre al progetto "Casa dei Compiti", che si rivolge particolarmente agli studenti del biennio delle scuole secondarie di secondo grado e ai ragazzi della Piazza dei Mestieri, per offrire loro, tra l’altro, attività di “studio assistito” in diverse materie (grazie all’impegno di tutor, insegnanti, operatori della formazione professionale) e moduli di approfondimento in alcune materie e discipline di base (italiano e storia, matematica, latino, inglese, francese e scienze).

In Piemonte si segnala anche "MoviMenti", il programma promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo sui temi dell’orientamento, della lotta alla dispersione scolastica, del sostegno alla mobilità e al rafforzamento delle competenze fondamentali. Il programma si articola in 4 misure, due delle quali intervengono esplicitamente sul problema della dispersione. La misura 1 – "Alleanza montagna-città" – è un progetto di durata biennale (aa.ss. 2014-2015 e 2015-2016) che ha l’obiettivo di migliorare l’accesso alla scuola superiore e la "tenuta della motivazione allo studio" per gli studenti residenti in zone montane attraverso azioni di sostegno alla mobilità alternativa, la promozione di soluzioni residenziali in città anche presso famiglie, l’utilizzo di sistemi didattici innovativi e flessibili, l’orientamento mirato ai bisogni degli studenti che vivono nelle valli. La misura 2 – "Orientamento" – usa invece lo strumento del bando, con l’obiettivo di selezionare e finanziare “iniziative sperimentali e innovative di sostegno all’orientamento nella scelta delle scuole secondarie di secondo grado e di prevenzione rispetto a situazioni di insuccesso e dispersione scolastici”. In particolare, il bando indica fra gli obiettivi specifici l’aumento delle competenze degli insegnanti nei percorsi di educazione alla scelta e di informazione sui percorsi di studio, il sostegno alla relazione docente/allievo a favore di "pratiche orientative" nel corso di tutta l’attività didattica, il coinvolgimento di figure professionali (come educatori, orientatori, animatori) nella formazione degli insegnanti e in attività "precoci" rispetto a quelle già esistenti. I progetti – per i quali il Bando 2015 ha stanziato un budget complessivo di 230.000 euro – devono avere durata almeno triennale e possono richiedere alla Fondazione un contributo compreso fra un minimo di 30.000 e un massimo di 60.000 euro. La selezione, che avviene in due fasi, è attualmente in corso (la scadenza per la presentazione dei progetti di dettaglio è stata il 30 settembre scorso). Alle misure 1 e 2 si aggiungono "Verso l’estero" (misura 3) e "Building UP" (misura 4), che consistono, rispettivamente, nella messa a disposizione di borse di studio a favore degli studenti meritevoli per lo svolgimento di periodi di studio all’estero (premiando coloro che hanno dimostrato buone performance scolastiche e hanno situazioni economiche familiari non favorevoli), e nella possibilità – per gli studenti degli Istituti Tecnici piemontesi, iscritti alla classe quarta – di partecipare ad un programma di alternanza scuola/lavoro all’estero (l’iniziativa è frutto di una collaborazione della CRC con la Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo e Unioncamere Piemonte).

Anche se in alcune province del Nord si rilevano dati di dispersione scolastica molto alti, il fenomeno, come noto, assume proporzioni particolarmente preoccupanti nelle regioni del Meridione (soprattutto in Campania, Sicilia e Sardegna; vd. cartina), dove la lotta alla povertà educativa diventa un tassello fondamentale anche per il contrasto alle attività criminali. Qui l’impegno delle fondazioni si realizza prevalentemente attraverso la Fondazione con il Sud, un soggetto privato nato dall’alleanza tra le Fondazioni di origine bancaria e il mondo del terzo settore e del volontariato per promuovere l’infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno. Lo strumento adottato in questo caso è quello del bando – "Educazione dei Giovani" – ripetuto per tre edizioni (2007, 2010, 2013): le prime due hanno permesso alla Fondazione di sostenere più di 70 iniziative definite "esemplari", per un totale di oltre 18,5 milioni di euro.

