europa

Al contrario di quel che avviene in Italia la Youth Guarantee irlandese non costituisce un’innovazione strutturale, ma va a innestarsi su un sistema di politiche attive già consolidato, che mette in evidenza proprio quegli elementi portanti in mancanza dei quali la Garanzia italiana sembra vacillare. Il modello sviluppato in Irlanda può essere un esempio per il nostro Paese?
In Europa 123 milioni di persone sono a rischio povertà. È il quadro drammatico fornito dal terzo Rapporto di monitoraggio dell’impatto della crisi economica nei sette “Paesi deboli” dell’Unione Europea di Caritas Europa, che contiene una lunga serie di dati, testimonianze e raccomandazioni rivolte ai governi nazionali e alle autorità europee per contrastare povertà ed esclusione sociale.
Un nuovo anno è iniziato e sul fronte dell'implementazione della Garanzia giovani continuano ad arrivare cattive notizie. La profezia del fallimento annunciato si sta dunque avverando. Almeno così sembra, anche se la situazione è in realtà più articolata. In particolare, il governo intende apportare alcuni correttivi in materia di profilazione e bonus occupazionali.
Una Comunicazione adottata l'altro ieri dalla Commissione apre margini non indifferenti per usi "virtuosi " di risorse pubbliche, aggirando la tagliola del Patto di Stabilità. L'Italia in particolare potrà sfruttare la cosiddetta "clausola delle riforme strutturali". Come? L'agenda è talmente ampia che abbiamo solo l'imbarazzo della scelta. Ma è meglio concentrarsi su pochi realistici obiettivi.
La strategia “Europa 2020” ha posto l’obiettivo di ridurre a meno del 10% il tasso di abbandono scolastico entro il 2020. Un recente rapporto congiunto Cedefop/Eurydice ha analizzato il fenomeno degli abbandoni evidenziando un miglioramento del trend generale nei Paesi UE, sottolineando nel contempo come permangano grandi differenze di risultati.
Ammontano a più di 4 miliardi di euro le risorse dei Fondi Strutturali Europei 2014-2010 destinate all'Italia per "promuovere l’inclusione sociale, combattere la povertà e ogni forma di discriminazione”. Come saranno utilizzati questi fondi? Quali sono le prospettive per la lotta alla povertà nel nostro Paese alla luce di queste risorse?
In Veneto si sta sviluppando un progetto che mira a rispondere a nuove necessità sociali ponendo in rete una vasta gamma di attori interessati allo sviluppo di forme di welfare aziendale, territoriale o contrattuale. L'obiettivo è diventare il punto di riferimento per tutte le esperienze di welfare innovativo che sono nate o stanno nascendo nelle province di Padova e Rovigo.
La Commissione Europea ha di recente pubblicato il rapporto di sintesi della conferenza “The Europe 2020 poverty target: lessons learned and the way forward” tenutasi a Bruxelles lo scorso 9 ottobre. La conferenza - che ha visto protagonisti ministri e altri responsabili politici a livello nazionale, parti sociali, società civile, accademici, imprenditori sociali e rappresentanti delle istituzioni europee - ha risposto all’obiettivo di sviluppare una riflessione sul target europeo di lotta alla povertà, fissato nel quadro della strategia Europa 2020, e sulle prospettive di policy in questo settore.
Partendo dalle ricerche di Eurofound abbiamo analizzato i flussi all'ingresso del mercato del lavoro, mettendo in luce come la "corsa a ostacoli" in cui è impegnata la Garanzia Giovani differisca sensibilmente da paese a paese, in particolare nell'Europa meridionale. Una riflessione per capire quali obiettivi potrebbero essere realisticamente perseguiti allo stato attuale.
A riaccendere i riflettori sui cosiddetti "turisti del welfare" ci ha pensato una sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea che, pur ricordando che nella legislazione europea già esistono strumenti adeguati a contrastare il fenomeno, ha offerto una pericolosa sponda politica ai Paesi "protezionisti" che vogliono limitare il welfare per gli immigrati. Anche comunitari.
Carlo Borgomeo, Presidente della Fondazione CON IL SUD, commenta la scelta di Matera come Capitale Europea della Cultura per il 2019. Che la decisione sia caduta sulla città lucana non è un caso, ma il frutto di una pratica ormai diffusa in molte realtà meridionali che punta al “progressivo ribaltamento” del paradigma dello sviluppo.
