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Dal 1857 a Milano opera la "Compagnia delle Dame della Carità di San Vincenzo de’ Paoli", realtà associativa creata per rispondere ai bisogni dei più poveri in quelli che un tempo erano i quartieri più disagiati del capoluogo lombardo. L’associazione, oggi nota in città come “Gruppi di Volontariato Vincenziano”, in oltre un secolo e mezzo di storia si è sempre dimostrata capace di comprendere efficacemente le necessità sociali delle diverse aree della metropoli lombarda, creando risposte coerenti ed efficaci ai bisogni delle fasce più deboli della popolazione milanese.

Oggi però, di fronte ai grandi sconvolgimenti generati dalla crisi economica, quali sono i cambiamenti necessari affinché questa realtà possa continuare a perseguire efficacemente la propria missione? Ne abbiamo parlato col gruppo dirigente dell’associazione che ci ha descritto un modus operandi che, senza dimenticarsi di quanto fatto in passato, si sta rinnovando per rispondere positivamente alle sfide presenti.


Una storia che viene da lontano

Le Dame della Carità di San Vincenzo sono attive a Milano da oltre 150 anni, ma l’esperienza da cui traggono origine risale addirittura ai primi anni del XVII secolo. E’ in questo periodo che Vincenzo de’ Paoli, sacerdote francese successivamnete proclamato Santo dalla Chiesa Cattolica, fondò diverse congregazioni religiose e comunità con lo scopo di aiutare le fasce più povere della popolazione. Le realtà nate da questa spinta ideale nel corso del ‘600 diventarono numerose ed articolate, ma mantennero il medesimo obiettivo: andare incontro ai bisogni dei più poveri direttamente negli ambiti in cui questi vivevano e lavoravano.

Tra le varie esperienze vincenziane si annoverano anche la Compagnia delle Dame della Carità, composto da signore laiche impegnate nello svolgimento di attività benefiche, e la Congregazione delle Figlie della Carità, associazione religiosa di sole donne fondata con lo scopo di affiancare le Dame nella loro missione. Queste si proponevano di vivere in comune e prestare la propria opera per aiutare i più bisognosi. Nello statuto della Congregazione si stabiliva espressamente che le Figlie della Carità non dovevano vivere in conventi o monasteri secondo le regole ecclesiastiche del tempo, ma operare nella realtà quotidiana per recarsi laddove fosse necessario portare aiuto.

Dal punto di vista culturale questa scelta rappresentò una vera e propria rivoluzione: fu infatti la prima compagnia di donne della Chiesa Cattolica in abito secolare e vita comune dedite a opere di assistenza domiciliare. Tuttavia anche operativamente questa esperienza rappresentò una rottura rispetto alla modalità di sostegno e aiuto ai più poveri seguite fino a quel momento. Da un lato, si iniziò ad aiutare i più bisognosi offrendo loro servizi domiciliari per meglio rispondere alle diverse esigenze emergenti, ampliando l’orizzonte dell’aiuto oltre le mura di chiese, mense, ospedali o conventi; dall’altro, l’attività non si concentrava necessariamente su un unico territorio ma, in un’ottica missionaria, tendeva ad espandersi progressivamente in aree nuove, adeguandosi alle caratteristiche dei vari contesti incontrati.

Origine e sviluppo delle Dame milanesi

 

A metà dell’800 l’esperienza delle Figlie della Carità si radicò anche a Milano: due nobildonne del tempo, Elisa Lurani Cernuschi del Carretto e Elisa Melzi d’Eril Sardi, nel 1857 diedero infatti vita alla “Società delle Dame della Carità di San Vincenzo de’ Paoli”. Questa associazione, a differenza di altre realtà caritatevoli già operanti a Milano, era attiva non tanto nelle parrocchie del centro cittadino, vicino alle case della nobiltà, ma piuttosto nelle aree periferiche e più povere della città. Era qui che le Dame si recavano quotidianamente per assistere chi necessitava di aiuto, spostandosi in prima persona per arrivare laddove il bisogno era più forte.

Col tempo, accanto alle attività domiciliari, nelle aree più emarginate si svilupparono anche strutture che potessero fungere da punto di riferimento per le comunità e da base operativa territoriale per garantire assistenza. Si diede così vita alle “Case della Misericordia”. La prima fu creata presso la parrocchia di San Simpliciano, vicino a Porta Comasina (allora una delle zone più povere di Milano) ma non ci volle molto tempo affinché le “case” iniziassero ad allargarsi e sorgere in tante altre aree della città per offrire risposte efficaci ai bisogni emergenti.


