I territori delle aree interne appenniniche maggiormente colpiti dal sisma del 20161 vivono oggi una situazione di grave difficoltà relativa all’accesso ai sevizi sociali, sanitari, educativi, ricreativi (Genova et al. 2023). Si tratta di un’area in cui risiedono circa 16.500 persone sparse su un territorio prevalentemente montuoso e caratterizzato da piccoli Comuni, spesso sotto i 3.000 abitanti, scarsamente collegati tra loro per carenza di reti stradali, trasporto pubblico e infrastrutture digitali (ISTAT 2021). In questa zona, alle difficoltà tipiche delle Aree Interne italiane, si aggiungono anche quelle causate dagli eventi sismici che hanno causato un incremento della disgregazione sociale e della precarietà quotidiana (ancora oggi circa 4.000 nuclei abitano nelle SAE – Soluzioni Abitative di Emergenza) nonché l’insorgere di nuove forme di povertà e nuove problematiche soprattutto nella sfera psico-sociale (CSRS 2023). I servizi del welfare pubblico non riescono qui a far fronte a tutte le problematiche presenti, in larga parte a causa della carenza di personale e delle poche risorse economiche e organizzative a disposizione. Per far fronte a tale situazione, ActionAid Italia ha attivato in questo territorio numerose progettualità finalizzate a potenziare l’offerta dei servizi sociali e a mettere a sistema le risorse locali per organizzare risposte collettive alla marginalizzazione socio-economica del territorio.

Area SAE di Arquata del Tronto (AP). Fonte: ActionAid.

Il progetto RETI per il potenziamento dell’offerta dei servizi territoriali

Il progetto RETI – Riattivazione, Empowerment, Territorio e Innovazione, avviato a maggio del 2023 da ActionAid Italia con il supporto di Enel Cuore, si inserisce nella cornice fin qui delineata. È un progetto che ha l’obiettivo di contribuire al potenziamento dell’offerta dei servizi territoriali attraverso l’attivazione di un servizio di prossimità itinerante – operato a sportello e a domicilio dalle operatrici di ActionAid – che consente da un lato di facilitare l’intercettazione delle fragilità sociali e reindirizzarle a servizi territoriali competenti, dall’altro di fornire supporto diretto per il disbrigo delle pratiche burocratiche, la consegna di beni di prima necessità, l’attivazione di sussidi e aiuti previsti dalle misure di welfare nazionale e locale.  Questo servizio è operato da ActionAid in sinergia, e nel Lazio in compresenza, con operatori e operatrici del welfare pubblico territoriale mediante la formalizzazione di un accordo di collaborazione che ha permesso il potenziamento di 5 sportelli territoriali (Amatrice, Accumoli, Borbona, Cittareale, Muccia); uno di questi sportelli, quello di Muccia, fa da hub per gli 11 Comuni dell’ambito sociale territoriale grazie ad un approccio basato sulla disponibilità a raggiungere le persone dove sono.

Lo stretto contatto tra assistenti sociali e operatrici di ActionAid in questo progetto ha favorito uno scambio reciproco di conoscenze e competenze e ha permesso di approcciare in maniera diversa dal solito sia casistiche individuali che problematiche più collettive come quelle relative al trasporto sociale. Il trasporto, come ricordato sopra, è un fattore di grave criticità di questo territorio e motivo di ostacolo all’accesso ai sevizi sociali, sanitari ed educativi. La scarsità di servizi di mobilità pubblica, infatti, fa sì che gli spostamenti sul territorio avvengano prevalentemente attraverso l’utilizzo di mezzi privati, ma ciò rende la mobilità difficile per tutti coloro che non possiedono un mezzo o non sono nelle condizioni di guidarlo (popolazione anziana, non autosufficiente, con disabilità, ecc.). Questo rende difficoltoso non solo raggiungere i presidi socio-sanitari, ma anche svolgere attività quotidiane come fare la spesa o andare in farmacia, data anche la distanza spesso esistente tra le aree abitative di emergenza e i luoghi commerciali. A fronte di questo contesto, la collaborazione tra ActionAid e gli enti che gestiscono i servizi di welfare locale ha posto le basi per avviare un percorso di coprogettazione con tutti i soggetti locali che si occupano di trasporto, anche informalmente o in forme mutualistiche, con l’obiettivo di potenziare i servizi mettendo a fattor comune le reciproche risorse e dare così una risposta comunitaria ai bisogni di mobilità.

