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E’ stato presentato “False Partenze”, il Rapporto Caritas 2014 sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia. Partendo dai dati raccolti nel corso delle esperienze di ascolto, osservazione e animazione svolte quotidianamente dalle 220 Caritas diocesane presenti sul territorio nazionale, la ricerca indica come molte delle iniziative intraprese per sostenere i più fragili si siano rivelate incapaci di garantire loro un reale re-inserimento nel contesto sociale. Come si risponde alle nuove e sempre più complesse forme di povertà che colpiscono un numero crescente di persone che vivono nel nostro Paese?


False partenze

Il titolo scelto per il Rapporto Caritas 2014, "False partenze", mette anzitutto in discussione alcune ipotesi emerse nel precedente Rapporto Caritas dell’ottobre 2012, intitolato “I ripartenti”. A distanza di un anno e mezzo da quella pubblicazione pare infatti che le “ri-partenze” auspicate non si siano mai compiute, quanto meno non in maniera complessiva e strutturata.

“Più che ri-partenze”, si legge nella presentazione del rapporto 2014 “si sono verificate false partenze: molte persone, puntando all’emancipazione, hanno accettato di rimettersi in gioco, ma si sono impegnate in attività lavorative non adeguate rispetto alle loro capacità, sopportando situazioni di evidente sfruttamento, sotto-retribuzione, condizioni di lavoro al limite del degrado, ecc”.

Il Rapporto analizza ed approfondisce questa situazione indagando i principali cambiamenti rilevati dalle Caritas diocesane della Penisola, analizzando i percorsi e i progetti anti-crisi sviluppati nei diversi territori e fornendo una serie di orientamenti e raccomandazioni in tema di politica sociale e coinvolgimento delle comunità locali. Il Rapporto contiene inoltre una sintesi dell’indagine nazionale sulle condizioni di povertà dei genitori separati, i dati sul cosiddetto “Prestito della Speranza” ed un confronto con i dati del secondo rapporto di monitoraggio dell’impatto della crisi economica nei “paesi deboli” dell’Unione Europea, realizzato da Caritas Europa. All’interno del volume anche alcuni dati interessanti sulla povertà alimentare e le opere attivate da Caritas per contrastarla (per maggiori info leggi anche: Emergenza Alimentare: le risposte di Caritas).

Non una ma tante povertà: i dati dei Centri di Ascolto 

La prima parte del Rapporto ha lo scopo di fornire al lettore una serie di dati e informazioni utili per comprendere meglio il fenomeno della povertà in Italia dal punto di vista delle Caritas diocesane e delle diverse diramazioni territoriali della Chiesa Cattolica. I dati sono stati raccolti presso 814 Centri di Ascolto (le istituzioni della Caritas che si interfacciano con le persone bisognose), presenti in 128 diocesi.

A livello complessivo si evidenzia come coloro che si rivolgono alla Caritas sono per la maggior parte stranieri (61.8% del totale). Questo dato appare tuttavia ribaltato a Sud, dove ad essere maggioritari sono gli italiani (59,7% rispetto al 38.2% della media nazionale). Il bisogno più frequente di chi si rivolge ai Centri di Ascolto Caritas è quello della povertà economica (59,2% del totale degli utenti), seguito dai problemi di lavoro (47,3%) e dalle problematiche abitative (16,2%). Tra gli italiani l’incidenza della povertà economica è molto più pronunciata rispetto a quanto accade tra gli stranieri (65,4% contro il 55,3%), mentre la presenza di problemi occupazionali è più elevata tra gli immigrati rispetto agli italiani (49,5% contro il 43,8%).

    Figura 1: Problemi delle persone che si rivolgono alle Caritas diocesane, anno 2013

   Fonte: False Partenze

Per affrontare queste situazioni gli utenti chiedono beni e servizi materiali (34,0%), l’attivazione e il coinvolgimento di soggetti ed enti terzi che li possano aiutare (26,8%), servizi o informazioni su misure/prestazioni socio-assistenziali disponibili nel territorio (10,3%). C’è anche chi chiede in modo esplicito un contributo economico diretto (10,7%), ma tale quota risulta in diminuzione da quando le varie diocesi hanno attivato varie misure di sostegno economico (microcredito familiare o d’impresa, Prestito della Speranza, fondi diocesani di solidarietà, ecc.).

I genitori separati e il rischio povertà

Nel Rapporto sono riportarti i primi risultati della Prima indagine nazionale sulla condizione di vita dei genitori separati, che indica come le rottura del rapporto coniugale sia spesso correlato all’emergere di nuove forme di povertà e disagio socio‐relazionale. I dati presentati si riferiscono a 466 interviste fatte a genitori separati presso centri di ascolto (36,9%), consultori familiari (33,5%), servizi di accoglienza (18,5%) e mense (8,2%). La rilevazione ha coinvolto la rete Caritas e quella dei Consultori familiari d’ispirazione cristiana.

