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invecchiamento

La pandemia ha messo a nudo l'inadeguatezza del nostro welfare. Secondo Giuseppe Guerini è necessario ripensare il nostro sistema di protezione sociale per far sì che esso diventi una chiave per nuove occasioni di sviluppo: il welfare non deve però essere percepito come un costo, ma come un investimento indispensabile ad assicurare la tenuta e la competitività del sistema sociale ed economico.
Quali punti della proposta del Network Non Autosufficienza sulla riforma del sistema di cura agli anziani sono state recepite dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza? Cristiano Gori in questo approfondimento richiama gli obiettivi della campagna promossa da NNA e, analizzando il documento redatto dal Governo, mette in luce in quale misura siano stati raggiunti. Individuando anche i prossimi passi da compiere.
La denatalità e l'invecchiamento della popolazione sono i bracci della tenaglia che stringe sempre più forte il nostro Paese. Secondo Sergio Corbello, Presidente di Assoprevidenza, per superare questa situazione è indispensabile un forte impegno del Pubblico, a cui deve però affiancarsi il mondo del welfare pensionistico e assistenziale privato. Solo una collaborazione virtuosa di questo genere può portare a tutele concrete e durature.
Oggi i servizi per la non autosufficienza non sono in grado di rispondere ai cambiamenti demografici in atto nel nostro Paese. Per questo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un'occasione da non perdere per investire in questo ambito e generare effetti positivi a tutela di chi invecchia ma anche delle future generazioni. A dirlo è Maurizio Ferrera, che invita il Governo Draghi a non perdere questa occasione.
I cambiamenti socio-demografici, e in particolare il processo di invecchiamento della popolazione, impongono una valutazione seria e urgente sul funzionamento dei sistemi di welfare. Ad esempio, come innovare i servizi territoriali a supporto delle persone anziane e delle loro famiglie? Franca Maino e Federico Razetti propongono alcune riflessioni raccolte in occasione di un'audizione organizzata dalla Fondazione Cariplo per delineare la propria strategia sul tema.
Il Network Non Autosufficienza ha definito un quadro progettuale dettagliato per costruire anche in Italia un sistema di Long Term Care articolato e coerente con i bisogni di una popolazione sempre più anziana. Secondo la rete di associazioni, esperti e accademici, attraverso un investimento di 7,5 miliardi di euro si potrebbe riformare il sistema della cura del nostro Paese allo scopo di renderlo maggiormente inclusivo e sostenibile.
Il Network Non Autosufficienza, grazie al confronto con studiosi, esperti e organizzazioni impegnate nella cura degli anziani, ha redatto una nuova proposta di riforma del settore da inserire nel PNRR. Il documento è già stato sottoscritto da Secondo Welfare, Aima, Federazione Alzheimer, Alzheimer Uniti, Confederazione Parkinson Italia, Cittadinanza Attiva, Forum Disuguaglianze Diversità, Bottega del Possibile e Caritas Italiana.
Il 4 marzo Legacoopsociali presenta il Working Paper 2WEL “Ripensare la filiera integrata dei servizi di cura alla persona. Riflessioni, strumenti, proposte”. Da qui partirà un percorso di confronto allargato che, attraverso l’ascolto e la legittimazione delle esigenze di tutti i protagonisti coinvolti nei processi di cura, possa portare un contributo concreto nell’interlocuzione con le istituzioni e le comunità.
Nonostante l'invecchiamento demografico e le evidenti difficoltà del settore, al momento il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza manca di un progetto complessivo riguardante l’assistenza agli anziani non autosufficienti. Per questo il Network Non Autosufficienza (NNA) ha elaborato una "proposta aperta" per introdurre nel PNRR una sezione dettagliata dedicata proprio a questo tema.
Eleonora Vanni, Presidente di Legacoopsociali e co-autrice del Working Paper 2WEL 1/2021 "Ripensare la filiera integrata dei servizi di cura alla persona", ci ha raccontato quanto emerso dal laboratorio promosso dalla sua organizzazione per definire i requisiti essenziali di un sistema capace di sostenere le persone in condizione di fragilità e come iniziare un percorso da sperimentare a livello nazionale e territoriale.
Nel nostro Paese l'assistenza agli anziani tramite l'impiego delle cosiddette "badanti" è una realtà di fatto da diversi anni. Maurizio Artero e Minke Hajer, ricercatori dell'Università degli Studi di Milano, ci presentano una recente indagine, condotta nell'ambito del progetto InnovaCAre, che si è proposta di comprendere cosa pensano di questo fenomeno i diretti interessati: gli assistenti, gli assistiti e i loro familiari.
