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Le piattaforme digitali, ormai, sono onnipresenti. Il loro uso quotidiano consente di ottenere beni o servizi in modo facile e, spesso, a prezzi convenienti. Per la maggior parte degli utenti, questo basta. E così, la comprensione del funzionamento di queste piattaforme passa in secondo piano rispetto ai vantaggi che garantiscono. Eppure esse definiscono sempre più la nostra economia.

Nick Srnicek, lecturer in Digital Economy al King’s College di Londra, ha scritto sul tema il libro “Platform Capitalism” (Polity 2017, tradotto e pubblicato in Italia da Luiss University Press: “Capitalismo digitale: Google, Facebook, Amazon e la nuova economia del web”). Per Srnicek, il capitalismo di piattaforma è “una forma di capitalismo avanzato che si fonda sull’estrazione, l’aggregazione e l’analisi di dati, dai quali emerge un nuovo tipo di impresa commerciale: la piattaforma”.

Le piattaforme, quindi, sono infrastrutture digitali che permettono a due o più gruppi sociali di interagire tra loro. E, come ha spiegato Tiziano Bonini citando il volume di Srnicek su cheFare, “si posizionano come intermediari frapposti tra utenti differenti: clienti, investitori pubblicitari, fornitori di servizi, produttori di contenuti, distributori”.

Le piattaforme di consegna di cibo a domicilio, per esempio, mettono in contatto chi vuole mangiare qualcosa senza uscire di casa e chi lavora come fattorino. Offrono al primo gruppo di utenti, i clienti, le migliori offerte possibili, ma molto spesso lo fanno a discapito delle condizioni del secondo gruppo, quello dei lavoratori.

L’esempio dei rider è certamente uno dei più noti e controversi, ma esistono tipi diversi di piattaforme che operano in molteplici settori. E non sempre seguendo logiche che mettono in contrasto i gruppi di utenti che questi luoghi digitali fanno incontrare. È il caso di Marketpass.

Una piattaforma per l’economia dei territori

Marketpass è una piattaforma di e-commerce per l’economia di prossimità, a cui sta lavorando la società benefit TreCuori, che ha sede in provincia di Treviso ed è attiva soprattutto nel campo del welfare aziendale. L’iniziativa, come abbiamo già avuto modo di raccontare, si basa sul concetto di reciprocità e nasce all’intersezione tra diversi mondi: quelli del welfare, delle piccole e medie imprese (PMI) e del commercio locale. Che, in modo diverso, sono stati tutti toccati dalla crescita delle piattaforme.

Il commercio locale, certamente, soffre la concorrenza delle piattaforme di acquisti on-line. Le PMI possono trovare nelle stesse piattaforme di vendita digitale delle occasioni per allargare il loro mercato, ma le condizioni non sono sempre favorevoli e i rischi esistono. Infine, anche nel campo del welfare ci sono state molte evoluzioni.

Piattaforme digitali di welfare: 10 apprendimenti e 10 domande aperte

 

Il progetto di ricerca WePlat (che abbiamo ospitato su Secondo Welfare) ha permesso di mappare e analizzare le piattaforme nei servizi di cura alla persona in Italia e, come ha scritto la responsabile della ricerca Ivana Pais, ha messo in evidenza “la presenza di due processi: la digitalizzazione delle organizzazioni tradizionali, che offrono i propri servizi attraverso piattaforme di e-commerce e la nascita di nuove aziende che adottano modelli simili alle piattaforme digitali di lavoro in altri settori”.

Complessivamente, WePlat ha individuato 137 piattaforme che si occupano di welfare, di cui 60 offrono servizi di salute fisica e mentale, 10 servizi di educazione e cura dell’infanzia, 10 servizi di assistenza sociosanitaria e le restanti 57 una combinazione dei servizi precedenti.

Anche queste esperienze rientrano in una classificazione delle piattaforme fatta da Francesco Longo e Franca Maino nel loro volume “Platform Welfare. Nuove logiche per innovare i servizi locali“. Le tipologie sono due:

  • piattaforme multicanali di ricomposizione sociale: piattaforme collaborative-connettive che hanno l’obiettivo di unire le persone per creare una comunità (che può trovare il suo comun denominatore in una serie di variabili tra cui il target di appartenenza o il territorio in cui vivono);
  • piattaforme marketplace: piattaforme e/o canali per mettere in contatto gli individui con altri individui portatori di bisogni simili e con l’offerta di servizi professionali del territorio. Possono essere definire in maniera più estesa anche piattaforme marketplace di pooling della domanda e professionalizzazione dell’offerta.

Una piattaforma per la reciprocità tra le imprese

L’idea ambiziosa di Marketpass non è solo entrare in un settore come quello del commercio on-line dove le piattaforme digitali – a cominciare da Amazon, ovviamente – la fanno da padrone. Ma anche provare a coniugare un valore antico come la reciprocità con uno strumento contemporaneo come la piattaforma.