La Fondazione tedesca Bertelsmann Stiftung ha di recente pubblicato un rapporto sulla giustizia sociale in Europa misurandola attraverso la costruzione di un apposito indice denominato Social Justice Index. Il lavoro si inserisce nel quadro del progetto Social Inclusion Monitor Europe, che si pone l’obiettivo di fornire dati utili al cambiamento della politica sociale degli stati membri dell'UE.
Il Comitato Economico e Sociale Europeo ha pubblicato la versione definitiva della Milan Declaration, in cui sono sono delineate alcune proposte concrete e raccomandazioni utili per ricostruire e consolidare la dimensione sociale europea in un'ottica d'innovazione sociale. All'interno della Dichiarazione, che sarà presentata alla Presidenza italiana dell'UE, alla Commissione, al Parlamento e al Consiglio, è stato dedicato grande spazio al secondo welfare, indicato dal CESE come strada privilegiata per rimodellare la società e cambiare in positivo il volto delle politiche sociali dell’Unione.
Nella bozza inviata a Bruxelles, la Legge di Stabilità è presentata come strumento per la crescita: meno pressione fiscale su imprese e famiglie che dovrebbe generare più investimenti, consumi e posti di lavoro. Le cifre confermano che stavolta l’impegno del governo è significativo, ma non mancano le ombre: dall'aleatorietà di alcune coperture alla scarsa rilevanza dell'annunciata spending review.
La Commissione Europea ha passato in rassegna 18 progetti pilota volti a sperimentare una prima applicazione della strategia Garanzia Giovani. I progetti riguardano aree territoriali di diversa natura in sette paesi membri: Irlanda, Italia, Lituania, Polonia, Romania, Spagna e Regno Unito. Abbiamo analizzato il rapporto e tratto alcune considerazioni generali.
Negli ultimi mesi Peter Hartz si è detto addirittura «indignato» di come l’Unione europea (non) stia reagendo al dramma della disoccupazione giovanile e ha avanzato una proposta molto interessante per affrontare il problema: l’istituzione di una sorta di servizio «comune» per l’impiego, volto a promuovere la mobilità transfrontaliera dei giovani.
La riforma del mercato del lavoro ragionevolmente si ispirerà al modello tedesco. Per i non addetti ai lavori sorgono spontanee due domande: perché dobbiamo imitare proprio la Germania? E in che cosa, esattamente? Maurizio Ferrera analizza luci e ombre delle cosiddette riforme Hartz, che a partire dal 2003 hanno cambiato il volto del sistema del lavoro teutonico.
Transatlantic Forum on Inclusive Early Years lancia una nuova call rivolta agli ambiti del “coinvolgimento dei genitori” e “valutazione dei servizi”. Le esperienze selezionate saranno presentate durante un Convegno che si svolgerà Napoli nel mese di dicembre e successivamente pubblicate in uno dei quaderni della Biblioteca del TFIEY.
Venerdì 29 agosto nel corso del Meeting di Rimini si è svolto l’incontro “La riforma del terzo settore: verso una vera sussidiarietà?”, in cui si è discusso delle prospettive dal recente disegno di legge delega di riforma del Terzo settore proposto dal Governo Renzi. All'incontro hanno partecipato diversi esponenti del terzo settore e il Sottosegretario Luigi Bobba.
E' stato pubblicato il rapporto sui servizi educativi per la prima infanzia dell’Emilia-Romagna il quale conferma che, con poco più di 1.000 nidi d’infanzia e 38.278 posti, la regione si mantiene in linea con gli obiettivi europei, nonostante si registri per la prima volta dopo molti anni un calo dei bambini iscritti (-2,7%).
In Italia le fondazioni di comunità sono ormai a pieno titolo protagoniste del secondo welfare. Ma oltre confine come vanno? Grazie al rapporto stilato da Aktive Bürgerschaft - associazione non profit tedesca – vi proponiamo alcuni dati relativi alla Germania che ci possono aiutare a capire come e quanto esse influenzino la vita dei cittadini ivi residenti.
E’ stata pubblicata la Sesta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale. Sebbene la crisi economica abbia ampliato le disparità regionali,la politica di coesione starebbe attenuando la drastica riduzione degli investimenti pubblici, iniettando risorse finanziarie indispensabili in molti Stati membri e creando la stabilità necessaria ad attrarre gli investimenti privati.