Body-mapping per la rilevazione dei bisogni. Fonte: ActionAid.

Oltre all’attività di sportello sociale e di potenziamento dei trasporti, infine, il progetto RETI ha introdotto una serie di azioni mirate a porre un freno alla disgregazione sociale. Una di queste è caratterizzata dall’accompagnamento personalizzato alla riattivazione socio-economica di giovani, in particolare donne e NEET che si trovano in condizioni di fragilità personale, anche prevedendo l’attivazione di “borse di inclusione” finalizzate a sostenere i percorsi individuali; per esempio contribuendo a sostenere i costi di formazione o di innalzamento delle competenze, oppure le spese di trasporto per raggiungere i luoghi di formazione o lavoro, o le spese di conciliazione vita lavoro. Sempre in ottica di rafforzare la coesione sociale e contrastare l’isolamento, il progetto RETI prevede anche l’organizzazione o il supporto di iniziative aggregative, ricreative e di socialità.

Festa di Comunità a Muccia (MC). Fonte: ActionAid.

La necessità di supportare le pratiche collaborative

L’esperienza fin qui maturata da ActionAid ha reso evidente che, per rafforzare i servizi sociali nelle aree colpite dagli eventi sismici del 2016, sia necessario ricorrere alla collaborazione tra tutti gli attori territoriali e, dove possibile, anche dei e delle destinatarie dei servizi (un tema a cui è dedicato il Sesto Rapporto sul secondo welfare, ndr).  La possibilità di innovazione dei servizi di welfare attraverso pratiche collaborative, tuttavia, risente di alcune lacune strutturali della zona come, ad esempio, carenze in fatto di governance, carenza di personale dedicato ai servizi sociali, ritrosia e resistenza verso l’adozione di approcci diversi dal “come si è sempre fatto” e infine anche di una base comunitaria composta da una popolazione prevalentemente anziana e sfilacciata sia territorialmente che nelle relazioni. Affinché le procedure collaborative possano prendere corpo in questi territori, quindi, è necessario che gli Enti sovraordinati, in particolar modo le Regioni, introducano azioni di supporto alle amministrazioni locali per diffondere la conoscenza, le competenze e le risorse necessarie all’attuazioni di tali pratiche. La predisposizione di supporti organizzativi potrebbe avvenire anche solo attivando un percorso di coprogettazione di area vasta (regionale o provinciale) nella forma dell’accreditamento, procedura prevista dal decreto-legge 72 del 2021 ma ancora poco attuata in Italia (EURICSE 2023; Guarna e Maino 2023). Attraverso tale procedura, infatti, si potrebbe istituire un albo di soggetti da cui le amministrazioni locali potrebbero attingere per avviare pratiche collaborative sui servizi e in questo modo costruire un ecosistema cooperativo di soggetti in grado di integrare con risorse e competenze territoriali i servizi sociali almeno in quei settori che, ad oggi, necessitano di maggiore supporto.

 

Riferimenti bibliografici

Note

  1. L’area a cui ci si riferisce nel presente articolo, e in cui ActionAid opera, è quella parte del cratere del sisma 2016 maggiormente impattata dal terremoto in termini di vite umane perse, distruzione e devastazione delle infrastrutture sociali ed economiche e del tessuto urbano, ricadente in Aree Interne e in particolare nei seguenti ambiti comunali: Accumoli, Amatrice, Borbona, Posta, Cittareale (Lazio, provincia di Rieti); Arquata del Tronto (Marche, provincia di Ascoli Piceno); Ussita, Visso, Castelsantangelo sul Nera, Muccia, Pieve Torina, Valfornace, Camerino (Marche, provincia di Macerata).
Foto di copertina: ActionAid.