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Una garanzia per i giovani al di sopra dei 25 anni. E' questa la richiesta promossa dal gruppo Giovani Italiani Bruxelles e sostenuta da alcuni Eurodeputati italiani. L’obiettivo dell’appello è quello di influenzare l'applicazione della Youth Guarantee al contesto italiano prevedendo per l’Italia una estensione della garanzia giovani fino ai 29 anni d'età
Da Bruxelles parte l'appello lanciato da Giovani Italiani Bruxelles, movimento apartitico che chiede misure in favore dell'occupazione giovanile. In una lettera aperta indirizzata a governo e forze politiche cinque punti e un'unica richiesta: non sprechiamo l’opportunità della Youth Guarantee.
Il Consiglio Europeo ha invitato la Commissione a proporre un pacchetto per l’occupazione giovanile che include la raccomandazione di istituire una “garanzia per i giovani” (youth guarantee), in modo da assicurare che nessun giovane sotto i 25 anni resti per oltre quattro mesi senza lavoro, studio o formazione.
Un positivo esempio di azione congiunta e sinergica tra istituzioni, enti regionali e provinciali e parti sociali che, in un percorso innovativo di qualificazione del servizio pubblico, ha permesso anche di sostenere azioni concrete di politica attiva per la riqualificazione professionale.
La crisi economica iniziata nel 2008 ha avuto un forte impatto anche sull'Unione Europea. In questo contesto risulta di grande importanza “An agenda for new skills and jobs”, iniziativa organizzata dal Comitato delle Regioni, che mira a raggiungere due importanti risultati: incrementare i livelli d’istruzione e di occupazione all’interno dei Paesi membri.
Riccardo Padovani, direttore della Svimez - Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno ha definito quella che stiamo vivendo come una “crisi troppo lunga”, e questo è particolarmente vero per il Sud d’Italia. Sono infatti ormai cinque anni, sottolinea Padovani, che il Mezzogiorno si sta avvitando “in una spirale di arretramento economico e sociale”, e le previsioni per il 2012 e il 2013 rimangono fortemente preoccupanti.
E’ stato presentato lo scorso 18 settembre il rapporto annuale del CNEL sul mercato del lavoro. Il Rapporto 2011-2012 ripercorre da un lato i cambiamenti intervenuti nella struttura produttiva e nel mercato del lavoro nazionali, e dall’altro tenta di offrire una previsione delle linee di tendenza per i prossimi anni.
Il Ministro dello Sviluppo Economico ha presentato lo scorso 27 settembre a Roma il rapporto Restart, Italia!. Durante TechCrunch Italy Corrado Passera è intervenuto per spiegare i risultati dello studio promosso dal Ministero e anticipare alcune delle iniziative del Governo contenute nel pacchetto “Crescita2”. Misure volte a creare un ambiente favorevole e “ospitale” per l’innovazione sociale e tecnologica al servizio del rilancio economico delle imprese italiane.
La maternità spinge ancora le donne a non lavorare o abbandonare l’impiego, e costituisce la maggiore causa di discriminazione sul lavoro e di licenziamento. Un problema che non dipende solo dalla mancanza di servizi per l’infanzia, ma anche da condizionamenti culturali e motivi economici, come l’eccessiva onerosità delle rette degli asili rispetto ai livelli salariali. Se nel Mezzogiorno una giovane su tre è un Neet, not in education, employment or training, ben un quarto delle giovani donne fino a 29 anni non studia, non partecipa a un percorso formativo e non lavora. Con l’avvio della programmazione dei fondi europei 2007-2013 la Regione Puglia ha scelto di investire sull’esigibilità dei diritti sociali di tutti i cittadini, e in particolare delle cittadine pugliesi. Con l’obiettivo di dimostrare che gli investimenti “produttivi” generano nuova e buona occupazione, e concorrono a determinare le condizioni di attrattività del territorio.
La disoccupazione è salita ancora, in particolare fra i giovani. Tutti dicono: c’è la crisi, dobbiamo rassegnarci e aspettare che l’economia riparta. Il governo assicura che sta facendo il possibile e ha appena presentato un’articolata agenda per la crescita. Benissimo, ma possiamo fidarci? Su che cosa puntare? Ci sono altri settori capaci di creare occupazione, con prospettive di crescita più favorevoli e più influenzabili nel breve dalle politiche economiche e fiscali? Si, ci sono i servizi: alle imprese, ai consumatori, alle famiglie. È su questo fronte che dobbiamo concentrare gli sforzi per affrontare seriamente l’emergenza lavoro.
Il progetto di Italia Lavoro La.Fem.Me - Lavoro Femminile nel Mezzogiorno è nato con l'obiettivo di incentivare l'occupazione femminile attraverso la sperimentazione di misure di conciliazione famiglia-lavoro nelle aziende delle quattro regioni italiane dell’Obiettivo Convergenza.
Nel Rapporto “Un futuro al femminile per la contrattazione aziendale”, Fiba Cisl Lombardia compie uno studio mirato ad evidenziare le caratteristiche dell’occupazione femminile nei settori del Credito e delle Assicurazioni. Un contributo importante per la contrattazione aziendale nella prospettiva delle pari opportunità.