Promuovere l’indipendenza economica e l’inclusione lavorativa di donne che stanno affrontando periodi di difficoltà. È questo l’obiettivo del progetto Tilde’s – Coffee and Stories, nato dalla collaborazione tra l’impresa femminile 7Gr, il Politecnico di Milano, il Gruppo CGM e la cooperativa sociale Spazio Aperto. Per comprendere meglio quali sono gli elementi di innovazione di questa iniziativa, abbiamo intervistato Mary Mauro, Ceo di 7 Gr.
Gentilissima Dott.ssa Mauro, Ci potrebbe raccontare in cosa consiste il Progetto Tilde – Coffee and Stories e quali sono le sue principali finalità?
7Gr. è un’azienda tutta al femminile impegnata nella proposizione di caffè di alta qualità, con un approccio informativo trasparente verso il mercato. Sin dall’inizio abbiamo compiuto scelte non mainstream, che rispondevano ai valori etici in cui crediamo sia nella scelta dei prodotti (ad esempio, promozione di cialde in carta invece delle capsule in plastica ed alluminio che stanno invadendo il mercato), sia nella selezione dei nostri partners di filiera.
All’interno di questo contesto valoriale nasce Tilde, che vuole essere un’iniziativa sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale facendo anche cultura sul caffè. In concreto si tratta di un ciclo-bistro di design che nasce con l’obiettivo di formare nuove bariste professioniste e offrire loro l’opportunità di diventare piccole imprenditrici nel mondo del caffè. Una caffetteria “in mobilità“ specializzata sulle varie estrazioni, dall’espresso ai filtrati, con attrezzature professionali che consentano di valorizzare al massimo la qualità del prodotto in tazza.
Come è nata l’idea di questo progetto? Quali sono le realtà che hanno collaborato alla sua realizzazione?
Il ruolo delle donne nella filiera del caffè è ancora marginale sia a monte del processo di produzione che a valle dello stesso. Credevamo che un impegno da parte di una realtà a governance tutta femminile fosse doveroso ed è per questo che abbiamo iniziato a cercare un comune denominatore tra l’obiettivo di aumentare la presenza femminile nella filiera e quello di proporre una tazza di qualità in modo innovativo.
Il progetto Tilde ha questo fine. Dare un’opportunità alle donne che attraversano un momento di difficoltà, di costruire una propria professionalità nel mondo del caffè misurandosi con un prodotto che ha tanto da raccontare. Lo abbiamo progettato insieme alla cooperativa sociale Spazio Aperto, appartenente al Gruppo CGM, e agli studenti del Politecnico di Milano, coinvolgendo sia la Scuola del Design per la progettazione del ciclo bistrot, sia il Dipartimento di Ingegneria Gestionale per lo sviluppo del modello di business. Fondamentali sono stati anche i partner tecnici che ci hanno affiancato in questo progetto pilota, come La Marzocco, un’icona nel mondo delle macchine del caffè e “Mi Piace”, un brand che identifica una proposta di bakery di altissima qualità.
Osservando più da vicino il progetto, verrebbe da dire che Tilde porta con sé interessanti elementi di innovazione. Potrebbe dirci di più al riguardo?
Tilde è innanzitutto un progetto di innovazione sociale: la sfida è che si possa fare inserimento lavorativo attraverso una proposta di qualità competitiva sul mercato. L’innovazione è anche nella collaborazione fra aziende profit, una cooperativa sociale e il contributo di un prestigioso Ateneo.
In questo periodo di test sperimenteremo in concreto alcune delle proposte sviluppate da gruppi di studenti di ingegneria gestionale provenienti da diverse parti del mondo: dalla selezione, formazione e gestione di donne in condizione di fragilità, all’evoluzione dell’offerta e della logistica di fornitura che tenga conto dei vincoli funzionali del ciclo bistrot, ai metodi di pagamento, alle modalità di comunicazione di un’iniziativa di imprenditoria sociale dedicata alle donne.
Quali crede che saranno gli sviluppi futuri di questo progetto?
La bici è un mezzo di mobilità sostenibile che può entrare nelle aziende, nelle università, nelle piazze delle nostre città. Una volta concluso il test proveremo innanzitutto ad offrire Tilde come servizio di light bar all’interno delle aziende, posizionando l’offerta tra il vending (le macchinette automatiche) e quella di un bar tradizionale, garantendo un’ampiezza di offerta certamente più limitata rispetto ai bar ma una qualità dei prodotti e del caffè mediamente superiori.
In quel caso Tilde potrebbe essere considerata sia come offerta di welfare aziendale da offrire ad imprese di dimensioni medie o medio-grandi, sia un’iniziativa innovativa di Corporate Social Responsibility attuata dalle imprese stesse.