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Strascichi della pandemia, crisi della globalizzazione, fiammata inflazionistica e tensioni geopolitiche hanno generato nell’ultimo biennio pesanti ripercussioni sul tenore di vita degli italiani, sempre più costretti a tagliare i consumi, talvolta anche di beni e servizi di prima necessità.

In questo contesto la Cisl ha voluto analizzare la situazione nel territorio milanese, sempre più spesso al centro del dibattito mediatico in particolare per i costi impazziti dell’abitare. Milano è infatti una città capace di crescere e di attrarre, ma in cui risulta sempre più difficile vivere, anche per chi ha redditi che in altre parti del Paese sarebbero sufficienti a condurre una vita più che dignitosa.

Obiettivo dell’analisi della Cisl è comprendere quali siano le istanze più urgenti espresse dai cittadini in modo da progettare un’azione di contrattazione sindacale sempre più coerente con i bisogni reali e tesa a costruire le condizioni per rendere il territorio più inclusivo dal punto di vista sociale ed economico.

Il panel degli intervistati, 2.930 tra lavoratori (83,5%) e pensionati (16,5%), risiede nel 46% dei casi nel Comune di Milano, nel 54% nei Comuni limitrofi che integrano l’area metropolitana. Si tratta di un campione costituito prevalentemente da quella che un tempo si sarebbe chiamata classe media: il 57,8% degli intervistati dichiara una RAL personale annua superiore ai 28.000 euro.

Il risparmio familiare: un miraggio che alimenta la precarietà

Tra le principali evidenze emerge un preoccupante deterioramento della capacità di mettere da parte risparmi: se nel 2019 solo il 19,7% risparmiava meno del 5% del salario, nel 2023 questo dato riguarda il 44,3% degli intervistati (+124,5%) (Figura 1).

Figura 1. Capacità di risparmio intervistati (2023 vs 2019). Fonte: BiblioLavoro, Cisl Milano Metropoli.

Se si guarda a chi è in grado di risparmiare almeno il 20% delle entrate si scopre che se nel 2019 tale condizione riguardava il 43,6% degli intervistati, nel 2023 è realtà solo per il 17,6% (Figura 2).

Figura 2. % intervistati in grado di risparmiare mensilmente il 20% del salario netto (2023 vs 2019). Fonte: BiblioLavoro, Cisl Milano Metropoli

Ed è proprio grazie alle risorse messe da parte in passato che molte famiglie sono oggi state in grado di rimanere a galla: l’80% dichiara, infatti, di aver attinto ai propri risparmi per fronteggiare l’aumento del costo della vita (Figura 3).

Figura 3. % intervistati che saprebbe affrontare in autonomia un imprevisto di 1.500€. Fonte: BiblioLavoro, Cisl Milano Metropoli

Questa azione ha interessato maggiormente i giovani e le fasce di reddito basse. Rispetto alla frequenza di utilizzo dei propri risparmi precedentemente accantonati, si nota come oltre il 40% abbia adottato questo atteggiamento «spesso» nell’anno appena trascorso. A peggiorare il quadro c’è il dato sulla capacità di fronteggiare imprevisti economici: circa 1 intervistato su 3 non sarebbe in grado di fronteggiare in autonomia un imprevisto da 1.500 euro (oltre 1 su 2 tra gli stranieri e oltre 6 su 10 tra chi ha stipendi più bassi).

Le rinunce dei milanesi: si taglia solo il superfluo?

Per affrontare questa situazione molti riducono i costi rinunciano a qualcosa, ma non tutte le rinunce hanno lo stesso peso. L’indagine ha approfondito 12 rinunce o azioni emergenziali in 3 aree specifiche (Figura 4): tempo libero; impegni finanziari e sovraindebitamento; beni e servizi essenziali

Secondo i dati raccolti dalla Cisl, oltre 1 milanese su 2 ha rinunciato nel 2023 a viaggi e vacanze (59,2%), ad attività sociali e di svago (57,9%), ad attività culturali (57,8%) e ad attività sportive (52,2%).

Decisamente più preoccupanti i dati relativi al rispetto degli impegni finanziari e dei comportamenti potenzialmente connessi al sovraindebitamento: il 20,0% ha ritardato il pagamento di bollette (oltre il 35% tra i redditi più bassi) e l’8,7% il pagamento di rate di finanziamenti/mutui (circa il 20% tra stranieri e meno abbienti). Allarmante, poi, il ricorso a prestiti per fronteggiare le spese correnti: il 23,6% ha chiesto denaro a familiari/amici (il 44,7% di chi ha redditi bassi), mentre il 24,9% si è rivolto a istituti di credito.

