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Le imprese stanno imparando che la filantropia fa bene anche all'impresa stessa. È quanto sostiene un recente articolo pubblicato dal New York Times. Da un lato, infatti, la filantropia fidelizza i consumatori, specialmente quelli più attenti alla CSR, dall'altro aumenta il coinvolgimento dei dipendenti nelle attività aziendali. Così le società più innovative sono alla ricerca di strumenti attraverso cui misurare e raccontare l'impatto delle proprie iniziative.
La Regione Emilia Romagna riconosce il welfare aziendale e interaziendale come una delle aree di intervento privilegiate all'interno della sua attività presente e futura. Per questa ragione l'Assessorato al Welfare e alle Politiche Abitative ha promosso, in collaborazione con Unioncamere Emilia Romagna, una indagine sul welfare aziendale nelle aziende emiliano-romagnole affidandola ai ricercatori del Laboratorio Percorsi di secondo welfare. La ricerca è ora disponibile sul nostro sito.
Sul disagio dei giovani e sull'urgente necessità di allargare le loro opportunità si è finalmente creato un largo consenso. Comprensibilmente, la priorità del governo è il lavoro. Nella fascia 25-29 anni in Italia la quota di occupati è il 53,7%, in Francia il 74,1%, in Germania il 78,3%. Persino la Grecia (56,1%) riesce a fare meglio di noi. La crisi economica dell'ultimo decennio è solo in parte responsabile di questa situazione. L'enorme divario che ci separa dal resto d'Europa affonda le sue radici nel "modello di gioventù" che caratterizza l'Italia.
A partire da un interessante contributo di Geoff Mulgan sulla Teoria del Cambiamento, il Direttore di Human Foundation Federico Mento ci offre alcun spunti di riflessione su questo paradigma. Nonostante alcuni limiti, questa metodologia rappresenta infatti un prezioso strumento per comprendere, apprendere e migliorare gli interventi in atto ed essere più efficaci nel rispondere ai bisogni sociali.
Il nesso fra oneri sociali e lavoro dei giovani non è oggi adeguatamente percepito e compreso dall’opinione pubblica. Eppure si tratta del principale nodo da sciogliere per spezzare il circolo vizioso «alti contributi-bassa occupazione» che mina la sostenibilità del nostro modello sociale. C’è un modo per sollecitare la consapevolezza di questa sfida e il sostegno a misure che spalmino il finanziamento del welfare su tutti i tipi di reddito? Maurizio Ferrera ha formulato una proposta in tale senso: un cinque per mille a favore del lavoro ai giovani.
Lunedì 19 giugno a Milano è stato presentato il position paper di Social Impact Agenda per l'Italia "Modelli di risposta ai nuovi bisogni sociali e possibili scenari di riforma". Il lavoro, curato da Giulio Pasi, vuole offrire un contributo al dibattito concernente le possibili strategie di riforma del sistema di welfare italiano. In questo senso, il paper si contraddistingue per l'attenzione al fenomeno dell’impact investing.
In occasione del XII Congresso CISL Lombardia, Guido Costa ha intervistato Maurizio Ferrera sul possibile ruolo del welfare contrattuale all’interno della sempre più necessaria riforma dei sistemi di protezione sociale. Secondo il professore della Statale di Milano, una maggiore sinergia tra contrattazione decentrata ed economia sociale possono generare un circolo virtuoso per l'occupazione.
Meno di un mese fa, una Raccomandazione della Commissione europea ha invitato gli Stati membri ad assicurare un reddito minimo adeguato a chiunque non disponga di risorse sufficienti. L’Italia è praticamente l’unico paese a non avere uno schema nazionale di questo genere. Visto che adesso “ce lo chiede anche l’Europa”, è urgente colmare la lacuna. Ma nel farlo bisogna ricordarsi che gli alti tassi di povertà sono primariamente dovuti alla mancanza di occupazione.
Il “Jobs Act degli autonomi” è legge. Dopo due anni di rimbalzi tra Camera e Senato, quest’ultimo ha dato il via libera al provvedimento che inizia a riconoscere diritti e tutele anche ai lavoratori autonomi, in particolare a quegli autonomi che, non rientrando neanche negli ordini professionali, si trovavano fortemente penalizzati nel mercato del lavoro e nel sistema di previdenza attuale. Ma cosa cambia in campo welfare?
La riforma costituzionale avrebbe dovuto abolirlo, ma la vittoria del “no” al referendum del 4 dicembre ha evitato la dissoluzione del CNEL. Così il 21 febbraio scorso l’Assemblea dell'organo ha approvato un disegno di legge che propone di modificare la normativa vigente e che mira ad aumentarne le competenze e a rafforzarne il ruolo di rappresentanza. Ne abbiamo parlato con Gian Paolo Gualaccini, Vice Presidente del CNEL, che ci ha indicato i principali obiettivi della riforma dal punto di vista del secondo welfare.
Preoccuparsi per il futuro dei giovani e la sicurezza degli anziani è più che normale in tempi di crisi. Occorre però evitare che le preoccupazioni si trasformino in lamentazioni intrise di pessimismo e sorde all’evidenza empirica. Purtroppo il dibattito italiano indulge spesso a questa brutta abitudine, soprattutto quando si parla di mercato del lavoro e di previdenza. Nel loro nuovo volume Del Boca e Mundo mostrano come gran parte dei lamenti in circolazione siano appunto esagerati e quasi sempre infondati. Fuori linea rispetto ai dati empirici.
