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disuguaglianze

Per anni il tema è stato ignorato, ma da qualche tempo si registra la volontà istituzioni pubbliche, ma anche di alcuni attori privati, di quantificare il problema per concentrarsi su di esso.
Fuori dalle grandi città vita e lavoro si riescono a bilanciare meglio? Molto dipende dai servizi, come gli asili nido. Lo Stato infatti fatica a farli arrivare anche nelle aree meno abitate, ma dove partono è spesso merito degli attori del secondo welfare.
Il Fondo, cancellato di fatto dalla Legge di Bilancio 2025, dovrebbe continuare a funzionare grazie al decreto Milleproroghe. Ma le risorse stanziate sono poco più che simboliche. Ora ne vanno trovate di nuove.
Grazie al progetto “Gender Gap reduction in urban projects in Bologna” il capoluogo emiliano ha integrato la prospettiva di genere nelle politiche relative alla progettazione di edifici pubblici, spazi e mobilità sostenibile. Un'azione di grande interesse che però, per diventare sistemica, ha bisogno di un lavoro sui dati per dimostrare il divario esistente.
L’efficacia e la capillarità del welfare dipendono dalla capacità di raggiungere effettivamente chi ha bisogno. Ecco come e perché chi ha diritto a determinati benefit e servizi pubblici spesso non riesce ad accedervi.
Sfide come la povertà educativa e la digitalizzazione sono molto complesse e non colpiscono allo stesso modo il Nord e il Sud del nostro Paese. Per questo motivo negli ultimi anni le Fondazioni di origine bancaria hanno alimentato due Fondi innovativi che provano a colmare il divario. Come nel caso di Danisinni.
Maurizio Ferrera sul Corriere della Sera riflette sul futuro del Sistema Sanitario Nazionale a partire dal documento “Principi per una Riforma del SSN”.
Cosa ha fatto nei quattro anni del primo mandato, quali impegni ha preso in campagna elettorale e che decisioni ha già assunto sulle politiche sociali da quando è di nuovo Presidente.
Presso il CNEL è stato presentato il documento “Principi per una Riforma del SSN”, che inquadra le principali criticità del nostro sistema sanitario e propone spunti di riflessione per affrontarle. Tra i firmatari anche Franca Maino.
Le città sono storicamente progettate secondo un immaginario maschile, che spesso ignora i bisogni e le esperienze quotidiane delle donne. L’adozione del “gender mainstreaming” nella pianificazione urbana può permettere di superare alcuni limiti di questo approccio.