La coprogettazione di servizi finalizzati a definire sistemi di welfare comunitario è una delle modalità con cui ActionAid Italia mette in pratica processi partecipativi all’interno dei suoi progetti. Tra le molte iniziative realizzate c’è Cambia Terra, avviato in Sud Italia con l’obiettivo di far avanzare i diritti delle donne impiegate in agricoltura attraverso il loro empowerment e il loro coinvolgimento nella progettazione di servizi rispondenti ai loro specifici bisogni. A partire dall’analisi di questo progetto nel Sesto Rapporto sul secondo welfare ragioneremo sulle prospettive future per lo sviluppo del welfare di comunità in ottica nazionale ed europea. Qui qualche anticipazione.
Il lavoro agricolo e la manodopera straniera nell’Arco ionico
Il programma Cambia Terra è stato avviato con un progetto pilota in Puglia nel 2016 e si sviluppa in tutto l’Arco ionico, dalla provincia di Taranto a quella di Cosenza. Qui le donne costituiscono una componente significativa della manodopera impiegata in agricoltura, con una rilevante presenza di straniere. Di queste il 76% è costituito da cittadine comunitarie, provenienti soprattutto dalla Romania e, in misura minore, dalla Bulgaria. Le donne rumene e bulgare solitamente arrivano in Italia senza conoscere la lingua e senza precedenti esperienze lavorative nel settore agricolo, spinte dalle difficoltà economiche e dalle scarse opportunità lavorative nei Paesi di provenienza. Di fronte a progetti migratori maturati in una o due settimane al massimo, neanche la cittadinanza europea impedisce loro di essere oggetto di violazioni di diritto.
Il genere, la provenienza, lo status talvolta irregolare di queste donne aumenta la loro esposizione al rischio di pratiche discriminatorie e di sfruttamento. La letteratura e la ricerca empirica hanno mostrato come ad oggi il quadro normativo italiano ed europeo non tuteli adeguatamente il diritto a una vita dignitosa delle donne impiegate in agricoltura.
Non sono solo i diritti a non essere protetti. Anche i bisogni sociali di queste lavoratrici non godono di sufficiente attenzione, con conseguenze particolarmente negative: i servizi di conciliazione vita-lavoro nelle aree agricole sono prevalentemente privati e spesso sono garantiti da un “welfare parallelo” fornito dagli intermediari illeciti. Questo rende le lavoratrici ancora più esposte ai vincoli esercitati dall’intermediazione illecita. Le dinamiche descritte rendono evidente la necessità di una risposta pubblica che sia coprogettata e co-realizzata insieme alle portatrici di diritto e alle comunità locali.
Cambia Terra: insieme alle lavoratrici a rischio di sfruttamento
Il programma Cambia Terra si è posto proprio questo obiettivo: coprogettare il welfare di comunità con le operaie agricole – sulla base dei loro specifici bisogni – e con le diverse realtà locali.
L’iniziativa è improntata a un approccio trasformativo e femminista: si fonda sul protagonismo, sull’agency individuale e sul disegno collettivo di politiche e misure. Alla luce di questo approccio Cambia Terra raccoglie i bisogni delle lavoratrici e, insieme a loro e al territorio, coprogetta servizi che sono definiti attraverso Patti di collaborazione e sono co-gestiti anche dalle donne. Accanto a queste attività il programma promuove alcune azioni propedeutiche alla buona riuscita degli interventi, tra cui innanzitutto un programma di leadership femminile e un percorso di empowerment delle lavoratrici agricole.
Queste ultime azioni sono i presupposti fondamentali dell’intervento: solo dopo l’empowerment delle lavoratrici e il rafforzamento della loro rappresentanza e organizzazione collettiva, infatti, è possibile avviare un percorso di coprogettazione che apre al rafforzamento e alla valorizzazione della collaborazione di tutti gli attori territoriali rilevanti. Persone (più) consapevoli dei propri diritti, di come esigerli e di quali alleanze sono necessarie a rafforzare le loro richieste verso i decisori politici riescono ad affermare la propria voce anche in percorsi di coprogettazione articolati ed estesi a molti partecipanti.
Coprogettare a partire dai bisogni
I percorsi di empowerment svolgono anche la funzione di realizzare un’analisi di contesto a livello locale centrata sul punto di vista delle lavoratrici, che la parzialità di dati ufficiali e di indagini qualitative solitamente non riesce a cogliere. Guidate da 12 donne leader di comunità, formate dalla Fondazione Metes della FLAI-CGIL e da ActionAid, le lavoratrici costruiscono così una propria visione collettiva delle opportunità necessarie al miglioramento delle proprie condizioni di vita e lavoro. Nell’Arco ionico sono stati organizzati 5 percorsi di empowerment e altri 5 sono in partenza, e si concluderanno a febbraio 2024. I percorsi di empowerment sono realizzati con una metodologia specifica (per l’analisi degli squilibri di potere legati alla dimensione di genere) e sono facilitati da psicologhe di comunità.
I bisogni e le priorità identificate orientano i passi successivi, in particolare i laboratori di comunità per la coprogettazione di soluzioni di welfare e la sottoscrizione di Patti di collaborazione per regolare servizi e interventi territoriali. I contenuti dei Patti di collaborazione sono poi messi in pratica attraverso la sperimentazione di servizi definiti dalle lavoratrici, co-gestiti dalle loro leader e sottoposti a un monitoraggio costante.
Accanto alle attività descritte Cambia Terra porta avanti alcune azioni propedeutiche, tra cui la formazione degli attori territoriali sull’amministrazione condivisa e sui Patti di collaborazione, nonché sulle dinamiche di lavoro e sfruttamento proprie del settore agricolo locale. Un’altra azione complementare realizzata consiste nell’incontrare le donne nei loro Paesi di origine: in Romania e in Bulgaria quasi 90 donne sono state formate come mediatrici locali del lavoro, con l’obiettivo di informare potenziali lavoratrici in migrazione sui diritti di cittadinanza europea e sulle reti locali a cui rivolgersi prima della partenza e in Italia.
Come risultato dei percorsi di empowerment 150 lavoratrici agricole straniere e italiane hanno elaborato un Manifesto di richieste comuni riguardanti le politiche di welfare, il lavoro e l’inclusione sociale. Sono stati inoltre sottoscritti 5 distinti Patti di collaborazione con Comuni e Province delle regioni coinvolte che hanno permesso, ad esempio, di prevedere orari flessibili nei nidi comunali e di istituire uno sportello che offre informazione e orientamento rispetto ai servizi pubblici socio-sanitari del territorio, nonché servizi di tutela legale, sindacale, sanitaria, abitativa e di mediazione. Le attività previste dai 5 Patti di collaborazione sono cogestite da oltre trenta enti e dalle amministrazioni locali.
Questo progetto, come detto, sarà approfondito all’interno del Capitolo 9 del Sesto Rapporto sul secondo welfare, in cui si potrà scoprire anche l’approccio di ActionAid alla partecipazione, leggere un quadro più completo sulla tutela delle lavoratrici agricole, approfondire i percorsi di empowerment e il funzionamento delle iniziative di coprogettazione e dei Patti di collaborazione.
“Agire insieme. Coprogettazione e coprogrammazione per cambiare il welfare” è il titolo del Sesto Rapporto sul secondo welfare. Il Rapporto contiene ricerche condotte dal nostro Laboratorio su queste pratiche e analizza numerose esperienze realizzate negli ultimi anni. Nel pomeriggio del 4 dicembre si svolgerà la presentazione nazionale. |