A fronte degli importanti risultati ottenuti dalle prime tre edizione del bando "Welfare in Azione", Fondazione Cariplo ha deciso di varare una quarta edizione, che permetterà lo stanziamento di 7,5 milioni di euro per l'implementazione di forme di welfare di comunità sui territori. Le reti pubblico-private interessate avranno tempo fino al 30 giugno 2017 per presentare la propria idea progettuale.
È online il nuovo numero di Quaderni di Economia Sociale, la rivista semestrale realizzata da SRM e Fondazione con il Sud in collaborazione con Banca Prossima e dedicata ai temi del non profit e della partecipazione civica. A questo fascicolo ha partecipato anche il nostro Laboratorio con i contributi di Paolo Pantrini, Valentino Santoni ed Eleonora Maglia, che si sono occupati di politiche per la disabilità, cooperazione tra profit, non profit e settore pubblico e di welfare aziendale e conciliazione vita lavoro.
L’Emilia Romagna ha recentemente introdotto il “Reddito di Solidarietà”, una misura di contrasto alla povertà di carattere regionale destinata a quanti sono esclusi dalla misura nazionale di “Sostegno all’inclusione attiva”. Con Elisabetta Gualmini, Docente di scienza politica dell’Università di Bologna e attualmente Vicepresidente e Assessore alle politiche di welfare e politiche abitative della Regione Emilia Romagna, abbiamo discusso delle caratteristiche del Res e della sua integrazione con il Sia.
Con l'approvazione della legge delega per la prima volta l’Italia si è dotata di una misura strutturale di contrasto alla povertà: il Reddito di Inclusione. Stiamo assistendo a un passaggio storico, ma rimane da capire se questa misura riuscirà o meno a diventare universale e a raggiungere quindi tutte le persone in povertà assoluta. In sostanza se l’obiettivo è che l’Italia, come il resto dei Paesi europei, si doti di una misura di reddito minimo, è necessario che la legge delega sia il punto di partenza di una politica nazionale che deve ancora svilupparsi e consolidarsi.
L'Alleanza contro la povertà ha annunciato l'avvio di una ricerca finalizzata al monitoraggio e alla valutazione del Sostegno all’Inclusione Attiva. Un team di ricerca composto da alcuni dei maggiori esperti del tema nei prossimi mesi studierà lo stato di implementazione della misura per identificare i meccanismi che ne stanno ostacolando o favorendo il funzionamento, in modo da poter meglio orientare i prossimi passi che saranno messi in campo dal Governo per contrastare la povertà nel nostro Paese.
Il saggio "Lealtà, defezione, protesta" di Albert O. Hirschman si propone di dimostrare agli economisti l'utilità di accogliere indicazioni provenienti dalla politologia, delineando in questo senso un reticolo concettuale capace di spiegare in modo unitario i comportamenti in risposta a fenomeni di crisi di diverso tipo: nelle aziende, nei servizi, nei partiti, negli stati. Un modello ancora valido per capire le difficoltà di oggi.
Nel marzo dello scorso anno la Commissione Europea ha presentato una prima stesura del “Pilastro europeo dei diritti sociali”. Da allora si è avviato un processo di consultazione con lo scopo di raccogliere indicazioni e posizioni dei diversi attori dell'UE. A questo processo ha partecipato anche la Cisl, che ha presentato alla Camera dei Deputati un proprio documento relativo al Pilastro Sociale Europeo. Grazie al contributo di Maurizio Bernava, Segretario Nazionale di Cisl, vi presentiamo i punti principali di questo documento.
Con un'intervistata a Paola Gilardoni, Segretario Regionale di Cisl Lombardia, continuano i nostri approfondimenti dedicati al Casellario dell’assistenza in Lombardia. Come ci ha spiegato la nostra intervistata, il sindacato auspica che il percorso per far dialogare il Casellario dell’Assistenza con la Cartella sociale informatizzata riprenda al più presto. E ribadisce l’interesse a continuare il confronto su questo punto.
Il disegno di legge delega per il contrasto alla povertà, rimasto al palo con la fine del Governo Renzi, da qualche settimana ha ripreso il proprio iter in Senato, dove fino al 2 febbraio potranno essere presentati eventuali emendamenti al testo uscito dalla Camera dei Deputati. Abbiamo discusso con Maurizio Bernava, Segretario Confederale Cisl e Responsabile delle Politiche Sociali, della Salute e della Riforma delle Pubbliche Amministrazioni, di quello che possiamo aspettarci e di ciò che in ogni caso bisognerà fare.
“Se non cambia qualcosa nel modello di governance e nelle politiche dell’Unione quest’Europa rischia seriamente di implodere“. L’allarme non arriva da qualche arrembante leader euro-scettico ma da Maurizio Ferrera, uno dei più rispettati studiosi d’integrazione europea che nelle sue ricerche si è occupato soprattutto della dimensione sociale. In una significativa intervista rilasciata al blog "Giochi Senza Frontiere" Ferrera ha spiegato il grande rischio a cui sta andando incontro l'UE.
A partire dall'inizio di quest'anno in Francia è entrato in vigore il Compte personnel d'activité. Questo nuovo strumento, che nell'immediato ha l'ambizione di trasformare il sistema di acquisizione e utilizzo di alcuni diritti sociali personali di recente generazione, quali ad esempio l'accesso alla formazione lungo il corso della vita, intende rivoluzionare il modo stesso di pensare le tutele sociali connesse sia al lavoro sia ad altre attività di interesse collettivo.