Per riuscirci, MarketPass punta a essere contemporaneamente entrambe le tipologie di piattaforma indicate da Longo e Maino: sia un marketplace sia una piattaforma di ricomposizione sociale, rivolta in maniera specifica alle PMI. La reciprocità, quindi, interessa le imprese che vendono su Marketpass, ma anche le persone che fanno acquisti nella piattaforma. Da un lato, le PMI condividono un principio di fondo (incentrato sulla collaborazione) e hanno una convergenza di interessi. Dall’altro, le persone che utilizzano MarketPass “sposano” un approccio nuovo al mercato che non è incentrato solo sul loro vantaggio economico, ma anche su una attenzione alle ricadute delle scelte di consumo.

Un patto di reciprocità per le PMI

E qui subentra il rapporto tra la piattaforma e le comunità dei territori sui quali Marketpass vuole radicarsi. Il tema riguarda tutte le piattaforme. Basti pensare, per fare un altro esempio controverso, alle conseguenze di Airbnb sul mercato della casa denunciate in molte città del mondo.

Le organizzazioni di piattaforma non sono comunità ma ospitano o connettono comunità, cioè si configurano come coalizioni (o reti) multifunzionali che potrebbero interconnettere alcune comunità”, ha scritto Maurizio Busacca nell’articolo “Platform Organisations in Social Innovation: A Lot of Old Wine in a Bottle”. Nel suo paper del 2019, il ricercatore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia citava alcuni casi interessanti di innovazione sociale tramite piattaforma e, tra questi, c’era anche TreCuori.

In TreCuori esistono diverse reti, coalizioni e comunità che, sotto l’ombrello di una comune finalità di promozione della conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, perseguono diversi interessi specifici: clima organizzativo e produttività; potere di acquisto dei clienti del welfare; nuove forme di aggregazione della domanda e nuove opportunità di vendita o di finanziamento per le organizzazioni del Terzo Settore; rafforzamento del welfare ludico”, scriveva a proposito delle attività dell’impresa nell’ambito del welfare welfare aziendale e territoriale.

MarketPass, un ruolo anche nel campo del welfare

Oggi Busacca conferma che quegli stessi elementi li rivede anche nel progetto di MarketPass. “Credo di ritrovare tutte quelle caratteristiche e quelle logiche”, spiega a Secondo Welfare. Una piattaforma basata sulla reciprocità come questa, secondo il ricercatore, puòmettere insieme le comunità attraverso la produzione di beni e servizi da parte delle PMI .

Tornando alla definizione iniziale, quindi, se le piattaforme sono infrastrutture digitali che permettono a due o più gruppi sociali di interagire tra loro, nel caso di Marketpass questi gruppi sociali sono in buona parte composti dalle stesse persone. Il dipendente di una PMI, per esempio, può sia beneficiare delle vendite che la sua azienda realizza grazie alla piattaforma, sia acquistare lui stesso dei prodotti di altre PMI presenti sulla piattaforma. È la logica della reciprocità.

TreCuori: un provider di welfare aziendale attento al territorio

Marketpass, infatti, nel lungo periodo, punta ad essere presente in tutta Italia, ma vuole crescere territorio per territorio, andandosi a radicare e cercando di spingere più possibile i consumi locali. Per farlo, in questi ultimi mesi, sta intensificando le iniziative con le associazioni di categoria come Confcommercio e Confartigianato per fare conoscere il progetto e la piattaforma. Sono stati organizzati incontri a Verona, Mantova, Rimini e Ferrara e in provincia di Parma è stata avviata anche una collaborazione con la sezione locale del Forum Terzo Settore. È una prima volta, che però potrebbe rivelarsi molto promettente per diverse ragioni.

Da un lato, TreCuori ha esperienza con gli enti del Terzo Settore, con cui ha sempre lavorato per il welfare aziendale e territoriale, e sa quanto possano essere utili per diffondere delle iniziative sui territori in maniera capillare. Dall’altro lato, i servizi forniti dal Terzo Settore potrebbero essi stessi essere venduti tramite Marketpass.

Da alcune settimane, infatti, TreCuori ha offerto alle PMI anche la possibilità di essere presenti sulla piattaforma con dei buoni acquisto. Tra quelli già presenti ci sono quelli di un dentista o di una ferramenta, ma questa funzione potrebbe ampliare notevolmente la gamma di potenziali imprese da coinvolgere e potrebbe rivelarsi particolarmente utile proprio per quegli enti non profit che offrono per esempio servizi nell’ambito dei minori o degli anziani. Un tema, quest’ultimo, che sarà oggetto di  un ulteriore approfondimento in uno dei nostri prossimi articoli.

 

 

Questo articolo è stato realizzato grazie al sostegno di TreCuori nell’ambito di un progetto di ricerca e comunicazione curato da Percorsi di secondo welfare

 

 

Foto di copertina: Markus Spiske, Unsplash