“É stata una mobilitazione che non si è esaurita in una bella giornata di ottobre. È sfociata in un’organizzazione che ha avuto il merito di rendere ordinario il termine Terzo settore, fino al punto da dargli forza di legge”. A parlare è Felice Scalvini e la giornata cui si riferisce è il 29 ottobre 1994 che, simbolicamente, può essere considerato la data di nascita del terzo settore italiano.
In quell’occasione, a Roma, circa 200 enti di associazionismo, volontariato e cooperazione sociale si riunirono come firmatari del manifesto Il terzo settore per nuove politiche sociali e, per le vie della Capitale, organizzarono una manifestazione dal titolo La solidarietà non è un lusso. Fu l’inizio di un percorso che, tre anni più tardi, portò alla costituzione formale del Forum Terzo Settore.
Scalvini, all’epoca presidente quarantenne di Federsolidarietà, era tra i promotori di quell’iniziativa. Sarà di nuovo a Roma il 27 novembre, per partecipare a un convegno organizzato dal Forum stesso “per celebrare e ricordare quei momenti, ma anche per riflettere sullo stato attuale del Terzo settore e immaginarne il futuro”.
“Vogliamo agire sul terreno della risposta utile, efficace, possibile, in modo flessibile ma tale da creare impresa sociale qualificata; sviluppando partecipazione e volontariato, ma creando anche nuova occupazione”, si leggeva nel manifesto del 1994. “In questi trent’anni la società è cambiata drasticamente, ma gli obiettivi di un Terzo settore che iniziava a riconoscersi e a volersi far riconoscere sulla base di quei valori e di quegli obiettivi sono ancora il nostro faro”, ha scritto su Vita la portavoce del Forum Vanessa Pallucchi, commentando proprio quei passaggi del documento fondativo dell’organizzazione.
Il Forum tra presente e futuro
Oggi, il Forum Terzo Settore è “il principale organismo di rappresentanza unitaria del Terzo settore italiano” perché conta circa 100 organizzazioni nazionali di secondo e terzo livello, per un totale di oltre 121.000 sedi territoriali “che operano negli ambiti del Volontariato, dell’Associazionismo, della Cooperazione Sociale, della Solidarietà Internazionale, della Finanza Etica, del Commercio Equo e Solidale del nostro Paese”.
Al suo interno ci sono le principali sigle di questi ambiti, da Acli e Arci a Confcooperative e Legacoop, da CNCA a Compagnia delle Opere fino a Legambiente, Anffas e Croce Rossa Italiana, solo per fare gli esempi più noti. Fin dall’inizio, ricorda Scalvini, l’idea è stata “ricondurre all’unità” un ampio numero di organizzazioni diverse tra loro, ma“che rispondevano spesso a storie comuni e avevano un comune un desiderio di impegno e trasformazione”. “Da questo brodo primordiale – prosegue – è nata l’idea di costruire una organizzazione che aggregasse tutti. Carlo Borzaga la definiva la Confindustria del sociale”.
Il Forum, che conta anche 20 forum regionali più alcuni provinciali e locali, si articola in diversi organi, tra cui un comitato esecutivo e un coordinamento nazionale, di cui fa parte anche Caterina Pozzi, vice presidente della cooperativa sociale Open Group di Bologna.
“Trent’anni fa mi occupavo di biologia”, dice, riferendosi al 1994. Nell’anno in cui in Italia è nato il Terzo Settore, in Pozzi è nata la passione per il sociale: “stavo facendo un dottorato, che ho abbandonato per fare l’educatrice in una comunità per minori”. Da allora, è rimasta in questo ambito ed è cresciuta, diventando nel 2022 la prima presidente donna di CNCA, il Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti, che è nato alcuni anni prima del Forum Terzo Settore e che è oggi è rappresentato nel forum proprio da Pozzi.
“La nascita del Forum Terzo Settore ha dato avvio a un processo di cui c’è sempre più bisogno: dare a peso a chi – non da solo, ma insieme alle istituzioni pubbliche – ha costruito il welfare italiano in questi trent’anni”, riflette Pozzi.
Il contributo al welfare
Il contributo del terzo settore al welfare italiano è un tema che Percorsi di secondo welfare segue con attenzione fin dalla sua nascita. Per la direttrice del laboratorio Franca Maino, “senza il terzo settore, il nostro welfare non regge”.
