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investimenti nel sociale

Continua il nostro viaggio alla scoperta delle biblioteche come nuovi luoghi di welfare. Parliamo di ruoli, funzioni e confini che occorre sviluppare, oltre che delle attenzioni necessarie perché i cambiamenti siano positivi e sostenibili.
Lo dice un report dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio: il nostro Paese, nonostante la disponibilità di fondi, non riesce a raggiungere i LEP di assistenza sociale. Un tema cruciale anche per l’autonomia differenziata.
A livello internazionale sono tanti i casi di biblioteche che si sono innovate per andare incontro ai bisogni sociali delle proprie comunità. Andiamo a scoprire tre esperienze poco note ma molto interessanti che si sono sviluppate in Inghilterra, Svezia e Danimarca.
L’idea del sociale sta cambiando le biblioteche, che da “case dei libri” stanno diventando luoghi dove si possono costruire nuove relazioni e immaginare servizi di welfare “leggeri” attraverso processi territoriali partecipati.
Di empowerment e advocacy si parla fin dalla nascita del servizio sociale professionale a inizio Novecento. Eppure sono due temi quanto mai attuali. Luca Pavani ci spiega perché.
L'obiettivo di BPER Banca è rispondere alla richiesta crescente di sostegno e specializzazione che viene dalle organizzazioni della società civile, potenziando la dimensione "Social" nell’ambito della strategia ESG dell'istituto di credito.
Il lavoro sociale è cruciale e lo sarà sempre di più per implementare tante misure di welfare nuove o in discussione. Per questo, dopo anni di risorse inadeguate, lo Stato è tornato a investire nel settore. Si sono però generate conseguenze contradditorie.
Nel nuovo contesto globale le aziende sempre più spesso sono chiamate ad assumere nuove responsabilità rispetto al passato. Ad esempio interessandosi del tema della sostenibilità nelle sue diverse sfaccettature. In che modo agiscono in tal senso? Il punto di vista di Maurizio Ferrera.
Secondo Alessandro Rosina serve un cambiamento culturale che li responsabilizzi rendendoli più “cittadini attivi” e meno “figli a carico”. Questo passa però dal rafforzamento e allargamento di investimenti che li aiutino a sperimentarsi e ad essere riconosciuti come soggetti attivi in grado di prendere decisioni responsabili.
In questo articolo Maurizio Ferrera ripercorre la storia del Piano Beveridge in Gran Bretagna ponendo l'attenzione su come questo tipo di documento potrebbe rispondere alle sfide attuali del welfare state.