Il Bando 2013 ha messo a disposizione complessivamente 4,5 milioni di euro e si è rivolto alle organizzazioni del volontariato e del terzo settore delle aree meridionali in cui si registrano sia un elevato tasso di studenti a rischio abbandono scolastico sia un’alta percentuale di early school leavers. In base a questi criteri, potevano candidarsi progetti che includessero istituti scolastici di Crotone in Calabria; Caserta, Napoli e Salerno in Campania; Brindisi, Foggia, Taranto in Puglia; Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari in Sardegna; Catania, Caltanissetta, Enna, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani in Sicilia. Gli ambiti individuati dal bando sono stati due: 1. Interventi contro l’abbandono scolastico: percorsi formativi individualizzati, complementari a quello tradizionale; 2. Interventi contro la dispersione scolastica: attività di potenziamento delle competenze in ambito scientifico, tecnologico e economico. Le proposte di progetto dovevano essere presentate da partnership ampie, costituite da almeno tre attori (oltre alle scuole, anche soggetti del terzo settore, del volontariato, dell’università, della ricerca, dell’imprenditoria), destinati ad assumere un ruolo attivo non solo nella co-progettazione, ma anche nell’implementazione del progetto. Ogni partnership doveva poi individuare un soggetto incaricato di coordinare i rapporti tra i diversi soggetti della partnership con la Fondazione. Il processo di selezione ha infine portato al finanziamento di 19 dei circa 280 progetti candidati: 11 in Sicilia (Palermo e Catania), 6 in Campania (Napoli e Caserta), 2 in Puglia (Foggia). Come riportato sul sito della Fondazione, altri 75, pur avendo ricevuto una valutazione positiva (in totale, coinvolgevano oltre 800 organizzazioni), non sono stati finanziati per mancanza di risorse.

A puro titolo esemplificativo, si possono menzionare "Una Piazza perché nessuno si perda", che, promosso a Catania dalla Fondazione Piazza dei Mestieri, prevede percorsi di alternanza scuola-lavoro; "Ulisse: il sè e l’Altro", attivato dalla Cooperativa Sociale Luna Nuova di Palermo, si rivolge agli studenti dell’ultimo anno delle scuole secondarie di primo grado con uno sportello di orientamento e iniziative di condivisione con ragazzi che hanno già intrapreso questo percorso; prevede inoltre interventi di supporto allo studio e forme di alternanza scuola-lavoro per i ragazzi iscritti ai primi anni delle superiori; l’alternanza scuola-lavoro è proposta anche in altri progetti attivati nel palermitano, come "P&W – Play and Work"; "T.A.G. Tecnologia, Ambiente e Grafica per la scuola", progetto promosso dalla Cooperativa Sociale I Sicaliani, che si segnala perché,  oltre ad allestire laboratori di vario tipo per gli studenti di 7 scuole di ogni ordine e grado, cercherà di favorire il conseguimento della licenza media anche da parte dei genitori. In Campania, tra i numerosi progetti finanziati dalla Fondazione, "Non perdiamoci di vista" è rivolto specificamente agli studenti napoletani di origine straniera, per offrire loro servizi di orientamento, mediazione linguistica, culturale e accompagnamento nel delicato passaggio dalla scuola secondaria di primo grado a quella di secondo grado; attività simili sono offerte da "Un Ponte verso il Futuro", progetto che si rivolge agli studenti di terza media, napoletani e rom, del quartiere di Poggio Reale. A Caserta, "Mutamenti" promuove attività formative per docenti e genitori, oltre a coinvolgere i ragazzi in laboratori vari (di educazione ambientale, riciclo, riuso) e stage formativi. La partecipazione a laboratori e prime esperienze lavorative presso aziende locali rientrano nell’offerta proposta anche dal progetto foggiano "Verso il successo formativo", promosso dalla Cooperativa Sociale Aurea.


Le prospettive: fare tesoro dell’esperienza

I progetti e le iniziative qui considerati, pur non esaurendo certamente il patrimonio di esperienza maturato negli anni dalle Fondazioni, testimoniano l’impegno profuso in molti territori da queste istituzioni. Le FOB sembrano effettivamente capaci di stimolare innovazione nei progetti finanziati, sia dal punto di vista del prodotto sia da quello del processo. In quest’ottica, lo strumento del bando può rivelarsi particolarmente utile, nel momento in cui vincola, in maniera chiara, l’erogazione del finanziamento alla creazione di una rete in grado di coinvolgere, in modo attivo e coordinato, i diversi attori della cosiddetta “comunità educante” nelle fasi di progettazione e implementazione.

