Tra le verifiche di attuazione del programma di Governo è stata posta recentemente l’attenzione sul lavoro autonomo “non imprenditoriale”. Lo scorso 28 gennaio il Consiglio dei Ministri si è riunito per verificare lo stato attuazione del programma di Governo. Durante la seduta, sono stati analizzati una serie di provvedimenti che si vorrebbero introdurre anche in materia di lavoro autonomo “non imprenditoriale”. In tale ambito il disegno legge, collegato alla legge di stabilità 2016, sembra voler proseguire nella direzione di creare una linea di demarcazione più netta e limpida possibile tra il lavoratore autonomo “non imprenditore” e il lavoratore dipendente, introducendo però in favore del primo una serie di ulteriori tutele che in qualche modo ricordano quelle che, a oggi, sono già in vigore per il secondo.
È importante che sia sottolineato il carattere di non imprenditorialità del lavoratore autonomo interessato in quanto per i lavoratori autonomi imprenditori esistono altri tipi di tutele a cui afferiscono normative ad hoc che non saranno oggetto di approfondimento del presente articolo. Le misure che si intendono introdurre riguardano alcune agevolazioni fiscali sulle spese sostenute per l’arricchimento delle competenze professionali e per l’assicurazione dai rischi di insolvenza dei debitori, il riconoscimento della possibilità di accedere ai PON e ai POR, la regolamentazione del rapporto di collaborazione in casi particolari quali maternità, malattia e infortuni, oltre agli adeguamenti degli obblighi previdenziali e assicurativi in particolari casi di malattia e infortuni.
Agevolazioni fiscali e facoltà di accesso ai bandi europei
Per quanto riguarda le agevolazioni fiscali, le nuove previsioni consentirebbero, innanzitutto, di poter dedurre dal reddito imponibile il 100% delle spese sostenute per la formazione personale, l’orientamento e il reinserimento nel mercato del lavoro. Questa previsione dovrebbe incentivare i lavoratori autonomi a investire nella propria formazione e ad aprire nuovi canali in cui prestare la propria opera. Sempre in tema fiscale, le altre agevolazioni consentirebbero di dedurre dal reddito imponibile il 100% delle spese sostenute per ottenere forme di garanzia contro i mancati pagamenti del committente, in particolare polizze di assicurazione fornite da forme assicurative o di solidarietà reperibili su un mercato che necessariamente dovrà adeguarsi e attrezzarsi.
Sul punto, lo stesso CdM sottolinea che in questo modo si dovrebbe favorire “lo sviluppo del mercato assicurativo e la diffusione di tali forme assicurative”, riducendo così i costi per il sottoscrittore che, a oggi, risultano essere piuttosto elevati.
Tra le altre misure previste, il riconoscimento della facoltà di accesso ai bandi europei per i lavoratori autonomi è un grande passo avanti nella logica dell’europeizzazione del lavoro. Consentire non solo agli imprenditori (grandi e piccoli), ma anche agli altri lavoratori autonomi, di poter presentare domanda per ottenere i finanziamenti stanziati dalla Commissione Europea, attraverso i PON (Programmi operativi nazionali) e i POR (Programmi operativi regionali), non potrà che contribuire al sostentamento di questa fascia di lavoratori e aumentare la consapevolezza dell’appartenenza europea e dei vantaggi che tale appartenenza comporta.
Le possibili novità sul fronte del welfare
Le altre previsioni, raggruppabili, per quanto possibile, in un terzo filone, rivestono un carattere più sociale e quindi di vero e proprio welfare. Se da un lato, in generale, l’intenzione del Governo Renzi è quella di rendere sempre più distinta la figura del lavoratore autonomo da quella del lavoratore dipendente, dall’altro lato è evidente, con riferimento al welfare, la volontà di offrire al primo garanzie sociali il più possibile simili a quelle che sono offerte al secondo. Prestare la propria opera attraverso una Partita Iva presenta lo svantaggio che il lavoratore non si vede garantita una serie di tutele che invece si potrebbero avere attraverso un contratto di lavoro dipendente. Certo, teoricamente questa differenza è intrinseca nella natura del lavoratore autonomo. È tuttavia scontato che sia parimenti necessario che anche il lavoratore autonomo goda di opportune e adeguate tutele al verificarsi di determinati accadimenti quali la maternità, la malattia e gli infortuni. Alle tutele già presenti, il disegno legge discusso lo scorso 28 gennaio ne aggiunge altre.
Innanzitutto è importante citare la previsione della possibilità di sospendere, in caso di maternità, la prestazione nei confronti del committente per il quale la donna sta prestando la propria opera in via continuata, per un periodo non superiore a 150 giorni. La stessa facoltà sarebbe riconosciuta anche in caso di malattia o infortunio del prestatore d’opera. A parere di chi scrive tali tutele, tuttavia, dovranno essere coordinate con le altre esigenze di entrambe le parti: sarà necessario, infatti, da un lato garantire al lavoratore che la commessa resterà a suo carico e dall’altro rassicurare il committente sul fatto che i tempi di esecuzione saranno lo stesso rispettati. Questo sarà possibile, ad esempio, indicando, in sede di conferimento dell’incarico, un terzo lavoratore autonomo, di fiducia del primo prestatore (con il quale condividerebbe il compenso), che sarà chiamato ad intervenire qualora quest’ultimo dovesse vedersi costretto a interrompere la prestazione per i succitati motivi.
Un’altra previsione del disegno legge riguarderebbe la possibilità per il lavoratore autonomo, in caso di malattia o infortunio che impediscano lo svolgimento dell’attività per oltre sessanta giorni, di sospendere il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi, fino a un massimo di due anni. È naturale, in effetti, che l’interruzione dell’attività lavorativa comporti una riduzione, se non un azzeramento, del reddito del lavoratore. Questa previsione aiuterebbe il lavoratore autonomo nel caso di riduzione delle disponibilità finanziarie evitando che lo stesso si veda gravato da altri esborsi. Sempre in tema di malattia, infine, si evidenzia che tramite il disegno legge in oggetto i periodi di malattie particolari e certificate sarebbero equiparati alla degenza ospedaliera.
In conclusione, è possibile affermare che queste disposizioni, se opportunamente disciplinate e coordinate con le esigenze di tutti i soggetti coinvolti, rivestiranno il carattere di vere e basilari tutele per i lavoratori autonomi non imprenditori in quanto consentiranno loro di esercitare il proprio lavoro in modo più incisivo e sereno grazie a maggiori possibilità di formazione e di sbocco professionale e a un ventaglio più ampio di tutele in ambito sociale.
Riferimenti
Comunicato Stampa del Consiglio dei Ministri del 28 gennaio 2016