L’area di rinuncia più emergenziale riguarda i beni e i servizi essenziali: il 26,6% ha rinunciato a curarsi, ma questo dato diventa tragico tra i redditi bassi, dove a rinunciare è il 47,6%. E ancora, il 27,5% (52,7% tra i meno abbienti) ha rinunciato all’acquisto di beni e servizi per i figli o i familiari fragili. Anche spesa alimentare e consumi energetici hanno subito un pesante ridimensionamento: solo il 7,4% degli intervistati ha dichiarato di non aver messo in atto nessuna azione contro il caro spesa; oltre 7 intervistati su 10 dichiarano di aver risparmiato sulla spesa acquistando meno prodotti o di qualità inferiore, circa 1 su 2 ha iniziato a prestare maggiore attenzione ai prezzi cercando le marche più economiche, oltre 1 su 3 si orienta più frequentemente che in passato ai discount, oltre 1 su 3 ha deciso anche di acquistare meno carne e pesce, tipicamente alimenti costosi e sostituibili con altri più economici.

Oltre 1 su 2 ha tagliato una parte di consumi energetici per contenere i costi derivanti dai pesanti aumenti dell’ultimo biennio. Solo il 4,7% degli intervistati ha dichiarato di non aver messo in atto nessuna azione contro il caro energia.

Figura 4. % di intervistati che nel 2023 per effetto del caro vota ha effettuato rinunce. Fonte: BiblioLavoro, Cisl Milano Metropoli 

In dialogo con le persone: una fotografia qualitativa della città

Interrogati rispetto ad un giudizio generale sui costi per l’abitare, il tempo libero e la spesa alimentare, gli intervistati hanno espresso giudizi preoccupanti non solo sul citato tema abitativo (oltre 6 su 10 ne ritengono i costi ingestibili), ma anche sulla possibilità di trascorrere tempo libero all’interno della città, ritenuta economicamente proibitiva per circa 1 intervistato su 2.

Per ascoltare nel profondo quali siano le istanze e le preoccupazioni dei cittadini al fine di orientare coerentemente l’azione contrattuale della Cisl, attraverso una domanda specifica del questionario si sono invitati gli intervistati a condividere volontariamente la loro opinioni circa gli ambiti in cui la Cisl dovrebbe concentrare più urgentemente la propria azione nell’area metropolitana di Milano. Si sono ottenute 1.524 risposte, con 20.293 parole conteggiate in totale. Un patrimonio e una ricchezza davvero importanti, che rimarcano l’urgenza dei temi trattati dalla ricerca. Le risposte registrate sono state clusterizzate attraverso tag tematici: il risultato di questa analisi, basato sulla frequenza dei diversi tag, è visibile nella nuvola di parole e nella lista di ricorrenza dei tag qui sotto (Figura 5).

Figura 5. Word cloud e tabella di frequenza dei tag alle risposte aperte

Tra i temi prioritari emergono l’urgenza della crescita generale dei salari, le politiche abitative e l’efficientamento della sanità, con particolare riferimento ai tempi di attesa e alla concorrenza tra pubblico e privato. Ci poi tematiche tornate di grande attualità nell’ultimo periodo come meccanismi di scala mobile per legare il salario al reale aumento del costo della vita e meccanismi di gabbia salariale, utilizzati dagli intervistati per esprimere l’esigenza di salario a fronte del caratteristico costo della vita dell’area metropolitana milanese.

Una prima intuizione rispetto alle policy viene proprio dalla lettura dei principali temi emersi dalle risposte aperte: la presenza nella top ten del tag “welfare contrattato” dimostra la consapevolezza di molti lavoratori di come la contrattazione aziendale possa essere una leva incredibilmente potente per redistribuire reddito da parte delle imprese.

Una lettura sindacale dei risultati

Non esistono soluzioni semplici a problemi complessi, come sono appunto quelli emersi dall’analisi di Cisl. Ma si possono cominciare a trovare delle risposte a livello locale.

La prima strada da seguire è il potenziamento della contrattazione territoriale, che non è ancora abbastanza diffusa, e che dovrebbe coinvolgere anche le istituzioni, a partire dal Comune. E poi occorre insistere sulla contrattazione aziendale, da estendere maggiormente anche nelle realtà più piccole. È lì che si possono individuare misure condivise in termini di produttività, salari, welfare, incentivi, conciliazione vita e lavoro, continuità lavorativa per evitare vuoti retributivi e buchi pensionistici.

E poi si deve agire per coinvolgere maggiormente i lavoratori nella vita dell’impresa, così come prevede la proposta di legge di iniziativa popolare sulla Partecipazione proposta dalla Cisl e ora giunta in Parlamento. Un loro maggior protagonismo porterebbe benefici anche sul piano economico.

 

 

Foto di copertina: Riccardo, Pexels.com