“Parallelamente all’espansione del welfare il Terzo settore è diventato un attore da cui non si può prescindere, nelle sue diverse componenti. In particolare, penso al terzo settore imprenditivo, cioè cooperative sociali e imprese sociali che forniscono servizi agli enti pubblici, tramite gare di appalto o, in maniera crescente, tramite coprogrammazione e coprogettazione”, spiega Maino.
Guardando alla storia degli ultimi tre decenni, sia Pozzi sia Scalvini ritengono che la cooperazione sociale sia stata una delle parti del Terzo Settore italiano che maggiormente ha contribuito al nostro sistema di welfare. Secondo gli ultimi dati Istat (relativi al 2022 e appena presentati alle Giornate di Bertinoro), le cooperative sociali sono 14.700 circa e, con i loro 491.297 dipendenti, contano più della metà di tutti gli impiegati del Terzo Settore.
Secondo Pozzi, operatori e operatrici sociali, in questi 30 anni sono stati “capaci di proporre risposte ai bisogni delle persone”. Non solo attraverso l’erogazione di servizi o la creazione di posti di lavoro, ma anche attraverso l’attività di rappresentanza politica svolta dal Forum. “Senza di esso non avremmo la Legge sul Terzo Settore”, sostiene Maino, riferendosi alla riforma approvata nel 2017.
La direttrice, inoltre, sottolinea come il Forum abbia “partecipato e dato ulteriore forza al fenomeno delle coalizioni che, negli ultimi decenni, ha fatto la differenza in aree delle politiche sociali storicamente neglette”, come l’Alleanza contro la Povertà in Italia o il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza.
Difficoltà e opportunità
Un anniversario così importante, però, è anche l’occasione per far emergere le difficoltà che oggi il Forum e, più in generale, il Terzo Settore italiano si trovano ad affrontare. Una prima spia del fatto che ce ne siano è il titolo del convegno del 27 novembre. L’iniziativa del 1994 affermava: La solidarietà non è un lusso. Oggi, invece, ci si chiede: 30 anni di Terzo settore. La Solidarietà è oggi un lusso? É solo un punto di domanda in più, ma dice molto del momento in cui si celebra questo traguardo.
“A mio avviso, il Terzo Settore non gode di buona salute. Non siamo attrattivi per i giovani”, riflette Pozzi, che è una delle rappresentanti più giovani del coordinamento nazionale del Forum, ma ha comunque superato i 40 anni. “Abbiamo smesso di proporre la nostra narrazione: una società migliore esiste e, rimboccandosi le maniche, ognuno può contribuire a costruirla. Questo desiderio di futuro è faticoso in questo momento”, ammette. Da interna agli organi di rappresentanza, però, Pozzi vede anche una consapevolezza del problema e quindi riparte con ottimismo: “questa ricorrenza è un’occasione per rigenerarci e per rilanciare i valori che 30 anni fa ci hanno unito”.
Pure Scalvini, che riconosce anch’egli un ricambio generazione complesso all’interno del settore, pensa che si debba ripartire dalla memoria. “Il convegno di Roma, in tal senso, è un’iniziativa che mi ha positivamente stupito”, dice.
“La memoria può rappresentare un elemento straordinario di pedagogia dentro le organizzazioni del Terzo Settore e, se venisse coltivata, consentirebbe alle nuove generazioni di capire meglio, di maturare più rapidamente, quIndi di essere in condizione sia di prendersi più responsabilità, nonché di proporre idee più evolute. Magari in discontinuità e col corollario di generare ricambi ai vertici. Iniziative che più facilmente sono realizzabili se fondate sulla piena consapevolezza della storia passata, piuttosto che su astrazioni e presunte innovazioni non costruite a partire dal reale DNA delle organizzazioni”, spiega Scalvini.
Maino, invece, riflette sulle divisioni che attraversano ancora il Terzo Settore in un momento cruciale per il suo futuro. “Da un lato, i rapporti tra organizzazioni del Terzo Settore e amministrazioni pubbliche stanno cambiando grazie a coprogrammazione e coprogettazione. Dall’altro, gli enti filantropici iniziano a ragionare su logiche di sostegno del Terzo Settore nuove, diverse rispetto al passato, come quelle che abbiamo descritto nel rapporto Filantropia basata sulla fiducia. E poi c’è tutta la partita dell’economia sociale”, spiega.
In questo quadro, secondo la professoressa, il Forum Terzo Settore è ancora “troppo diviso”, tra chi è più ricettivo e aperto verso queste nuove sfide e chi continua sull’onda del passato, restando in una zona di comfort. A trent’anni dalla sua nascita, conclude Maino, “il Terzo Settore ha ancora un enorme potenziale inespresso”.