In oltre un secolo e mezzo di storia le Dame hanno sempre cercato di mantenere intatto lo spirito del progetto vincenziano provando tuttavia di rispondere nella maniera più coerente possibile ai cambiamenti culturali e sociali sviluppatesi nel nostro Paese. Col tempo le “dame” sono diventate "volontarie", le "Misericordie" sono divenute "Centri vincenziani", e la stessa associazione ha assunto il nome "Gruppi di Volontariato Vincenziano" (GVV), ma insieme alle denominazioni non è cambiata la volontà di rispondere coerentemente alle esigenze dei più fragili.


La struttura odierna

Gli attuali Gruppi di Volontariato Vincenziano, come denota il nome, sono organizzati in gruppi di volontari che operano nelle diverse aree di Milano perseguendo i valori guida dell’associazione. Questi gruppi fanno riferimento ad una struttura operativa centrale con a capo un Presidente che ha il compito di sovraintendere e coordinare le attività sociali dell’associazione nelle diverse aree insieme al Consiglio cittadino, composto dai presidenti dei diversi gruppi (fig. 1). Attualmente sul territorio di Milano sono attivi 12 gruppi distinti, che agiscono nelle varie zone della città svolgendo molteplici attività.

Fig. 1: Struttura organizzativa dei GVV di Milano

Fonte: Bilancio Sociale GVV AIC Milano 2013

Lo zoccolo duro dell’organizzazione è costituito dai volontari associati, che sono tenuti a versare una quota associativa annuale e partecipano attivamente alla realizzazione degli scopi statutari prestando a titolo gratuito la propria opera di volontariato. Gli associati nel 2013 erano 259. Per la maggior parte (166) questi sono stati concretamente impegnati nello svolgimento delle attività promosse dall’associazione mentre una parte (93) per raggiunti limiti di età, pur rimanendo fortemente legati al gruppo, non svolgono attività dirette. Gli associati, in linea con la tradizione dell’associazione, sono in maggioranza donne, ma negli ultimi anni si è visto un sia pur piccolo inserimento anche di figure maschili. Nel corso del 2013 i 166 associati attivi hanno garantito quasi 28mila ore complessive di volontariato tra formazione, raccolta fondi, organizzazione e realizzazione delle attività di volontariato.

Soprattutto all’interno dei gruppi operativi è da segnalare anche la presenza consistente di volontari non associati all’organizzazione (194 nel 2013) che, pur non essendo iscritti, contribuiscono attivamente alle attività svolte dall’associazione. Questi volontari hanno donato circa 15mila ore per l’organizzazione e realizzazione delle attività di volontariato, oltre ad attività di formazione e raccolta fondi. Ai volontari “laici” sin dalle origini dell’organizzazione si affiancano anche le suore appartenenti alle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, che da sempre collaborano con l’associazione affiancando i volontari sia nell’ambito delle visite domiciliari che all’interno dei Centri di Ascolto. Nel 2013 le 20 suore della congregazione hanno contribuito con oltre 20mila ore di volontariato.

Negli anni per garantire specifiche competenze professionali necessarie a rispondere a bisogni fattisi via via più complessi, accanto a quello svolto dai volontari, l’associazione ha scelto di avvalersi del lavoro di 17 dipendenti e 10 collaboratori a progetto tra educatori, assistenti sociali, operatori sociali e personale di servizio. L’associazione fa inoltre ricorso all’opera di alcuni professionisti esterni per l’amministrazione, la gestione del personale, la raccolta fondi, nonché l’utilizzo di professionalità ad hoc per la realizzazione di progetti specifici.

Le attività

L’obiettivo dei GVV è sostanzialmente rimasto quello originario delle Dame della Carità: lottare contro le povertà morali e materiali e le cause che le determinano, favorendo “la promozione umana e cristiana delle persone a cui è prestato aiuto”. Per far questo i volontari tendono, in linea con la loro storia, a incontrare i poveri nel loro ambiente di vita tentando ove possibile, in un’ottica di “welfare restituivo”, di coinvolgere le persone in difficoltà nello sviluppo dei progetti che le riguardano così da renderle partecipi del loro reinserimento. Di seguito vi raccontiamo alcune delle principali attività svolte sul territorio milanese, che aiutano a capire come la tradizione dell’associazione sia declinata quotidianamente in iniziative ad alto impatto sociale.

