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Far fronte alle sfide proposte oggi a livello sociale ed economico implica un sistema imprenditoriale inclusivo, ovvero dove le imprese sono driver di inclusione economica e sociale per i territori in cui si inseriscono con il loro agire.

I processi connessi alla Terza rivoluzione industriale, quella legata alla globalizzazione, non hanno fatto scomparire l’importanza del territorio bensì la ha rilanciata, nel senso che la gara competitiva oggi si gioca proprio a livello territoriale. Mentre prima dell’avvento della globalizzazione la competizione riguardava le singole imprese o i singoli gruppi d’impresa, che potevano uscirne vincitori o perdenti, ciò che sta succedendo oggi è che il destino delle imprese è legato a quello del loro territorio (Zamagni, 2016) . Se un territorio “fallisce”, falliscono anche le imprese che in quel territorio operano e viceversa: il successo di un territorio è legato a doppio filo al successo delle imprese che in esso insistono.

Ciò ovviamente costringe ad un ripensamento radicale dei modelli di sviluppo e delle policy. Ecco perché, quindi, la rigenerazione dei territori parte da un nuovo modello di gestione degli spazi pubblici il cui genius loci si nutre necessariamente del coinvolgimento attivo dei cittadini e, quindi, di una capacità di tenere insieme il government e la governance della «cosa pubblica» per disegnare un nuovo sentiero di sviluppo. Si tratta di generare una nuova ecologia dello sviluppo fondata sulle interazioni e sulle relazioni tra i soggetti che compongono l’ecosistema, rapporti grazie ai quali vengono innescati nuovi meccanismi di produzione del valore (economico, sociale, istituzionale ed ambientale) fondati sulla capacità di porre al centro la società ed i territori.

Questo è in sintesi il tema della XVI edizione de “Le Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile, organizzate da AICCON, che si terranno a Bertinoro (FC) il 14 e 15 ottobre prossimi. L’evento, che annualmente accoglie nella Rocca circa 200 esponenti delle istituzioni, delle organizzazioni dell’economia sociale e del mondo imprenditoriale, si prefigge di individuare proposte per la costruzione di una nuova ecologia dello sviluppo a partire dall’analisi e l’interpretazione delle interazioni tra i soggetti che concorrono alla realizzazione di questo nuovo ecosistema per comprenderne i meccanismi e le pratiche che contribuiscono a generare uno sviluppo sostenibile.

L’indagine conoscitiva curata da AICCON Ricerca, che come di consueto anticipa l’evento, quest’anno ha rilevato la percezione relativa alla capacità delle organizzazioni dell’Economia Civile di affrontare le sfide legate alla trasformazione da spazi a luoghi, questione rispetto alla quale il 56% dei 300 rispondenti ha fornito risposta affermativa. Tra coloro i quali, invece, ritengono che le organizzazioni dell’Economia Civile non siano pronte per far fronte a tale processo trasformativo la maggior parte dei rispondenti ritiene che i gap da colmare siano relativi all’ampliamento di competenze legate ai processi di rigenerazione (32%) e all’esistenza di strumenti giuridici a supporto di partnership pubblico-private (22%).

Inoltre, l’indagine ha messo in luce come la cooperazione sociale e altre forme di imprenditorialità sociale, tra diverse tipologie organizzative individuate, siano i soggetti maggiormente adeguati a realizzare attività volte alla rigenerazione di aree urbane/periferiche: il 47% dei rispondenti ha, infatti, indicato un’elevata capacità di tali soggetti nel rispondere alle sfide legate alla trasformazione da spazi a luoghi (fig. 1).

 

Figura 1. Valutazione sul potenziale trasformativo dei diversi soggetti

Sempre più spesso la risposta all’esigenza di generare una nuova ecologia dello sviluppo va nella direzione di organizzazioni ibride, modelli imprenditoriali votati a tenere insieme la mission sociale con attività di natura commerciale. Modelli che fanno del sociale un asset strategico per rigenerare risorse di diversa natura: umane, mediante lo sviluppo di nuova conoscenza e nuove competenze; economiche, attraverso la possibilità di aggregare una molteplicità di tipologie di fonti proprio in virtù della natura ibrida dell’organizzazione; fisiche, legate cioè al processo di trasformazione di spazi in luoghi, dove la relazionalità diventa l’ingrediente fondamentale per la buona riuscita del processo.

I modelli di business dei veicoli imprenditoriali a finalità sociale generati da processi di ibridazione organizzativa contribuiscono sia alla promozione di nuovi modelli di sviluppo locale nella nostra società che alla nascita di istituzioni multistakeholder capaci di promuovere la trasformazione dei nostri territori attraverso risposte innovative, “corali” e flessibili. Questa biodiversità economica è già visibile nel nostro paese ed è riscontrabile in una molteplicità di soggettualità che, alcune con tratti più marcatamente “non profit” e altre invece più “for profit”, stanno cercando di “imprenditorializzare” il sociale, da un lato, e di “socializzare” le imprese, dall’altro. Si pensi alle cooperative sociali e alle imprese sociali ex lege, piuttosto che alle startup innovative a vocazione sociale (SIAVS) o alla recente introduzione nel nostro ordinamento delle società benefit, mutuate dalle benefit corporation. Nuovi schemi e modalità di fruizione ed erogazione di beni e servizi, come quelli della sharing economy, sono un altro esempio di come sociale ed economico si stanno intrecciando generando nuovi contesti e soggetti imprenditoriali. E ancora il tema del welfare aziendale, che porta pratiche di welfare all’interno delle imprese, anche quelle di più piccole dimensioni (e quindi meno organizzate) attraverso le disposizioni contenute nella Legge di Stabilità 2016.

Tale direzione è anche quella intrapresa dalla Legge delega di riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale (l. n. 106/2016), tema su cui il 29% dei partecipanti al sondaggio ha espresso un’opinione complessivamente positiva; la maggior parte (68%) dei rispondenti, invece, ha mostrato di avere dubbi connessi alle modalità di declinazione dei contenuti nei relativi decreti attuativi che dovranno essere emanati entro un anno dalla pubblicazione della Legge. In particolare, fra le innovazioni contenute all’interno della Legge, con riferimento specifico alle disposizioni previste per l’impresa sociale è stata valutata particolarmente positiva la previsione di forme di remunerazione del capitale sociale (57%) e quella relativa alla possibilità di accedere a forme di raccolta di capitali di rischio tramite portali telematici (crowdfunding) e di misure agevolative volte a favorire gli investimenti di capitale (55%). Questi esiti, se letti congiuntamente, restituiscono l’evidenza di come, per poter promuovere una nuova generazione di imprenditorialità sociale, sia necessaria una maggiore capacità da parte delle imprese sociali in termini di attrattività di capitali, anche ibridi, che permettano loro di nascere, crescere e consolidarsi nel tempo.

Figura 2. Valutazione rispetto alle innovazioni introdotte dalla riforma sulle imprese sociali


Ecco, quindi, che Bertinoro sarà occasione, attraverso le parole degli esperti in materia e le testimonianze delle esperienze raccontate durante la due giorni, per analizzare e comprendere la pluralità di soggetti ed interventi da questi messi in campo per la generazione di un welfare comunitario e di un tessuto imprenditoriale coesivo ed inclusivo e per la costruzione di una nuova prospettiva di sviluppo.


Riferimenti
 

Consulta i risultati dell’indagine conoscitiva delle GdB2016