Come si legge nel rapporto 2015 dell’ACRI (l’Associazione delle Fondazioni e delle Casse di Risparmio), l’intervento delle Fondazioni nel settore "educazione" assume "un rilievo di particolare importanza. Non perché […] le risorse delle Fondazioni possano in alcun modo sostituire quelle pubbliche indispensabili al funzionamento del sistema educativo nazionale, quanto invece per la possibilità di promuovere e rafforzare, con interventi mirati e una massa critica di risorse comunque significativa, esperienze di eccellenza e di innovazione che facciano da volano a una riconfigurazione del panorama formativo del paese, rendendolo più aderente alle nuove esigenze della società, delle istituzioni e dei settori produttivi". Anche grazie a queste iniziative, la scuola può diventare un luogo meno isolato, capace, allo stesso tempo, di aprirsi al mondo esterno e di prevedere, quando necessario, la presa in carico individualizzata dei ragazzi con più difficoltà.

A fronte della ricchezza delle esperienze messe in campo, risulta tuttavia ancora limitata l’attività di valutazione dei progetti. Nella maggior parte dei casi, le Fondazioni descrivono gli interventi realizzati in termini di input (come risorse finanziarie stanziate e personale coinvolto) e, anche se meno frequentemente, di output (quanti ragazzi sono stati coinvolti, quante ore di aiuto sono state erogate, e così via). Manca, insomma, una valutazione degli outcome effettivamente raggiunti: gli interventi finanziati dalle FOB sono stati efficaci nel ridurre il fenomeno dell’abbandono scolastico? Una valutazione di questo tipo, benché estremamente complessa, avrebbe l’indubbio vantaggio di permettere di distinguere i modelli che funzionano meglio da quelli che funzionano meno bene o proprio non funzionano, e di replicare così – riducendo la "dispersione" delle risorse finanziarie e organizzative a disposizione – i casi di successo anche in territori ancora esclusi da queste iniziative.

Un buon esempio, da questo punto di vista, è offerto sicuramente da Fondazione Cariplo, che anche nel campo della dispersione scolastica ha adottato un "approccio sperimentale", proprio con l’obiettivo di sviluppare conoscenza sugli interventi che funzionano (e su quelli che non funzionano) da mettere a disposizione, in un secondo tempo, dei policy makers. Nei progetti "Interculture", volto a migliorare l’integrazione scolastica degli alunni con cittadinanza non italiana (in particolare nella scelta dei percorsi formativi), e "Riunioni di Famiglia", che si pone l’obiettivo di ridurre precocemente il disagio scolastico di studenti del primo anno della scuola media con difficoltà lievi, attraverso la realizzazioni di “riunioni di famiglia”, è stato individuato un gruppo “trattato” e uno di controllo (due gruppi di 700 ragazzi nel primo progetto e due gruppi di 100 nel secondo), al fine di valutare l’effetto netto del progetto sulle variabili obiettivo (come il tasso di proseguimento degli studi, le scelte scolastiche, il rendimento scolastico, il livello di benessere e di apprendimento) secondo la logica controfattuale.

Un contributo nella direzione di una conoscenza più sistematica dell’efficacia delle iniziative già realizzate, non solo in Italia ma anche nel contesto europeo, potrebbe infine arrivare da "2young2fail": si tratta di un progetto – attivato nel quadro del programma "Erasmus+" e il cui capofila è la Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo – che riunisce nove partner (soggetti pubblici come scuole, comuni e università, ma anche un’associazione datoriale e due fondazioni non profit) di quattro diversi paesi (oltre all’Italia, la Spagna, i Paesi Bassi, il Portogallo e il Regno Unito). Il progetto si pone infatti l’obiettivo di offrire una piattaforma intersettoriale per lo scambio di esperienze fra partner con iniziative eccellenti, al fine di incentivare un processo di mutuo apprendimento, ma anche di garantire agli operatori del settore accesso un ampio menu di strategie ritagliate su specifici gruppi anagrafici, e di promuovere attività di ricerca focalizzate in particolare sul possibile impatto delle dimensioni relazionali e di capitale sociale (relazioni fra pari e impegno delle famiglie) sulle misure di contrasto della dispersione.
 
 

Riferimenti

ACRI (2015), Ventesimo rapporto sulle fondazioni di origine bancaria – Anno 2014

Camera dei Deputati (2014), Documento conclusivo approvato dalla Commissione di Indagine Conoscitiva sulle Strategie per Contrastare la Dispersione scolastica

Checchi (2014, ed.), LOST – DISPERSIONE SCOLASTICA: il costo per la collettività e il ruolo di scuole e terzo settore, WeWorld-Intervita, Fondazione Agnelli e Associazione Bruno Trentin

Tuttoscuola (2014), Dossier sulla Dispersione nella Scuola Secondaria Superiore Statale

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