Il 1° ottobre 2012, presso la Fondazione Gulbenkian di Lisbona, il Presidente della Commissione europea Josè Barroso ha lanciato – in collaborazione con Nesta ed Euclid Network – il “Premio europeo per l’innovazione sociale”, in memoria di Diogo Vasconcelos, figura di primo piano della rete europea degli innovatori sociali (si veda a questo proposito il tributo dedicatogli sul sito della Young Foundation), morto prematuramente nel luglio del 2011.
Con questa iniziativa, l’Unione europea non intende solamente mantenere vivo il ricordo dello straordinario contributo di Vasconcelos all’affermazione dell’innovazione sociale, nella comunità internazionale, bensì anche promuovere in modo sempre più deciso i processi di innovazione negli Stati membri, come componenti essenziali della strategia di uscita dalla crisi attuale, nell’ambito di Europa 2020.
Il sottotitolo della competizione è, da questo punto di vista, estremamente significativo: “liberare il potenziale di oggi per il lavoro di domani”. Il Premio del 2013, che verrà assegnato il prossimo mese di maggio, ruota infatti attorno alla ricerca di idee innovative che abbiano un reale impatto nell’aiutare determinati “target groups” (come disoccupati di lunga durata, persone emarginate, giovani che non studiano, anziani che intendono proseguire l’attività lavorativa oltre il pensionamento) ad entrare nel mercato del lavoro, costruendo anche, laddove sia possibile, “nuove” professioni e imprese. L’innovazione sociale al servizio dell’occupazione è insomma il focus di questa prima edizione del Premio.
Negli ultimi anni l’Unione europea ha già intrapreso con decisione, del resto, la strada del finanziamento di processi di innovazione sociale: dal 2011, le risorse per l’innovazione sociale sono triplicate, passando da 4 milioni di euro ai 12,5 milioni, previsti per il 2013.
La “Competizione” è gestita dalla Direzione Generale Imprese e Industria, viene finanziata dal bilancio dell’Unione europea ed ha la sua base legale nel Programma quadro per l’innovazione e la competitività.
Che cos’è l’innovazione sociale?
La definizione di innovazione sociale accolta dall’Unione europea è la seguente: nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che rispondono ai bisogni sociali, creando, nello stesso tempo, nuove relazioni sociali o collaborazioni. Si tratta cioè di innovazioni che rafforzano la capacità della società di agire per il perseguimento del proprio benessere. Queste sono le ragioni per cui l’innovazione sociale si pone oggi al confine tra Stato, mercato, terzo settore e famiglia.
Per approfondire il tema dell’innovazione sociale, nel contesto europeo, si rimanda al ricco lavoro di analisi dell’Ufficio dei consiglieri di politica europea (Bepa), mentre per quanto riguarda la promozione dell’innovazione sociale in altre realtà occidentali, si può fare riferimento all’interessante iniziativa dell’Office of Social Innovation and Civic Participation dell’Amministrazione Obama.
La “Competizione”
Il Premio europeo per l’innovazione sociale 2013 riflette la preoccupazione delle istituzioni europee per la situazione del mercato del lavoro nell’area dell’euro: milioni di europei sono disoccupati, sottoccupati, lavoratori poveri o semplicemente inattivi. La sfida prioritaria sembra quindi essere quella di attrezzare le comunità locali per rispondere ai bisogni sociali attivando nuovi percorsi lavorativi – soprattutto nei servizi – che sappiano cogliere le opportunità offerte dalle piattaforme tecnologiche. Talenti, capacità, esperienze ed intuizioni verranno quindi premiate nel contesto della “Competizione” non solo mediante il finanziamento delle migliori idee, bensì anche attraverso un intenso lavoro di affiancamento e di mentoring a favore dei migliori progetti, mirato a rendere gli stessi sostenibili ed efficaci.
A titolo meramente esemplificativo, le nuove idee possono riguardare:
– l’adattamento ai bisogni emergenti di nuove piattaforme tecnologiche, in grado di stimolare la domanda locale di servizi
– la creazione di percorsi professionali innovativi
– il supporto alla creazione/espansione di nuovi mercati (tecnologie mediche, green economy, moneta complementare o voucher)
– il sostegno alla realizzazione di nuove attività di impresa.
Può partecipare alla competizione chiunque (individuo od organizzazione) sia legalmente residente in uno Stato membro o in un paese che abbia sottoscritto con l’Unione europea un accordo per partecipare al programma “Competitività e Innovazione”.
