L’istituto del 5×1000 è uno strumento fondamentale di raccolta fondi e di finanziamento degli enti del Terzo Settore, la cui importanza è costantemente cresciuta negli ultimi anni. I dati più recenti confermano però che circa la metà dei cittadini non usufruisce di questa opportunità e che le scelte sulla destinazione delle risorse sono concentrate, da un lato, su alcune importanti organizzazioni nazionali e polverizzate, dall’altro, su molte piccole associazioni, anche a livello locale.
Proprio allo scopo di approfondire le caratteristiche di tale istituto, la Fondazione CRC (Cassa di Risparmio di Cuneo) ha dedicato un’intera pubblicazione al tema "Il dono del 5×1000. Sussidiarietà fiscale e Terzo settore". In particolare, il volume presenta i risultati di un’approfondita indagine empirica svolta dai ricercatori dell’Università di Torino e sviluppata grazie ai dati forniti dall’Agenzia delle Entrate, e arricchita attraverso la somministrazione di questionari e la realizzazione di interviste e focus group a contribuenti e beneficiari del Terzo Settore residenti in provincia di Cuneo.
La ricerca ha stimato che la percentuale dei contribuenti che ha espresso una preferenza per la destinazione del 5×1000 è cresciuta negli anni 2009-2015 del 6%, passando dal 47% al 53%. Se più della metà dei contribuenti italiani dona il 5×1000, un’importante scoperta dell’indagine è che a incidere fortemente è il tipo di modulo con cui si presenta la dichiarazione dei redditi: questa forma di donazione è scelta infatti dal 70% di coloro che compilano il 730 o l’Unico PF, mentre la percentuale si ferma allo 0,6% tra coloro che consegnano la Certificazione Unica.
Il fronte dei beneficiari è caratterizzato invece da una "concentrazione e polverizzazione" degli importi: le prime 10 organizzazioni (tra le quali Emergency, AIRC e Unicef…) percepiscono dai 2 ai 60 milioni di euro annui e raccolgono il 27% del totale, mentre il resto è distribuito su 50 mila enti, molti dei quali non raggiungono i 500 euro annui. A ricevere la maggioranza delle somme sono la Lombardia e il Lazio, ma questo non significa che i contribuenti di queste regioni siano più inclini a devolvere il 5×1000: secondo lo studio, la provenienza delle quote non presenta differenze territoriali, né di sesso o di reddito.
In merito ai risultati dell’indagine, Giandomenico Genta, presidente della Fondazione CRC ha affermato che "le grandi sfide sociali che ci attendono, acuite dall’emergenza sanitaria esplosa con la pandemia Covid-19, ci impongono di elaborare un’accurata riflessione rispetto al contributo che come Fondazione possiamo dare nella costruzione di comunità sempre più solidali e generative. In questa riflessione ben si inserisce l’approfondimento realizzato insi eme all’Università di Torino, sull’istituto del 5×1000. Analisi che conferma quanto questo istituto rappresenti un importante strumento di sussidiarietà fiscale in mano a cittadini, istituzioni e soggetti del Terzo Settore, con ancora ampie potenzialità di crescita, sia a scala nazionale sia locale, a cui tutti possiamo concorrere".