Un gruppo di associazioni attive nel campo dell'assistenza ha presentato 10 proposte per realizzare una rete di cure territoriali “robusta, diffusa e competente” sul territorio lombardo. L'iniziativa è promossa dalle sezioni regionali di Forum del Terzo Settore, Spi Cgil, Fnp Cisl, Acli Aps, Legacoop, Confcooperative, Federsolidarietà, Auser, Anteas, Ordine degli assistenti sociali, CISL Medici, UNEBA e i Centri di servizio per il volontariato.
Ester Gubert è autrice del Working Paper 2WEL 1/2020 “La Cura è di Casa. Una partnership tra pubblico, privato e cittadinanza per l’innovazione del sostegno alla domiciliarità”. In questo articolo ci racconta alcuni degli elementi più rilevanti del suo contributo che approfondisce un progetto finalizzato ad aiutare le persone anziane a invecchiare in autonomia all'interno del proprio domicilio.
Siamo un Paese vecchio e che continua a invecchiare, ma nonostante questo fatichiamo a trovare soluzioni adeguate alle esigenze abitative degli anziani, specialmente quelli fragili e non autosufficienti. Dove si può intervenire per affrontare questa situazione? Ne parla Paolo Riva nell'articolo di contesto della nostra inchiesta dedicata all'abitare degli over 65, pubblicata su Corriere Buone Notizie dell'8 dicembre 2020.
All'interno della nostra inchiesta per Corriere Buone Notizie dedicata a abitare e invecchiamento, Chiara Lodi Rizzini individua due sfide principali su cui occorre concentrarsi. La prima riguarda il sentimento di solitudine che spesso accompagna la vecchiaia, che si può affrontare investendo in soluzioni abitative che favoriscono le relazioni. La seconda concerne la cura domiciliare, che dovrebbe essere riformata seguendo un approccio olistico che integri il più possibile casa e servizi.
Dal 2 al 6 novembre si svolgerà la "European Week of Active and Healthy Ageing", durante la quale si terranno eventi e incontri online sui temi dell'invecchiamento, del caregiving e delle politiche rivolte agli anziani. Questioni cruciali per il nostro Paese, che è tra i più longevi al mondo, a cui si aggiungeranno riflessioni sull'impatto del Covid-19 sulla popolazione anziana.
Per ripartire il nostro Paese ha bisogno di investimenti consistenti che promuovano l'indipendenza economica e l'occupazione femminile. In questo senso occorre un grande piano di infrastrutturazione sociale per la promozione degli asili nido, delle scuole per l'infanzia e dei servizi territoriali. A sostenerlo sono Maurizio Ferrera e Barbara Stefanelli.
L'80% delle case in Europa non è adeguato a garantire la vita indipendente degli anziani. Per questo offrire soluzioni diversificate, coinvolgere le persone nella progettazione e integrare l'offerta abitativa con servizi di assistenza domiciliare saranno temi sempre più importanti nei prossimi anni. Se ne è parlato in un webinar sull'abitare age-friendly al tempo del Covid-19, tenuto da Homes4Life project, Housing Europe, Centre for Ageing Better e European Social Network.
Durante la pandemia di Covid-19 le politiche di long-term care hanno mostrato tutti i loro limiti, anche a causa del ritardo che il nostro Paese sconta nell’attuare processi di riforma e di investimento in questo campo di policy. Marco Arlotti, Andrea Parma e Costanzo Ranci hanno riflettuto sul tema nel numero 1/2020 di Politiche Sociali; qui trovate una sintesi del loro articolo.
Il Decreto Rilancio ha destinato 734 milioni di euro aggiuntivi all'assistenza domiciliare integrata per l'anno 2020. Diversi elementi lasciano supporre che, nei prossimi mesi, la nuova dotazione di risorse potrebbe essere resa strutturale. Se così fosse, comincerebbe una nuova fase per il finanziamento del settore. Ne parla Cristiano Gori, docente presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento, in questo articolo uscito per la piattaforma "I Luoghi della Cura".
L'indagine realizzata dall’Istituto Superiore di Sanità, pur con alcuni limiti, aiuta a raccogliere dati omogenei sull’impatto e la gestione del Covid-19 nelle RSA. I dati confermano che le azioni manageriali e gestionali dei singoli possono compensare alcune mancanze nelle politiche di sistema, ma anche che l’assenza di coordinamento, programmazione e raccolta di evidenze solide continua a minare qualsiasi sforzo individuale.