Al seguente link è possibile accedere a tutte le informazioni preliminari: “Terms and conditions”, FAQs, fasi e timeline. E’ interessante, in particolare, notare che i criteri di valutazione saranno centrati su:
– potenziale di cambiamento sistemico: il vincitore dovrà dimostrare l’impatto potenzialmente misurabile della propria idea nell’aiutare il target group ad accedere al lavoro, nonché la trasferibilità dell’idea in altri Stati membri (scaling);
– potenziale di sostenibilità: il cambiamento sistemico innescato dall’idea innovativa deve inoltre avere carattere stabile, cioè produrre effetti positivi per il target group in un arco temporale di diversi anni.
Alcune interessanti riflessioni di contesto
Ovviamente, per fare bilanci sull’impatto di questa iniziativa sulla diffusione di pratiche di innovazione sociale negli Stati membri, sarà necessario attendere l’esito della competizione, nel maggio del 2013, e verificare la concreta realizzazione delle idee “vincenti”, nei mesi successivi.
Nel frattempo, però, è già possibile proporre qualche riflessione in merito all’approccio dell’Unione europea ai temi dell’innovazione, nel contesto delle iniziative di Europa 2020. Su questo aspetto si è negli scorsi giorni interrogata in particolare Chris Sigaloff, amministratore delegato del think thank danese sull’innovazione sociale Kennisland. In un articolo su The Guardian del 3 ottobre 2012, la Sigaloff mette in evidenza alcuni nodi problematici ma anche le potenzialità dell’impegno della Commissione europea sui temi dell’innovazione sociale. Vale la pena riportare alcuni dei passaggi più interessanti dell’articolo per meglio contestualizzare l’iniziativa del Premio europeo.
Prima di tutto, Chris Sigaloff evidenzia una certa insoddisfazione della rete europea degli innovatori sociali nei confronti del tradizionale approccio “tecnocratico” delle istituzioni europee nei confronti dell’innovazione (approccio che ha caratterizzato soprattutto gli anni immediatamente successivi al varo della Strategia di Lisbona). Allo stesso tempo, però, l’articolo segnala con soddisfazione il recente cambio di prospettiva – di cui il Premio europeo sembra essere frutto – verso il riconoscimento all’innovazione sociale di un suo habitat naturale, ovvero le comunità locali e le reti tra cittadini. La conseguenza di questo ri-orientamento (che è coinciso con il varo della strategia Europa 2020) sembra quindi portare l’Unione nella direzione di finanziare e sostenere l’innovazione nei contesti in cui è più probabile che essa si sviluppi.
In secondo luogo, la Sigaloff individua nel rapporto del Bepa uno dei momenti cruciali di evoluzione delle nuove strategie comunitarie sull’innovazione, sempre più centrate sulle dinamiche sociali, e in particolare sull’idea che la visione per cui dalla crescita economica derivino a cascata occupazione e ricchezza – e, in ultima analisi, la riduzione progressiva delle sacche di povertà – sia stata smentita dagli avvenimenti recenti. Sembrerebbe quindi giunta l’ora di sperimentare nuove strade per il perseguimento del benessere collettivo.
Se negli ultimi anni, prosegue la Sigaloff, l’Unione europea ha correttamente scelto strategie sempre più centrate sul coinvolgimento di imprenditori sociali, progettisti, cittadini attivi, insomma di “change makers” (e Diogo Vasconcelos era uno dei migliori tra essi) nella definizione di politiche innovative, rimane però aperta una sfida importante: quella di fare dialogare due mondi apparentemente distanti. Da un lato, esiste la “cultura burocratica” dell’Unione europea (con la sua avversione al rischio, la centralità del controllo finanziario e l’accento sugli outputs); dall’altro lato, si posizionano le dinamiche più genuine dell’innovazione sociale, caratterizzate da sperimentazione, dispersione, abitudine ad operare nell’incertezza, assenza di focus sulla progettazione.
Date queste premesse, secondo la Sigaloff, la condizione affinché le istituzioni europee riescano a promuovere efficacemente l’innovazione sociale è che esse imparino sempre più ad accompagnare, più che a gestire, i fenomeni di innovazione sociale attivati negli Stati membri, consolidando così un modello sociale europeo che promuove non soltanto il benessere per i cittadini ma anche con i cittadini.
Riferimenti
Il sito dell’iniziativa “Premio europeo per l’innovazione sociale
Il regolamento della “Competizione”
“Social innovation gains new support in Europe”, Chris Sigaloff, The Guardian, 3 ottobre 2012