  • Le visite domiciliari sono ancora oggi un punto di forza del servizio svolto da GVV. L’incontro personale e relazionale con la persona direttamente nel contesto abitativo è infatti ritenuto il modo più efficace per intuire i bisogni nascosti, cui difficilmente si riuscirebbe a rispondere attraverso altre modalità. La visita domiciliare è infatti individuata come momento privilegiato per intessere rapporti fiduciari con i beneficiari e per sviluppare insieme a loro progettualità adatte alle loro particolari esigenze. Nel corso del 2013 i volontari hanno svolto quasi 2.000 ore di visite domiciliari, incontrando oltre 1.700 famiglie sia italiane (1.244) che straniere (501).
  • I Centri di Ascolto sono i luoghi da cui prendono avvio i diversi servizi di GVV. In queste strutture i volontari incontrano persone che necessitano di assistenza, ma sono anche i luoghi in cui i gruppi individuano le priorità di intervento e dove costruiscono progetti di promozione e integrazione a partire dalle esigenze delle persone incontrate. Attualmente ne esistono 8, distribuiti nelle diverse zone dalla città.

    Il Centro di Ascolto offre molteplici servizi – distribuzione viveri e beni di prima necessità, orientamento al lavoro, servizi per il benessere della persona, sostegno psicologico, counselling, formazione, servizi infermieristici, residenza anagrafica di senza fissa dimora – e funziona in sinergia con realtà del privato sociale, parrocchie e altre associazioni che operano nella medesima area territoriale, al fine di dare risposte efficaci ed efficienti ai bisogni presenti. Nel 2013 si sono presentate ai Centri di Ascolto 6.699 persone, quasi il 17% in più rispetto al 2012. Con molti di essi sono stati avviati progetti personalizzati per aiutarli a uscire dal proprio stato di bisogno.
     

  • I Cedag, Centri Educativi di Aggregazione Giovanile, rappresentano uno degli ambiti in cui l’associazione sta investendo maggiormente. Ognuno dei 4 Cedag presenti in città svolge sostegno scolastico, laboratori ludico-educativi, corsi di lingua, arte, design, musica, teatro, danza, oltre a eventi che si occupano di tematiche trasversali riguardanti il mondo del lavoro e la comunicazione. In questi luoghi nel 2013 sono stati avviati percorsi che hanno coinvolto 304 minori a rischio e le loro famiglie, che sono stati seguiti costantemente da volontari ed educatori qualificati. Le attività non riguardano quindi solo i ragazzi, ma anche le loro famiglie che vengono aiutate nella creazione di progetti educativi funzionali.

    I Cedag si sono progressivamente posti in rete con enti, associazioni e scuole presenti sui loro territori operativi, con l’intento di rafforzare il rapporto scuola-famiglie-territorio e sostenere in maniera più completa i ragazzi. I Cedag, inoltre, partecipano periodicamente a un tavolo di coordinamento attraverso cui è possibile un continuo scambio, confronto e condivisione dei propri percorsi e delle loro attività.

    Due Cedag (IRDA e QR52) sono accreditati dal Comune di Milano e, con gli altri Centri di aggregazione giovanile accreditati del privato sociale, sono parte del progetto “MI-X – Milano per i giovani” sostenuto dal Comune di Milano, dalla Fondazione Cariplo, dalla Fondazione Vismara e da Intesa Sanpaolo con la finalità di contribuire alla crescita dei giovani milanesi.
     

  • Le Case di Accoglienza aiutano donne e loro familiari che sono a Milano per sottoporsi a cure o interventi ospedalieri, garantendo loro ospitalità per i periodi di degenza. La Casa d’Accoglienza di via Poma nel 2013 ha ospitato 175 persone, mentre quella di Cinisello Balsamo 26. Dallo scorso anno le due case aderiscono al progetto “A casa lontani da casa”, rete lombarda che aiuta malati e loro familiari a trovare alloggi temporanei a Milano e nell’hinterland.

Progetti sociali in via di realizzazione

L’associazione, per meglio rispondere a bisogni emergenti nelle diverse aree della città, partecipa a bandi di fondazioni o altri enti, sia pubblici che privati, al fine di realizzare progetti coerenti con gli obiettivi dell’associazione stessa. Attualmente sono attive le seguenti progettualità:

– “Le radici e le Ali”: progetto realizzato in parternariato con la Fondazione L’Aliante e finanziato dal Comune di Milano, vede coinvolti i quattro Cedag e in modo particolare il Centro di via Barrili dove è stato creato uno spazio educativo chiamato Formagiovani in cui vengono proposti percorsi di orientamento lavorativo e laboratori manuali.
– “MI-X Milano per i giovani”: progetto biennale finanziato da Comune di Milano, Fondazione Cariplo, Fondazione Vismara ed Intesa Sanpaolo, coinvolge complessivamente 23 Centri di aggregazione giovanile di Milano. L’associazione partecipa con i Cedag QR52 e IRDA ed è l’ente capofila dell’iniziativa.
– “Seven up”: progetto biennale sulla dispersione scolastica promosso dal Cedag QR52 in partenariato con altre associazioni della zona 7 grazie al contributo economico del Comune di Milano.
– “Spray-art”: progetto annuale del centro IRDA all’interno del MI-X Polo arte, finanziato dall’Agenzia Nazionale per i Giovani.
– “Casa Martina”: progetto del Centro /Gruppo Ariberto che offre una soluzione abitativa temporanea riservata a badanti fisse che hanno perso il lavoro e di conseguenza l’alloggio. E’ realizzato il contributo della Fondazione Cariplo e una donazione di privati.
– “Class-Art”: progetto annuale del GIPSI, realizzato con il contributo Fondazione Comunitaria Nord Milano, per promuovere un percorso artistico culturale finalizzato a qualificare in senso positivo il tempo libero e a far conoscere alcune professioni legate alla produzione artistica e culturale.
– “Fai per te, fai per tre!”: realizzato presso il Centro di Ascolto di Cinisello San Giuseppe, il progetto è finalizzato all’incremento dell’offerta dei servizi informativi per l’orientamento professionale e lavorativo di giovani emarginati e svantaggiati. E’ stato realizzato grazie al contributo della Fondazione Comunitaria Nord Milano.


Le risorse a disposizione: il ruolo della Fondazione La Benefica Ambrosiana

La realizzazione di queste molteplici attività richiede ovviamente una disponibilità economica non indifferente. L’associazione si finanzia attraverso quote associative, elargizioni private, proventi derivanti da raccolta fondi, contributi di enti pubblici e privati, il 5×1000 e i proventi finanziari derivanti dalla Fondazione la Benefica Ambrosiana. Queste voci nel 2013 hanno permesso di raccogliere circa 1.474.000 euro.

Da segnalare è soprattutto il contributo proveniente dalla citata Fondazione La Benefica Ambrosiana, che per statuto ha lo scopo di gestire beni mobili e immobili a favore dei GVV di Milano. Questa fondazione, costituita nel 1942 da un gruppo di benefattori a seguito di importanti donazioni e lasciti, sostiene finanziariamente l’opera dell’associazione, i cui rappresentati siedono nel Consiglio di amministrazione della fondazione stessa. Ogni anno La Benefica Ambrosiana garantisce importanti risorse derivanti da rendite finanziarie, che nello scorso anno sono valse circa 555mila euro.


Un’esperienza da conoscere e approfondire

La storia delle Dame di San Vincenzo rappresenta senza dubbio una pagina importante del panorama sociale milanese. Da oltre un secolo e mezzo queste donne della “Milano bene”, infatti, sono impegnate ad aiutare i più bisognosi in un’ottica di continuo rinnovamento di certo non scontato. Soprattutto in anni recenti, questa flessibilità e capacità di adattamento è ben visibile nel crescente coordinamento con altre organizzazioni sociali operanti nelle varie aree della città, e nella volontà di entrare in relazione con tutti quei soggetti, pubblici, privati e del non profit, che a vario titolo contribuiscono al benessere della collettività rispondendo a bisogni sociali vecchi e nuovi.

Di fronte ai grandi cambiamenti sociali che hanno riguardano Milano, le Dame sono quindi sempre state in grado di rinnovare le proprie strutture e attività, senza mai rinnegare il proprio passato, per poter continuare a rispondere ai bisogni emergenti nelle fasce più fragili della popolazione milanese. In pochi, tuttavia, paiono oggi conoscere la ricchezza di questa articolata esperienza e, se c’è una critica che si può muovere ai GVV, essa riguarda la scarsa capacità di rendere note le molteplici attività svolte quotidianamente per la città.

Pare tuttavia che anche su questo fronte le Dame stiano cercando di dare risposte concrete. Il prossimo 5 giugno, infatti, i GVV apriranno le porte della loro sede storica di via Ariberto: un “open day” per presentare le proprie attività, ma anche per discutere insieme delle prospettive del welfare a Milano. Noi di Secondo welfare ci saremo.

Riferimenti

Bilancio sociale GVV Milano 2013

Sito GVV Milano

Open day 5 giugno 2014

 
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