Dalla ricerca emerge in primo luogo un forte disagio occupazionale degli intervistati (il 46,1% è in cerca di un’occupazione) e un alto tasso di precarietà abitativa: circa il 19% afferma di vivere in coabitazione presso familiari ed amici, il 18.3% ricorre a strutture di accoglienza o dormitori, il 5.2% in “alloggi impropri”. Il 66,1% degli intervistati dichiara inoltre di non riuscire a provvedere all’acquisto di beni di prima necessità (prima della separazione tale percentuale riguardava solo il 23,7% degli intervistati). Dopo la separazione è inoltre aumentato il ricorso a servizi socio‐assistenziali del territorio: centri di distribuzione beni primari (49,3%), mense (28,8%) e gli empori/magazzini solidali (12,9%).

Oltre a problemi di natura materiale le separazioni incidono negativamente anche sulla dimensione psicofisica: ben il 66,7% degli intervistati rivela un aumento dei disturbi psicosomatici rispetto al periodo precedente la rottura del legame familiare. Da segnalare anche l’emergere di problemi relazionali coi figli, soprattutto negli uomini. Il 68% dei padri intervistati riconosce un cambiamento importante (a fronte del 46,3% delle donne) che nel 58,1% coincide col peggioramento nella qualità dei rapporti (le madri al contrario riconoscono per lo più un miglioramento).


Iniziative della Caritas contro la crisi

Dal rapporto emerge come negli ultimi anni le diverse diramazioni della Caritas e della Chiesa abbiano attivato moltissime progettualità e iniziative per fronteggiare le emergenze sociali legate alla crisi. La rilevazione, aggiornata a dicembre 2013, evidenzia la presenza di 1.148 iniziative a carattere sociale.

I progetti diocesani di microcredito per famiglie o imprese sono stabili rispetto al 2012 (143 progetti). I fondi diocesani di solidarietà (come ad esempio il Fondo Famiglia Lavoro della Caritas Ambrosiana) aumentano invece del 10,9% (da 147 a 163 progetti). Per quel che riguarda il fronte lavoro risultano attivi 139 sportelli diocesani di consulenza/orientamento (+ 5,3% rispetto al 2012), mentre sono in calo sportelli o progetti di orientamento sul fronte abitativo (‐17,6%). Gli empori e botteghe solidali che effettuano distribuzione di beni di prima necessità gratuitamente, tramite offerta o a prezzi solidali, sono presenti in 109 diocesi (+70%). Diminuiscono invece le esperienze di carte acquisto/buoni spesa per il supermercato, attive presso 57 diocesi (‐ 8,1%). Da segnalare l’aumento di progetti di taglio “sperimentale o innovativo”, che passano da 121 nel 2012 a 215 nel 2013 (+77,7%).

Tra le esperienze più significative promosse dalla Caritas c’è sicuramente il Prestito della Speranza, un’iniziativa orientata a favorire prestiti agevolati, garantiti da un Fondo specificatamente costituito dalla CEI in collaborazione con l’Associazione Bancaria Italiana. L’obiettivo è quello di dare un segno di speranza a quanti oggi si confrontano con gli effetti più immediati della crisi e, nel contempo, educare all’uso responsabile del denaro e al dovere della restituzione una volta superata la situazione di indigenza. I potenziali destinatari sono tutte le famiglie che versano in situazioni di disagio o di indigenza e/o le microimprese da esse promosse. Dal 2009 ad oggi sono state sostenute 3.583 le famiglie, per un totale di oltre 22 milioni di euro di finanziamenti erogati.

Prospettive e proposte di sviluppo delle politiche sociali

L’ultima parte del Rapporto si sofferma sulle tendenze assunte del nostro sistema di welfare, evidenziando nodi critici e possibili proposte di miglioramento. Da un lato si evidenziano segnali positivi provenienti dal settore pubblico – come il rifinanziamento del Fondo nazionale per l’autosufficienza e l’introduzione del nuovo Isee – ma nel contempo si sottolinea anche il gap esistente tra la fase di ratifica legislativa e l’effettiva operatività dei provvedimenti.

Aspetti di criticità sono in particolare ravvisabili nel carattere sperimentale e provvisorio di molte delle recenti novità legislative. Da un lato il Rapporto riconosce come la legge di stabilità 2014 abbia impegnato un ammontare di risorse per la lotta alla povertà significativo rispetto agli ultimi anni, ma dall’altro lato si sottolinea come i percorsi di implementazione siano definiti ancora una volta “sperimentali” (come ad esempio la nuova Carta Acquisti), privi di una prospettiva normativa definita e di copertura economica di lungo periodo.

Nonostante processi di riforma apparentemente virtuosi, le tempistiche e le modalità di attivazione delle misure previste lasciano dunque nell’incertezza sia chi potrebbe usufruire di tali strumenti sia chi potrebbe contribuire a diffonderle ed integrarle. Lo sviluppo di quadri normativi precisi, effettivi e stabili nel tempo potrebbe in questo senso determinare un aiuto importante per coloro che quotidianamente operano in contrasto al disagio sociale.


Riferimenti
 

Tutti i materiali del Rapporto Caritas 2014 "False Partenze"

Il Rapporto Caritas 2012 "I ripartenti"

I precedenti Rapporti sulla povertà curati da Caritas


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