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esclusione sociale

In Germania le ore lavorate per addetto sono in media 1.413 all’anno, molto meno che in Grecia (2.032) e in Italia (1.750). Il prodotto per ora lavorata è tuttavia molto più alto che nei quattro Pigs, uno dei più alti dell’area Ocse. La Grande Recessione ha colpito anche la Germania, ma la ripresa è già cominciata e la disoccupazione è al 5%. Qual è il segreto di questo invidiabile successo?
In Olanda calerà il sipario sul Welfare State? Il discorso di di Re Guglielmo Alessandro pare confermare la decisione del governo di Amsterdam di continuare la politica di austerity che anche il Paese degli Orange si trova ormai costretto a dover applicare con sempre maggior rigore.
L’ultimo numero della rivista Quaderni di Economia Sociale affronta il delicato tema della crisi del welfare prendendo in esame il crescente ruolo del terzo settore nella fornitura di servizi a carattere sociale. Vi proponiamo una breve recensione della rivista, dove compaiono anche alcuni contributi curati dai ricercatori di Percorsi di secondo welfare.
Come risolvere lo squilibrio economico esistente tra Nord e Sud? Carlo Borgomeo ha recentemente dato alle stampe “L’equivoco del Sud”, volume che, oltre a fornire alcune risposte innovative, mette in dubbio l’assunto stesso della domanda: il nostro vero obiettivo deve essere quello di colmare il divario economico? Non esiste un’altra via?
Mercoledì 24 luglio le ACLI, in collaborazione con la Caritas italiana, hanno presentato la proposta per un “Patto aperto contro la povertà” fondato sulla collaborazione tra attori pubblici e Terzo Settore. Un'altra proposta per colmare quella lacuna che caratterizza il nostro Paese in materia di povertà ed esclusione sociale.
Il progetto “Reis” (Reddito di Inclusione Sociale), presentato dalle Acli, costituisce un’interessante proposta per costruire anche nel nostro Paese un moderno sistema di sicurezza sociale. Un sistema non più riservato ai soli insiders, ma in grado di promuovere l'inserimento sociale degli esclusi. Maurizo Ferrera ci spiega perché.
Stoccolma, maggio 2013. Londra, agosto 2011. Prima ancora, Parigi, autunno 2005. Tre periodi diversi, tre Paesi diversi, tre modelli sociali diversi, ma la medesima esplosione di un conflitto che nasce dalla crisi della coesione sociale. Un fenomeno da guardare con attenzione, anche per evitare che eventi simili accadano anche nel nostro Paese.
Le recenti elezioni hanno portato alla ribalta l'opportunità di introdurre nel nostro sistema di welfare uno schema di reddito minimo garantito. Se da una parte è indubbio il merito di aver portato il tema fra i primi punti dell'agenda politica nazionale, i tratti spesso superficiali impiegati nel dibattito rischiano di produrre una certa confusione. Ma che cos’è il reddito minimo? Perché in Italia è completamente assente? Quale applicabilità ha nel nostro Paese?
Un programma per la crescita che possa sostenere giovani e donne, le categorie che finora hanno avuto meno diritti e prospettive di avanzamento sociale. E' questo l'obiettivo del governo Letta, che sta mettendo a punto importanti misure che possano favorirne il raggiungimento in tempi brevi. Su questa strada, tuttavia, non mancheranno numerosi ostacoli.
Qualcuno passeggiando per le grandi città si sarà stupito nell’incontrare delle sagome di cartone con le fattezze di bambini che, con la faccia triste, denunciano furti culturali, economici e formativi a cui i più piccoli del nostro Paese sono continuamente soggetti. La nuova campagna di Save The Children "Allarme infanzia".
Si è svolta a Parigi dal 18 al 20 aprile la quinta European Public Policy Conference, “Breaking the Cycle: Rethinking Poverty in the Developed World”. Tra i temi trattati l’idea audace, ma molto interessante, con cui Philippe Van Parijs, fondatore del Basic European Income Network, ha aperto i lavori: “l’Euro dividendo”.
Il primo ministro britannico David Cameron ha annunciato una serie di provvedimenti che renderanno più difficile l'accesso ai servizi di welfare per i cittadini non-britannici. La decisione può essere interpretata quale sintomo di una tendenza che sta interessando diversi Paesi membri dell'UE: colpire il welfare per regolare l'immigrazione.
Con l’aggravarsi della crisi economica sono molte le esperienze, soprattutto nel mondo del volontariato, che cercano di affrontare il problema della povertà e dell’esclusione sociale. Tra queste c’è anche l’Emporio di Parma, che dal 2010 cerca di assistere le persone in difficoltà economica e sociale con modalità per molti aspetti innovative. Abbiamo incontrato Sandro Coccoi, coordinatore del progetto Lotta alla povertà di Forum Solidarietà di Parma) e Giacomo Vezzani, vicepresidente dell’associazione CentoperUno Onlus, che si occupa della gestione dell’Emporio.